Ambiente e salute

Sorpreso dai ladri mentre rincasa, commerciante spara: ucciso un trentasettenne.

By admin

November 25, 2015

25/11/2015 Milano – Gioielliere spara e uccide il ladro. Era un ricercato. «Legittima difesa». due potrebbero essere armati. Dall’abitazione dell’imprenditore manca infatti una delle armi che lui deteneva regolarmente, una Smith&Wesson calibro 357 Magnum.

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È molto probabile che i banditi l’abbiano portata via e che quindi siano armati e pericolosi. Il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili nel corso di un summit in Procura con i carabinieri di fronte alle prime risultanze investigative ha detto che «allo stato attuale tutto lascia propendere per l’ipotesi classica di legittima difesa». Anche se non è escluso che gli inquirenti debbano procedere ad un’iscrizione ‘tecnica’, anche come atto dovuto a garanzia, e contestare al commerciante il reato di omicidio colposo con eccesso colposo in legittima difesa semplicemente per potere svolgere alcuni accertamenti, come l’autopsia e la perizia balistica, dando così anche la possibilità all’uomo di nominare suoi consulenti di parte. Corazzo stamani si è recato a lavoro come ogni giorno. Dal ’93 è titolare della gioielliera «Le caveau di temps» in corso Venezia 44 a Milano. Il negozio è specializzato nella vendita di orologi di prestigio.

Secondo quanto riferito dall’imprenditore, i tre assalitori parlavano italiano ma avrebbero avuto un accento straniero, forse dell’Est Europa. Non lontano dalla villetta è stata anche trovata una Golf che risulterebbe rubata ma al momento non si hanno conferme che possa essere collegata ai rapinatori.

Il bandito rimasto ucciso era un pericoloso ricercato. L’uomo, identificato per Valentin Frrokaj, albanese di 37 anni, già noto alle forze dell’ordine e alle cronache per alcuni rocamboleschi fatti di criminalità. Alla sua identità i carabinieri sono giunti grazie ai rilievi dattiloscopici dopo aver prelevato le impronte sul cadavere e averle comparate con la banca dati Afis. Il bandito ucciso era molto noto negli ambienti investigativi anche perché era stato arrestato proprio nella zona dai carabinieri di Cassano d’Adda (Milano), dopo una sua evasione avvenuta il 2 febbraio 2013 dal carcere di Parma. Era stato rintracciato dai carabinieri il 14 agosto successivo con addosso una beretta carica.

Frrokaj era anche ricercato per un omicidio commesso il 23 luglio 2007 a Brescia ai danni di un connazionale colpito con un coltello e per il quale delitto era stato condannato all’ ergastolo. L’albanese è anche noto per far parte di batterie di rapinatori e nel suo curriculum criminale presenta anche una seconda evasione, del 7 maggio 2014, dalla casa circondariale di Palermo.

Rodolfo Corazzo arriva a casa col proprio motorino poco prima delle 21. Mentre oltrepassa il cancello – secondo quanto egli stesso riferisce ai carabinieri – viene aggredito alle spalle da tre persone, che lo colpiscono con pugni e schiaffi al volto e al collo. Lo strattonano, lo costringono ad aprire la porta di casa e a spegnere le telecamere a circuito chiuso che sono all’interno della sua villetta a due piani, in via Matteotti.

Rodolfo Corazzo pensa alla moglie e alla figlia di dieci anni che lo stanno aspettando a casa, cerca di essere collaborativo, secondo quando riferisce il suo avvocato, ma una volta dentro casa scoppia il conflitto a fuoco in viene esplosa una decina di colpi e la cui dinamica ancora non è ancora del tutto chiara. Saranno necessari ulteriori accertamenti, ma sembra che le armi utilizzate nella sparatoria siano tutte di Corazzo, che le deteneva legalmente. Il padrone di casa si occupa infatti di televendite di gioielli e gira abitualmente armato.

Dopo un primo colpo sparato in aria dal commerciante, uno dei rapinatori reagisce e risponde al fuoco. A quel punto il malvivente, di una trentina d’anni, viene centrato da una pallottola e muore sul colpo. I suoi complici riescono invece a fuggire e a far perdere le proprie tracce. «Erano a volto coperto, parlavano italiano – ha detto l’avvocato Piero Porciani, difensore di fiducia di Rodolfo Corazzo – ma con accento straniero e hanno aggredito il mio cliente. Lui ha cercato di collaborare, ha chiesto che non fosse fatto del male alla sua famiglia ed è stato malmenato. Ha sparato un colpo in aria, prima di sparare ad uno dei malviventi per difendersi». Rodolfo Corazzo è stato prima portato in caserma per essere ascoltato dai carabinieri e poi in ospedale per ricevere le cure del caso. FONTE

Il suo è un racconto lucido e drammatico. «Mi hanno avvicinato un coltello alla faccia dicendomi: se non mi dite dove sono i soldi vi apriamo tutti e tre. A questo punto non ho voluto più esitare, appena mi hanno dato spazio ho estratto la pistola». È il film dell’ora e mezza da incubo vissuta dal commerciante Rodolfo Corazzo e dalla sua famiglia ieri sera, dopo l’ingresso dei tre rapinatori armati nella loro villetta nel milanese. Una rapina culminata con l’uccisione, da parte di Corazzo, di uno dei tre delinquenti. «Ero appena rientrato da lavoro in moto quando i rapinatori mi hanno preso nel garage. Mi hanno toccato il giubbotto per sentire se avevo armi addosso, ma per fortuna ero talmente imbottito per il freddo che non hanno sentito la pistola che avevo nella tasca della giacca. Ero armato perchè il mio lavoro richiede quello» ricostruisce il gioielliere. Una volta entrati in casa, prosegue Corazza, «ci hanno tenuti un’ora e mezza sotto la minaccia di una pistola e di un coltello. Hanno preso i soldi che avevo in tasca, i gioielli di mia moglie e le pistole che avevo nel caveau. Loro però sapevano che avevo molto di più, che avessi soldi e molto oro. Erano nervosi, mi urlavano bugiardo, dicci dove hai nascosto i soldi, abbiamo fatto 400 km per venirli a prenderè. Ma io non avevo più nulla da dargli e gli ho risposto ‘smontate pure la casà. Uno allora mi ha colpito con schiaffo minacciandomi: “avete due minuti per parlare tra voi e dirmi dove sono i soldi, poi siete finiti”. A quel punto ho deciso di sparare un colpo per fargli capire che ero armato e mandarli via». I tre hanno deciso quindi di fuggire dal garage con le refurtiva, ma non riuscendo ad aprire la cler, secondo quanto affermato da Corazzo, «sono tornati alla carica sparando sei colpi con la pistola che avevano preso nel mio caveau, una 357 magnum. L’ho riconosciuta subito perchè è una pistola con una canna molto grossa, sportiva, che uso per sparare al poligono. Sentivo i proiettili che mi sfioravano. Quindi ho risposto al fuoco, ma senza prendere niente. All’ultimo momento due di loro sono venuti contro di me, lì ho nuovamente aperto il fuoco e devo averlo colpito».

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