Ambiente e salute

Premi in denaro per chi sputtana i colleghi: arriva anche in Italia Il “whistleblower”, a prima firma del M5S

By admin

November 29, 2015

28/11/2015 – Denunciare la corruzione nella Pubblica amministrazione. Molto presto il Fisco regalerà premi in denaro a chi fa lo spione su amici e colleghi. Arriva in Aula alla Camera la proposta di legge voluta da Partitodemocratico e Movimento Cinquestelle che premia la delazione su reati di corruzione, ma anche su illeciti e reati fiscali. L’idea, scrive il Giornale, porta il nome di whistleblowing, cioè quel soffiare nel fischietto che avviene quando si deve segnalare un pericolo. La prima firmataria Francesca Businarolo del Movimento Cinquestelle, con il sostegno fondamentale del gruppo Pd.

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Il meccanismo – I deputati hanno immaginato un sistema a premi perché lo Stato riceva quante più notizie possibili sui crimini che si consumano a danno dell’erario. Sulla falsa riga di quel che già succede per i pentiti di mafia, anche il delatore potrà godere dell’assoluto anonimato al momento della segnalazione, almeno fino all’inizio del dibattimento in Tribunale. In questo modo il legislatore spera di incentivare per esempio il funzionario a spifferare eventuali illeciti del proprio dirigente ed evitare che scattino sul delatore “vendette” sul posto di lavoro.

Gli incentivi – Il motivo principale dietro l’iniziativa parlamentare è stato recepire le convenzioni Onu e del Consiglio d’Europa sulla lotta alla corruzione. Di fatto però incentiva anche la delazione su reati e illeciti fiscali, aprendo così scenari conflittuali da guerriglia e vendette negli uffici pubblici italiani: “In un Paese come l’Italia consumata dall’invidia sociale – dice il fiscalista Paolo Duranti – ci vuol poco a insinuare sospetti”. Il tutto incentivato da premi che saranno definiti in “sede contrattuale” con l’Agenzia delle entrate. E pensare che nella prima proposta dei grillini, i premi da riconoscere dovevano equivalere a valori tra il 15% e 30% rispetto al danno erariale riconosciuto dalla Corte dei conti.

Il “whistleblower” (soffiatore nel fischietto) è il lavoratore che, durante l’attività lavorativa all’interno di un’azienda, rileva una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa danneggiare clienti, colleghi, azionisti, il pubblico o la stessa reputazione dell’impresa/ente pubblico/fondazione; per questo decide di segnalarla. Il “whistleblowing” è uno strumento legale – già collaudato da qualche anno, anche se con modalità diverse, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna – per informare tempestivamente eventuali tipologie di rischio: pericoli sul luogo di lavoro, frodi all`interno, ai danni o ad opera dell’organizzazione, danni ambientali, false comunicazioni sociali, negligenze mediche, illecite operazioni finanziarie, minacce alla salute, casi di corruzione o concussione e molti altri ancora.

E’ evidente come i primi in grado di intuire o ravvisare eventuali anomalie all’interno di un`impresa, di un ente pubblico o di un`organizzazione no-profit sono spesso coloro che vi lavorano e che sono in una posizione privilegiata per segnalare queste irregolarità. Tuttavia, indipendentemente dalla gravità o meno del fenomeno riscontrato, molto spesso i dipendenti non danno voce ai propri dubbi per pigrizia, ignoranza, egoismo ma, soprattutto, per paura di ritorsioni (se non addirittura del licenziamento) o per la frustrazione di non vedere un seguito concreto e fattivo alle proprie denunce. Una legge per l’istituto del whistleblowing offre – e offrirebbe anche in Italia – una tutela legale per i lavoratori che denunciano le irregolarità nel caso questi subiscano una ritorsione da parte del “denunciato” proprio a causa della delazione di quest’ultimo. FONTE

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