L’inganno orchestrato dalle lobby delle fossili sui cambiamenti climatici, in 7 dossier

10/07/2015 – ExxonMobil, la più grande compagnia petrolifera del mondo nel 1981 sapeva già che i cambiamenti climatici sarebbero diventati una questione rilevante, 7 anni prima che lo diventassero. È quanto emerge da una email di uno degli stessi scienziati della società. Nonostante questo l’azienda ha speso milioni nel corso dei successivi 27 anni per promuovere teorie negazioniste sul clima.

L’e-mail di Lenny Bernstein, ingegnere chimico ed esperto di clima che ha trascorso 30 anni al Exxon e Mobil ed è stato uno dei principali autori dell’IPCC, fornisce la prova che la società fosse a conoscenza del legame tra i combustibili fossili e i cambiamenti climatici, e il potenziale dei regolamenti volti a tagliare le emissioni avrebbero potuto danneggiarne gli affari, legati anche agli enormi giacimenti di gas Natuna nel sud-est asiatico al largo delle coste dell’Indonesia. Questi ultimi, ad oggi, sarebbero la più grande fonte di inquinamento e di riscaldamento globale.

Le loro tattiche ingannevoli sono ora evidenziate in questo gruppo di sette dossier formato sia da documenti di associazioni di categoria che sono trapelati ai dipendenti o venuti alla luce attraverso azioni legali sia divulgati attraverso richieste FOIA (Freedom of Information).

Ogni dossier fa luce su questa campagna ingannevole orchestrata ad arte, come spiegano gli autori, “uno sforzo sottoscritto da ExxonMobil, Chevron, ConocoPhillips, BP, Shell, Peabody Energy, e gli altri membri del settore dei combustibili fossili”.

I sette dossier, di 330 pagine, rivelano una serie di tattiche ingannevoli messe in atto dall’industria dei combustibili fossili che includono lettere al Congresso, il finanziamento segreto di uno scienziato apparentemente indipendente, la creazione di false organizzazioni di base, più gli sforzi per produrre deliberatamente incertezza sulla scienza del clima.

Già nel 1977, i rappresentanti di importanti aziende di combustibili fossili hanno partecipato a decine di audizioni al Congresso Usa in cui è stato discusso il contributo delle emissioni di carbonio per l’effetto serra.

Nel 1988, il problema si trasferisce al di là della comunità scientifica e sulla scena nazionale, quando un climatologo della Nasa, James Hansen, rivelò al Congresso che il riscaldamento globale era stato causato dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera, a causa della combustione di combustibili fossili. A quel punto, era chiaro che lo sviluppo del sito Natuna avrebbe generato grandi quantità di fas serra, una vera e propria “bomba di carbonio”.

Nello stesso anno, le Nazioni Unite formarono il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici e il Congresso degli Stati Uniti introdusse l’Energy Policy Act, nel tentativo di ridurre le emissioni di gas serra. Più della metà di tutte le emissioni di carbonio industriali sono state rilasciate dal 1988, nonostante le ormai note conseguenze sul clima.

Secondo gli autori dei dossier, i documenti mostrano chiaramente che le aziende fossili abbiano diffuso intenzionalmente disinformazione sul clima per decenni. Senza contare che i loro leader sapevano bene che i loro prodotti fossero nocivi per le persone e per il pianeta, ma decisero di ingannare deliberatamente il pubblico e negare questo danno. E la campagna di inganno continua ancora oggi. di Francesca MODUGNO, peri 7 dossier completi andare su FONTE

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By admin

July 11, 2015