Ambiente e salute

Irpinia, il 23 Novembre di 35 anni fa oltre 2500 morti nel tragico evento: Quasi 9 mila i feriti, oltre 300 mila i senzatetto

By admin

November 23, 2015

Il 23 novembre è una data che campani e lucani difficilmente dimenticheranno. Trentacinque anni fa accadde un terremoto che avvenne alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: ci fu una forte scossa della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità che colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti ( il terremoto fu del decimo grado della scala Mercalli)…

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furono quelli di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Gli effetti si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l’area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo. A Poggioreale vi fu il crollo di un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti.

Secondo le stime, dei 679 comuni che costituirono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) furono danneggiati.Le tre province maggiormente sinistrate furono quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi subirono danni da gravissimi a medio-gravi. L’entità drammatica del sisma non venne valutata immediatamente. I primi telegiornali infatti parlarono genericamente di una scossa di terremoto in Campania perchè l’interruzione totale delle telecomunicazioni impedì di lanciare l’allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiunsero i nomi dei comuni colpiti: interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. Il computo dei morti fu poi ridimensionato fino a quello ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non venne mai stata valutata con precisione.L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) appurò che l’area interessata subì tre distinti fenomeni di rottura lungo differenti segmenti di faglia, succedutisi in circa 40 secondi. Tali segmenti vennero localizzati sotto i monti Marzano, Carpineta e Cervialto. Dopo circa 20 secondi la rottura si propagò verso SE in direzione della Piana di San Gregorio Magno. Dopo 40 secondi, localizzata a NE del primo segmento, si verificò la terza rottura di faglia.La frattura raggiunse la superficie terrestre generando una scarpata di faglia ben visibile per circa 35 km.Lo scavo di trincee lungo la scarpata di faglia consentì di riconoscere e datare forti terremoti predecessori del 1980, avvenuti sulla faglia irpina. Questi risultati dimostrarono come la faglia responsabile del terremoto dell’Irpinia avesse generato in passato terremoti simili a quello del 1980. Un’altro sisma si verificò nel 1910 e coinvolse ben 53 comuni. FONTE

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