Ambiente e salute

NON TRIVELLATEMI LE EGADI

By admin

November 16, 2013

Immaginate che qualcuno trivelli le Dolomiti (patrimonio Unesco) per stillare qualche goccia di petrolio: finirebbe all’ospedale, al manicomio o in galera? In tutti e tre i posti? Ebbene: l’Area Marina delle isole Egadi, la più grande d’Europa, sta rischiando, con il suo delicato e ricco ecosistema, già provato dai tempi, di venire sbucherellata e immancabilmente inquinata per cercare l’oro nero. Il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto, assieme al consigliere comunale Concetta Spataro, ha incontrato a Roma, in Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali al Senato, il presidente, Senatore Giuseppe Marinello, e gli altri componenti, Senatrici Loredana De Petris, e Paola Nugnes, e i Senatori Zuanna Dalla, Stefano Vaccari e Paolo Arrigoni, per discutere di trivellazioni petrolifere.

Marinello, in apertura dei lavori, ha subito evidenziato che “nelle acque delle isole Egadi insiste la più grande riserva marina d’Europa, che ha registrato negli anni una crescita esponenziale volta alla salvaguardia ambientale, al punto da aver agevolato il ritorno della foca monaca, specie rara oltre che in via d’estinzione”. OK.

“Una realtà ambientalmente sana come questa – ha ribadito Marinello – va tutelata ulteriormente e non messa a rischio con l’installazione di piattaforme petrolifere. Ed è proprio ascoltando dalla viva voce dei rappresenti del luogo che la commissione potrà meglio difendere i diritti delle comunità del territorio siciliano”. 10+!

Confortato dalle parole del Senatore Marinello, il sindaco, Giuseppe Pagoto, ha letto ai presenti, e consegnato agli atti della Commissione, una lunga nota e dettagliata che esprime al meglio la contrarietà e le preoccupazioni dell’intera comunità egadina, e non solo, in merito allo scottante tema delle trivellazioni nei nostri mari.

Segue la nota di Pagoto:

Al Presidente della 13^ Commissione Territorio e Ambiente del Senato della Repubblica Sen. Giuseppe Marinello {googleAds}

{/googleAds} A nome dell’intera Amministrazione Comunale di Favignana, rivolgo un sentito ringraziamento al Presidente della Commissione Territorio e Ambiente al Senato, Senatore Giuseppe Marinello, per aver accolto la richiesta di incontro e ascolto degli Enti locali interessati, e quindi del Comune di Favignana-Isole Egadi, e anche di Pantelleria, sullo scottante tema delle trivellazioni che riguardano i nostri mari, così come espressamente richiesto anche dal consigliere comunale Cettina Spataro nei mesi scorsi. Ancora una volta, come già da tempo e nelle sedi opportune abbiamo fatto, anche oggi esprimiamo netta contrarietà alle trivellazioni petrolifere nei nostri mari e pertanto vogliamo intervenire per limitare ogni possibilità di insediamento delle piattaforme petrolifere.

Così come evidenziato da un dossier di Legambiente, è chiaro che non accenna a fermarsi la corsa al petrolio in Italia e i pirati dell’oro nero minacciano sempre di più i mari italiani. Apprendiamo che nei mari del Belpaese sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, a partire da quello previsto dal decreto Sviluppo già promosso dal ministro Corrado Passera, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle. Questo è lo scenario che emerge sulla base dei dati pubblicati sul sito del ministero dello Sviluppo Economico. Un quadro allarmante che rischia di ipotecare seriamente il futuro delle coste e del mare italiano e delle attività economiche connesse – a partire dal turismo di qualità e dalla pesca sostenibile – con rischi di incidenti che non vale la pena di correre a maggior ragione considerando i quantitativi irrisori presenti nei fondali marini italiani.

I permessi di ricerca petrolifera già rilasciati nel mare italiano sono 19 – ben 11 nel canale di Sicilia, 4 nell’Adriatico abruzzese, 2 in quello pugliese e 1 in quello marchigiano e 1 in Sardegna (7 riguardano l’Adriatico settentrionale ma in questo caso sono più finalizzati alla ricerca di gas) – e riguardano una superficie di 10.266 kmq tra mar Adriatico centromeridionale e canale di Sicilia.

Ci siamo chiesti se ha senso tutto questo gran fermento sui mari italiani, e se serve almeno a ridurre la dipendenza energetica italiana dall’estero. Basta scorrere i dati sui consumi di petrolio e sulle riserve certe per capire che non è assolutamente così.

Secondo l’Unione Petrolifera nel 2011 il consumo di petrolio è stato di 72 milioni di tonnellate, mentre nel primo semestre 2012 viene evidenziato un calo del 10% dei consumi (pari a 31,8 milioni di tonnellate) rispetto al primo semestre 2011 (oltre 35 milioni di tonnellata).

I dati dimostrano l’assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive, che è un settore destinato ad esaurirsi in pochi anni.

Oggi sono molte le minacce che il nostro mare deve affrontare: Greenpeace si occupa di alcune di queste, in particolare delle estrazioni petrolifere offshore, con il “caso studio” del Canale di Sicilia. Le attività di trivellazione offshore sono in espansione ovunque in ragione della progressiva diminuzione dei giacimenti più immediatamente (ed economicamente) sfruttabili. La corsa all’ultima goccia di petrolio, sempre più remunerativa, rende ancora più esili le cautele adottate dalle compagnie. Operando in situazioni limite i costi della prevenzione aumentano e fatalmente i disastri si fanno sempre più probabili, mentre intervenire poi per contenere i danni diventa sempre più complicato e costoso.

Vogliamo sottolineare che il Mediterraneo soffre già di una cronica contaminazione di idrocarburi causata dalla frequenza dei transiti di petroliere e altri trasporti che inevitabilmente portano a contaminazioni più o meno accidentali e che Greenpeace è ferma nell’opinione che le estrazioni di idrocarburi offshore sono attività inutili e potenzialmente dannose, che devono essere impedite ovunque.

Già nel mese di aprile del corrente anno, assieme al direttore dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, Stefano Donati, ho partecipato – ancora nella qualità di vice sindaco – a Palermo, all’audizione all’Assemblea Regionale Siciliana sul Piano Blu a difesa del mare dalle trivellazioni petrolifere. All’incontro, che era presieduto dal presidente della Commissione ambiente regionale, Giampiero Trizzino, erano presenti il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta e l’Assessore all’Ambiente, Maria Lo Bello. Il direttore dell’AMP ha in quell’occasione evidenziato che “Le aree interessate dalle richieste di prospezione petrolifera sono prossime ad aree marine protette, siti di importanza comunitaria, e ad altre aree già individuate per legge per essere sottoposte a tutela. Oltre al grave rischio di incidente rilevante, che avrebbe conseguenze catastrofiche per l’ambiente marino, dunque, le trivellazioni minacciano le economie delle piccole isole e delle comunità costiere che vivono ormai solo di pesca e turismo. Anche le petroliere di passaggio possono provocare incidenti o sversamenti più o meno accidentali, come è accaduto per le coste di Favignana e Levanzo nel mese di gennaio. E’ del tutto evidente che l’attuale procedura di via di queste istanze è inadeguata, tagliando fuori le Regioni, gli enti locali e i gestori delle aree marine protette dal livello decisionale”. In quella circostanza abbiamo quindi chiesto al Presidente Crocetta di agire sia a livello politico, che a livello amministrativo, proponendo una revisione normativa, e sia il Governatore che Trizzino hanno garantito un immediato e deciso sostegno della Regione Siciliana in questa battaglia contro le perforazioni off-shore e per la tutela del mare del Canale di Sicilia, accogliendo totalmente le istanze di Greenpeace. {googleAds}

{/googleAds} Già nel 2012 aveva destato in noi stupore e viva preoccupazione il testo inserito nel decreto sulle liberalizzazioni proposto dal Governo, relativamente ad alcune misure per il rilancio delle estrazioni petrolifere in mare. Il testo prevedeva infatti l’abbassamento del limite minimo per il posizionamento delle trivelle in mare, che passava da 12 miglia (“soglia comunque ritenuta dagli addetti ai lavori insufficiente per garantire la sicurezza ambientale delle coste) a 5 miglia, praticamente sotto costa. Inoltre, l’attivita’ di ricerca e prospezione veniva liberalizzata in tutto il territorio nazionale e nel mare territoriale. Siamo assolutamente contrari a far diventare i mari circostanti le coste delle nostre isole il Far West delle trivellazioni. Le prospezioni a fini di ricerca, gli inevitabili sversamenti di greggio e gli incidenti, mai da escludersi a priori, metterebbero a serio rischio non solo l’ambiente e i fondali della riserva marina delle Egadi, che e’ la piu’ grande d’Europa, ma anche l’intero sistema economico e il tessuto sociale, che vivono di turismo e pesca. Le isole minori e le coste italiane stanno investendo sulla sostenibilita’ e sul turismo, e non si possono vanificare gli sforzi di tanti anni in un colpo solo.

Favignana, in particolare, rappresenta una parte importante della storia siciliana che non può essere deturpata da progetti che vanno in direzione opposta a quelli di un crescita turistica basata sulla natura. Le acque siciliane devono conservare la bellezza che ha contraddistinto lo sviluppo turistico delle Egadi dove la pesca, l’agricoltura e il paesaggio sono il valore aggiunto di un patrimonio unico.

Il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto Fonte