12/09/2015 – Abbassarli entrambi NOOO? Il governatore campano in audizione a palazzo Madama sulla riforma costituzionale. Equiparare i compensi dei consiglieri regionali a quelli dei parlamentari nazionali. Applicare criteri oggettivi per la scelta dei senatori, evitando «nel Mezzogiorno una libera contrattazione» che potrebbe incoraggiare solo «il trasformismo e il mercato politico o, anche peggio, l’ingresso di qualche pezzo di camorra democratica». Fare del futuro Sebato «una conferenza Stato-Regioni potenziata». Inoltre, «commissariare le Regioni inadempienti con lo Stato». E unificare i bilanci dei consigli e delle giunte regionali. Ecco i punti salienti su cui Vincenzo De Luca ha sviluppato la sua audizione in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama sulla revisione della seconda parte della Costituzione relativamente alle elezioni del Senato. «Sui compensi dei consiglieri regionali — ha precisato — io sono per equipararli ai parlamentari oppure per stabilire prestazioni volontarie. Sono tra quelli che considerano offensiva la discussione su questo tema, noi siamo il paese del fare finta — ha aggiunto De Luca —. Dobbiamo fare finta che affermiamo principi morali. Abbiamo una realtà totalmente diversificata, i presidenti della Basilicata e dell’Abruzzo, ma anche della Toscana e dell’ Emilia vanno a lavorare la mattina, vanno in ufficio. Poi c’è il presidente di qualche altra Regione che non va in ufficio la mattina, va in trincea, perché intanto non sa se ci arriva in ufficio, perché si trova dieci cortei di disoccupati. Anche qui con qualche ragionevolezza e qualche rispetto tra di noi, sono per contrastare duramente questa deriva demagogica e populistica in relazione al ceto politico italiano. Inaspriamo le sanzioni, ma rispettiamo quelli che si assumono le responsabilità di passare la vita a tentare di governare territori nei quali è più facile scappare via». E sulle materie di competenza di Stato e Regioni, il governatore ha tenuto a sottolineare che «attività culturali e turismo sono tra le cose difficili da definire, perché se è vero che c’è la necessità di avere un sistema Italia nel mondo, è vero anche che la gestione e la valorizzazione di alcuni siti non credo possa farla lo Stato, pertanto sarei per evitare una prevalenza nazionale. Così per il governo del territorio – ha concluso – su cui è più ragionevole avere un livello regionale che intervenga per stabilire delle norme urbanistiche adeguate». FONTE

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