Ambiente e salute

Scoperta record dell’ENI: al largo dell’Egitto il giacimento di gas più grande del Mediterraneo

By admin

August 31, 2015

31/08/2015- L’Eni ha scoperto uno dei più grandi giacimenti sottomarini di gas a livello mondiale, al largo dell’Egitto. A comunicarlo è stato lo stesso gruppo petrolifero che, in una nota, ha riferito che la scoperta è avvenuta presso il campo esplorativo Zohr. Il pozzo Zohr 1X, attraverso il quale è stata effettuata la scoperta, è in mare a 1.450 metri di profondità, all’interno del blocco Shorouk, frutto di un accordo siglato nel gennaio 2014 tra l’azienda e il ministero del Petrolio egiziano e con Egyptian natural gas holding company (Egas), a seguito di una gara internazionale.

Il nuovo giacimento di gas, il cui permesso di sfruttamento è detenuto al 100% dal cane a Sei zampe attraverso la controllata Ieoc Production BV Company, in base alle informazioni geologiche e geofisiche a disposizione contiene fino a 850 miliardi di metri cubi di gas (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e ha un’estensione di circa 100 chilometri quadrati. Si tratta del più grande ritrovamento di gas mai effettuato in Egitto e potrà soddisfare la domanda di gas naturale del Paese per decenni.

Nelle scorse ore l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è andato al Cairo per aggiornare il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e discutere della nuova scoperta con il primo ministro Ibrahim Mahlab e il ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie Sherif Ismail. E ha ricordato: “Negli ultimi 7 anni abbiamo scoperto 10 miliardi di barili di risorse e 300 milioni negli ultimi sei mesi“. Poco dopo sono arrivate le congratulazioni del premier Matteo Renzi, che si è complimentato per lo “straordinario risultato di un lavoro di ricerca che si inserisce nell’ambito dei rapporti tra Italia ed Egitto, in ottica di partnership economico-strategica che riguarda l’Italia e più in generale l’intero continente africano”. FONTE

Dal BLOG di Beppe Grillo del 04/09/2015

Adesso che le fanfare della propaganda hanno smesso di suonare si può ragionare e capire se la scoperta dell’enorme giacimento di gas davanti alle coste dell’Egitto sia una buona notizia per l’Italia. Per farlo bisogna sapere che quel gas non sarà italiano, se non in minima parte. L’Italia dovrà comprarlo, così come tutti gli altri Paesi, perché quel giacimento sarà egiziano. Eni, bisogna ricordarlo ai più distratti che già sventolano con orgoglio il tricolore, non è più un’azienda di Stato e nemmeno appartiene ad azionisti italiani: il 60% del suo azionariato è infatti detenuto in mani estere. Inoltre, il giacimento non è poi così gigantesco così come sbandierato: la stima – ammesso che sia corretta – parla di 850 miliardi di metri cubi di gas che rappresentano appena lo 0,4% delle riserve mondiali, valutate da British Petrol in 187.000 miliardi di metri cubi. Cosa c’è dunque da festeggiare? Tutti i resoconti della propaganda di tv e giornali italiani sembrano essere oleati dal committente: le tante pubblicità che Eni fa sui media vanno ripagate in vari modi. Uno di questi è quello di riportare acriticamente questa scoperta come uno straordinario successo della ricerca, come una svolta nella nostra politica energetica e nello scacchiere geopolitico mediorientale. Questa notizia è, piuttosto, nebbia per gli occhi dei cittadini, un gioco di prestigio che camuffa la realtà e cioè l’inevitabile esaurimento degli idrocarburi. Anche se l’Eni potesse utilizzare tutto il giacimento trovato in Egitto – cosa che non potrà avvenire – si sarebbe solo rinviato il problema di qualche anno. Ai consumi attuali il petrolio e il gas si esauriranno presto e non è merce che si può clonare. Quanti anni di ricerche fallimentari, quanti pozzi aperti e poi abbandonati, quanti danni all’ambiente sono stati fatti per arrivare a questa scoperta? Se invece l’Eni avesse investito in ricerca sulle energie rinnovabili, l’Italia avrebbe già raggiunto l’indipendenza energetica grazie al sole, al vento, alle maree, alla geotermia. Invece questa scoperta servirà solo a dar fiato a quanti vogliono continuare a trivellare il mar Mediterraneo e l’Adriatico, senza alcuna attenzione verso le inevitabili conseguenze per l’ambiente, gli animali, la salute delle persone, la pesca e il turismo. E’ urgente che l’Eni cambi politica industriale. Le conseguenze ambientali ed energetiche non sono le uniche che vanno considerate. Più in generale, non bisogna dimenticare quelle economiche e sociali che il modello di sviluppo dello sfruttamento dei combustibili fossili ha finora creato nei Paesi più poveri. Lo sviluppo di quelle zone viene frenato, infatti, dall’avidità delle multinazionali che ne corrompono i dirigenti. Insieme, lobby e governi fantocci sfruttano le risorse disponibili senza che le popolazioni ne abbiano vantaggio, producendo solo miseria e rancore verso l’Occidente. Ecco come nascono le migrazioni selvagge e disordinate. E questa non è propaganda, ma cronaca.

 

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