Cronaca

Viva la RAI, con i capoccioni e fondi neri per 38 milioni per pagare i funzionari

By admin

October 27, 2015

27/10/2015 – Il retroscena: l’uomo che sta collaborando con i pm è l’imprenditore Biancifiori, già indagato. Ci sono 38 milioni di euro di provviste «in nero» al centro dell’inchiesta sugli appalti della Rai che sarebbero stati truccati. Sono i soldi che le società dei fratelli David e Danilo Biancifiori avrebbero utilizzato per pagare «mazzette» a dirigenti e funzionari Rai ottenendo così il monopolio delle forniture tecniche. Esplora il significato del termine: L’indagine del pubblico ministero Paolo Ielo parte dai lavori assegnati alle loro aziende e procede per corruzione e turbativa d’asta, ma si concentra soprattutto sulle relazioni relative a 37 audit che la stessa Rai è stata costretta a consegnare venti giorni fa, quando gli investigatori guidati dal colonnello del Nucleo tributario Cosimo Di Gesù hanno notificato al responsabile dell’Ufficio Gianfranco Cariola un ordine di esibizione. Perché quei fascicoli contengono l’elenco di tutte le irregolarità riscontrate nei contratti per la realizzazione di numerose trasmissioni di punta. Ma anche per la gestione degli acquisti e la scelta delle ditte esterne. Si è così scoperto che i vertici dell’Azienda radiotelevisiva pubblica avevano trovato alcune «anomalie» anche gravi, ma avevano deciso di non segnalarle – come invece dovrebbe avvenire – alla magistratura. Un dossier riguarda «Unomattina», un altro «Lineaverde». Poi c’è quello dedicato alle spese delle sedi regionali, un’ampia relazione su un «cartello» di aziende esterne che avrebbero siglato un accordo illecito per spartirsi gli appalti per il montaggio di programmi tra i quali figurano «Ballarò» e «Virus». Tutte le pratiche sono state trasmesse anche alla Corte dei conti per gli eventuali danni alle casse pubbliche. L’inchiesta può avere risvolti clamorosi. L’esame dei fascicoli procede infatti di pari passo con le rivelazioni dello stesso David Biancifiori che ha deciso di collaborare con la magistratura e sta svelando numerosi retroscena sul pagamento delle tangenti: soldi, ma anche favori come le assunzioni di parenti e amici dei funzionari, viaggi all’estero, altri regali milionari. Dipendenti della Rai, ma anche di Mediaset, de La7. Per comprendere quale fosse il ruolo dei due fratelli basti pensare che a loro è stata affidata la fornitura di tutte le apparecchiature per il festival di Sanremo. E che le loro società sono direttamente collegate con Infront, l’azienda che in pochi anni è diventata leader nel settore della comunicazione, ed è già nel mirino della Guardia di Finanza per numerose vicende, prima fra tutte quella sulla spartizione dei diritti televisivi del calcio. La Rai adesso cerca di correre ai ripari e infatti fa sapere con una nota che «è stata aperta un’analisi interna per accertare i fatti e identificare eventuali carenze nella comunicazione con l’autorità giudiziaria. Il direttore generale Antonio Campo dall’Orto, ha concluso un accordo con l’Avvocatura dello Stato affinché un suo rappresentante strutturi in azienda un progetto mirato sui contratti pubblici della Rai» . L’indagine del pubblico ministero Paolo Ielo parte dai lavori assegnati alle loro aziende e procede per corruzione e turbativa d’asta, ma si concentra soprattutto sulle relazioni relative a 37 audit che la stessa Rai è stata costretta a consegnare venti giorni fa, quando gli investigatori guidati dal colonnello del Nucleo tributario Cosimo Di Gesù hanno notificato al responsabile dell’Ufficio Gianfranco Cariola un ordine di esibizione. Perché quei fascicoli contengono l’elenco di tutte le irregolarità riscontrate nei contratti per la realizzazione di numerose trasmissioni di punta. Ma anche per la gestione degli acquisti e la scelta delle ditte esterne. Si è così scoperto che i vertici dell’Azienda radiotelevisiva pubblica avevano trovato alcune «anomalie» anche gravi, ma avevano deciso di non segnalarle – come invece dovrebbe avvenire – alla magistratura. Un dossier riguarda «Unomattina», un altro «Lineaverde». Poi c’è quello dedicato alle spese delle sedi regionali, un’ampia relazione su un «cartello» di aziende esterne che avrebbero siglato un accordo illecito per spartirsi gli appalti per il montaggio di programmi tra i quali figurano «Ballarò» e «Virus». Tutte le pratiche sono state trasmesse anche alla Corte dei conti per gli eventuali danni alle casse pubbliche. L’inchiesta può avere risvolti clamorosi. L’esame dei fascicoli procede infatti di pari passo con le rivelazioni dello stesso David Biancifiori che ha deciso di collaborare con la magistratura e sta svelando numerosi retroscena sul pagamento delle tangenti: soldi, ma anche favori come le assunzioni di parenti e amici dei funzionari, viaggi all’estero, altri regali milionari. Dipendenti della Rai, ma anche di Mediaset, de La7. Per comprendere quale fosse il ruolo dei due fratelli basti pensare che a loro è stata affidata la fornitura di tutte le apparecchiature per il festival di Sanremo. E che le loro società sono direttamente collegate con Infront, l’azienda che in pochi anni è diventata leader nel settore della comunicazione, ed è già nel mirino della Guardia di Finanza per numerose vicende, prima fra tutte quella sulla spartizione dei diritti televisivi del calcio. La Rai adesso cerca di correre ai ripari e infatti fa sapere con una nota che «è stata aperta un’analisi interna per accertare i fatti e identificare eventuali carenze nella comunicazione con l’autorità giudiziaria. Il direttore generale Antonio Campo dall’Orto, ha concluso un accordo con l’Avvocatura dello Stato affinché un suo rappresentante strutturi in azienda un progetto mirato sui contratti pubblici della Rai» . FONTE

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