Ambiente e salute

Fassino: Emergenza sbarchi, caserme dismesse per accogliere i profughi

By admin

April 22, 2015

21/04/2015 – Utilizzare le caserme dismesse per l’accoglienza di primo impatto dei profughi, è la richiesta al Governo da parte del sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Piero Fassino, al termine di una riunione in prefettura con tutti i prefetti del Piemonte, il presidente della Regione e i rappresentanti delle principali città piemontesi. Il sindaco di Torino, a margine della presentazione del Torino Jazz Festival, ha detto «siamo pronti a fare la nostra parte, naturalmente dobbiamo essere messi in condizioni di farlo, cioé avere spazi adeguati per l’accoglienza dei profughi quando arriveranno». Prende corpo così quanto già anticipato da Fassino, nell’immediatezza della tragedia, a proposito della necessità di un salto di qualità nell’adozione di una strategia adeguata e condivisa tra Governo, Regioni e Comuni. Una necessità ribadita ieri in una lettera al premier Matteo Renzi e al ministro Angelino Alfano, firmata con il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino nella quale si chiede una cabina di regia per «associare le diverse istituzioni» impegnate nell’accoglienza e «condividere ogni decisione».

Numeri e spazi in Piemonte Sono 700 i profughi destinati al Piemonte, cifra che lo stesso Fassino ha confermato, sottolineando che gli spazi più grandi e adeguati sono le caserme dismesse. «Abbiamo in questi mesi accolto con grande disponibilità e generosità i profughi – ha ricordato Fassino – Sappiamo che siamo di fronte a un’emergenza non esaurita e la tragedia delle scorse ore ce lo dice». Dopo una prima accoglienza, ha spiegato ancora Fassino, si tratterà «di distribuire tutti i profughi che affluiscono su tutta la regione, e non solo in una sola città». «Quindi – ha concluso – stiamo ragionando con tutti i sindaci piemontesi per affrontare questa emergenza, che non sarà probabilmente neanche l’ultima».

Patrimonio a disposizione Toccherà poi verificare il patrimonio immobiliare a disposizione. Restando in Piemonte, risale a dicembre scorso la firma degli accordi di valorizzazione di immobili ex militari in alcune città tra le quali Torino (si veda il Quotidiano degli enti locali e Pa dell’11 dicembre 2014) . L’intesa con il Comune di Torino per la valorizzazione e razionalizzazione di quattro immobili strategici per il capoluogo piemontese: Caserma Cesare di Saluzzo, Caserma Alessandro La Marmora, Caserma Ettore De Sonnaz, Magazzino Artiglieria e Difesa Chimica. Un primo passaggio attraverso il qualr furono definite le azioni future per lo sviluppo e l’attuazione dell’iniziativa, anche attraverso la successiva sottoscrizione di uno specifico accordo di programma per la variazione delle destinazioni urbanistiche dei beni.

Una strategia condivisa La posizione dei sindaci, all’indomani del naufragio nel canale di Sicilia, era stata spiegata dal delegato Anci all’Immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Biffoni che a proposito della priorità di accogliere le persone si era soffermato proprio sull’argomento rimarcando la necessità di organizzazione e risorse in una strategia comune con Regioni e prefetture, per capire in maniera strutturata dove allocare i migranti e come gestire le loro presenze.

Il modello proposto dalla Toscana Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha scritto ieri ai vertici dell’Unione europea, del Consiglio europeo, del Parlamento e dell’Onu e a quelli italiani pre proporre un modello unitario di accoglienza. Già nei giorni scorsi, infatti, la Toscana aveva proposto un propio modello per gestire l’accoglienza dei migranti. Il modello, frutto della positiva esperienza degli anni 2011-2013, quando sono stati accolti 1800 migranti in fuga dalla Libia, si fonda sull’uso di piccole strutture, distribuite adeguatamente sul territorio regionale. Non più di poche decine di persone per gruppo, affidate alla gestione delle associazioni del volontariato e del terzo settore e con un ruolo di riferimento e coordinamento tenuto dal sindaco del Comune interessato. La proposta prevede un impegno da parte di chi viene accolto a restituire alla comunità un servizio di utilità pubblica, che sarà individuato e organizzata dall’associazione d’intesa con il sindaco. –  FONTE