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RAI, Condanna esemplare per Minzolin: due anni e mezzo per peculato continuato

By admin

November 13, 2015

13/11/2015 – Confermata anche l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena per l’ex direttore del Tg1. Il giornalista ora senatore di Forza Italia rischia anche la decadenza.

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Ed ora rischia la decadenza da senatore in base alla legge Severino. È stata infatti confermata la condanna a due anni e mezzo per peculato continuato ad Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1. Lo ha deciso la VI Sezione Penale della Cassazione rigettando il ricorso del giornalista e parlamentare. Confermata anche quindi l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, come stabilito dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014. La vicenda «Sono allibito. In appello sono stato condannato da un giudice che è stato sottosegretario con i governi Prodi e D’Alema. È come se Prodi o D’Alema dopo aver militato in politica per anni giudicassero Berlusconi – commenta il senatore di FI -.

Nell’estate 2009 Minzolini è stato al centro di forti polemiche perché accusato di oscurare al Tg1 le notizie sugli scandali sessuali che vedono coinvolto Berlusconi a Villa Certosa e Palazzo Grazioli. L’opposizione lo accusa di fare un Tg di regime che nasconde o manipola le notizie scomode al Governo. Minzolini si difende dichiarando che nel suo telegiornale non intende inserire notizie fondate solo sul gossip; ma per il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, il neo-direttore del Tg1 è «un gossipparo», anzi «l’Emilio Fede del servizio pubblico» che toglie spazio alla politica e alle notizie in tv e per questo «andrebbe licenziato per giusta causa».

Questo è il sistema giudiziario italiano. Sono stato assolto in primo grado e condannato in appello a una pena maggiore di quella che chiedeva l’accusa. Evidentemente c’è qualcuno che mi vuole vedere fuori dal Parlamento». Secondo l’accusa l’ex direttore avrebbe utilizzato in maniera impropria la carta che gli era stata fornita dall’azienda per le spese di rappresentanza, consegnando sì le ricevute ma senza giustificare il motivo delle spese per i pasti, per un importo di circa 65mila euro. Minzolini era stato assolto dal tribunale di Roma in primo grado il 14 febbraio 2013 con la motivazione che non avesse consapevolezza di stare spendendo impropriamente denaro pubblico in quanto la stessa Rai gli aveva messo a disposizione la carta di credito che credeva una compensazione per l’esclusiva inserita nel contratto con la Rai. Era stato poi condannato dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014. Da qui il ricorso in Cassazione presentato dal difensore dell’ex direttore, l’avvocato Franco Coppi. FONTE

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