Ambiente e salute

Polizze salute e sistema sanitario italiano

By luca bozzi

September 09, 2015

Potrebbe essere la sanità il prossimo grande affare del settore assicurativo. Almeno stando ad una dichiarazione rilasciata da Beatrice Lorenzin, detentrice del dicastero all’interno del governo presieduto da Matteo Renzi. Secondo la Lorenzin, infatti, sarebbe ormai necessaria una maggiore integrazione tra pubblico e privato, tale da introdurre una seconda gamba formata da imprese assicurative e fondi, la quale andrebbe ad affiancare il settore pubblico.

L’orientamento del ministro è peraltro stato recepito dalle Commissioni Affari Sociali e Bilancio della Camera dei Deputati, che lo ha inserito all’interno del documento redatto a conclusione dell’indagine conoscitiva sul Servizio Sanitario Nazionale. Un orientamento che ha subito messo in allarme il fronte contrario ad un ingresso dei privati in un settore delicato come quello sanitario. Ove ciò accadesse, sarebbe però un bel colpo per le assicurazioni, tale da ripagarle del progressivo calo del settore delle Rc auto, da sempre considerato la gallina dalle uova d’oro del comparto.

Ad ingolosire le compagnie assicurative è il dato in base al quale la spesa sanitaria privata, in Italia, ammonta a trenta miliardi di euro. Di questo ricco piatto, però, solo una piccola parte, circa quattro miliardi spetta attualmente ad assicurazioni, fondi sanitari integrativi e mutue. Lo spazio di crescita quindi c’è e le compagnie non intendono assolutamente perdere un’occasione simile.

Il tutto in un quadro che vede il progressivo invecchiamento della popolazione e un ricorso sempre più forte alla diagnostica preventiva. Lo scenario prefigurato da questi dati fa immaginare un notevole incremento della domanda di assicurazioni sanitarie e di polizze vita caso morte, ancora abbastanza limitate in Italia ad eccezione di quelle indennitarie. In base agli ultimi dati disponibili, quelli forniti dalla Banca d’Italia, solo il 4,3% delle famiglie del nostro Paese ne possiede una. Un dato che sarebbe addirittura in caduta libera rispetto al 5,5% fatto registrare nel 2010.

Le ricerche fatte svolgere dalle compagnie assicurative negli ultimi anni, hanno dato un dato pressoché inequivocabile, in base al quale la sanità non raggiunge livelli di efficienza adeguati. Con la spesa pubblica messa in ginocchio dalle politiche di risanamento dei conti pubblici, l’unica strada per uscire da una situazione molto problematica sarebbe proprio la formazione della seconda gamba. Le intenzioni dell’esecutivo al riguardo, sembrano abbastanza chiare, con un occhio di riguardo ai fondi sanitari integrativi aperti, ai quali si potrebbero iscrivere tutti i cittadini.

In particolare, l’idea dalla quale si cercherebbe di partire, prevede fondi con la compartecipazione degli enti locali. Una idea che sarebbe del resto favorita da un decreto del 1992 in cui si prevedeva che anche Regioni e enti territoriali, come i sindacati di categoria, potessero procedere alla formazione di fondi integrativi. A guardare con interesse allo sviluppo della situazione è soprattutto Unipol, che ha già messo in campo un progetto pilota, quello stipulato da Unisalute con Faremutua, una convenzione varata in Emilia Romagna con nove mutue.