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Primi effetti sulle depenalizzazioni di Renzi : Non versò i contributi INPS assolto, “reato inesistente”

By admin

April 13, 2015

13/04/2015 BARI – Anche se i decreti non sono stati emanati, il giudice ha ritenuto la legge già operante. Un imprenditore barese accusato di non aver versato i contributi Inps per qualche migliaio di euro è stato assolto perché il fatto non è più reato.

La depenalizzazione annunciata dal governo Renzi deve essere considerata già in vigore anche se Palazzo Chigi non ha ancora emanato i decreti che attuano la delega di aprile. È in base a questa interpretazione, obiettivamente innovativa, che il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Antonio Dello Preite, ha assolto un imprenditore barese dall’accusa di non aver versato contributi Inps per un importo di poche migliaia di euro.

I fatti risalgono al 2006. L’uomo (difeso dall’avvocato Antonio Maria La Scala), titolare di una società di autotrasporti, era accusato della violazione di due articoli del Dl 463/1983 per avere, appunto, omesso il versamento di contributi previdenziali e assistenziali. Questa ipotesi rientra tra quelle che il Parlamento ad aprile 2014 ha inteso depenalizzare mediante una delega al governo: se l’importo è inferiore a 10mila euro annui, e il datore di lavoro provvede al versamento entro tre mesi dalla contestazione, il reato diventa un semplice illecito amministrativo (che viene punito con una multa).

Il punto è che la delega (la legge prevedeva 18 mesi per l’emanazione dei decreti legislativi da parte del governo) è stata finora esercitata solo parzialmente, e – allo stesso tempo – il codice penale disciplina ciò che accade in caso di decreti legge non convertiti ma nulla dice a proposito delle deleghe non esercitate. Tuttavia il giudice Dello Preite ha ritenuto che la depenalizzazione debba essere già considerata operante. «La volontà del legislatore – è scritto in sentenza – è chiara: questi fatti non debbono esser più previsti come reati ma come illeciti amministrativi. È questo che rileva e non già i decreti attuativi che sono solo un aspetto meramente esecutivo di quella volontà, sia pure con un atto avente forza di legge, tant’è che una loro difformità sarebbe censurabile costituzionalmente per violazione della superiore fonte che è la legge delega».

La trasformazione in illecito amministrativo riguarderà quasi tutti i reati oggi puniti con la sola multa (sono esclusi ad esempio quelli edilizi). Pochi giorni fa è stato emanato il decreto legislativo che introduce la depenalizzazione per «particolare tenuità del fatto», anch’essa in attuazione della delega del 2014. Ma per i primi, i reati da trasformare in illeciti amministrativi, la situazione è ancora nel limbo. Lo ha fatto rilevare, nel caso barese, il rappresentante dell’accusa che – pur avendo chiesto l’assoluzione, «ha tuttavia puntualizzato la necessità di trasmettere gli atti all’autorità amministrativa competente, in caso di proscioglimento, per l’irrogazione della relativa sanzione». Mancando il decreto, manca anche l’individuazione della sanzione e di chi deve comminarla. Ma il vero problema è che le sanzioni amministrative per legge non sono retroattive. Ne deriva, secondo il ragionamento del giudice Preite, che «tutti i fatti commessi prima dell’entrata in vigore» della legge delega «non sono passibili di alcuna sanzione amministrativa», né oggi né quando i decreti saranno emanati. Insomma, se questo principio diverrà definitivo, vorrà dire che un sacco di gente l’avrà fatta franca. FONTE Gazzetta del Mezzogiorno