Ambiente e salute

Referendum Costituzionale: come funziona

By admin

January 07, 2016

Referendum costituzionale 2016: l’11 gennaio voto finale sulla Riforma, ma arriva il Comitato per il No

05 gennaio 2016 – L’11 gennaio, lo stesso giorno previsto per il voto finale a Montecitorio sulla Riforma Costituzionale, arriva presso la sala Regina della Camera dei Deputati il Comitato per il No nel referendum sulla Legge Renzi-Boaschi. I rappresentanti di Democrazia Costituzionale si riuniranno per discutere le prossime iniziative finalizzate alla raccolta delle firme necessarie per abrogare le riforme del governo Renzi. Interverranno anche importanti costituzionalisti tra i quali Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà.

Riforma costituzionale: voto finale l’11 gennaio

 

[sociallocker id=18243]

Venerdì 16 ottobre 2015 – I capigruppo della Camera dei Deputati hanno raggiunto un accordo sui lavori per l’approvazione della Riforma Costituzionale. L’iter sul Ddl Boschi inizierà il 20 novembre prossimo a Montecitorio, con la discussione generale. Il voto sugli emendamenti è invece fissato per il 4 dicembre, mentre il voto finale è stato programmato per l’11 gennaio prossimo alle ore 15. Questa calendarizzazione è stata frutto della mediazione della Presidente Laura Boldrini, alla quale hanno aderito tutte le forze dell’emiciclo ad eccezione del M5S. Maria Elena Boschi ha così commentato l’accordo raggiunto: “Sono soddisfatta del lavoro fatto. È stato raggiunto un buon punto d’incontro che consente una data certa per il voto finale e allo stesso tempo consente di lavorare. Spiace che il Movimento 5 Stelle abbia detto no all’accordo: per loro l’importante è solo rinviare sine die”. La Boschi ha anche confermato le parole di Renzi, ribadendo che “ragionevolmente” il referendum confermativo si svolgerà nell’autunno del 2016: “l’importante è rispettare l’impegno assunto per tenere la consultazione referendaria nel 2016”.

Referendum costituzionale 2016: Riuscirà Renzi a convincere gli Italiani?

Mercoledì 14 ottobre 2015 – “Il percorso di riforme terminerà ragionevolmente con il referendum confermativo sulla riforma costituzionale nell’autunno 2016”, ha dichiarato il premier Matteo Renzi alla Camera. Sì perché c’è ancora una chance per fermare il ddl Boschi, come avvenne nel 2006, quando la maggioranza del popolo italiano respinse la riforma costituzionale sostenuta dal centrodestra guidato da Silvio Berlusconi.

In quell’occasione, però, c’era un’opposizione molto più forte nel paese, non solo in Parlamento. Per i comitati che si batteranno contro la Riforma, l’impresa oggi è molto più ardua. Il Movimento 5 Stelle, la Lega, le varie componenti della sinistra (o quel che ne rimane), le reti associative e le personalità del mondo della cultura forse riusciranno a mobilitare una parte significativa dell’elettorato. Ma questa volta potrebbe non bastare.

Se si tiene presente che i “ribelli” del Pd (tranne qualche eccezione) hanno finito per appoggiare il testo riformato, che Forza Italia è divisa (e forse non veramente interessata all’esito referendario) e che la maggioranza dei media mainstream sono dalla parte di Renzi, allora ci si rende conto che la Riforma ha ottime possibilità di ottenere la maggioranza dei consensi.

Siamo inoltre certi che il premier tenterà di trasformarla in un “plebiscito” per arrivare fino al 2018. A tale proposito, in un articolo del Corriere della Sera di oggi, Francesco Verderami spiega in maniera puntuale la posta politica che si cela dietro il referendum. Ecco cosa dice a riguardo: “non è un caso se il referendum costituzionale si terrà pochi mesi dopo le elezioni comunali, perché se in primavera il responso delle urne a Roma, Milano e Napoli fosse avverso al Pd, in autunno la consultazione popolare sulla Carta si trasformerebbe per Renzi in un paracadute, in un’occasione di rivincita e di rinnovata legittimazione al cospetto degli italiani. È vero, la sfida decisiva verrà alle Politiche, lì si vedrà se il leader democratico avrà saputo intercettare gli italiani. Ma il passaggio del referendum sarà dirimente”.

Renzi ha anche connesso la Riforma ad un altro aspetto, che rende già chiari gli argomenti che saranno usati dai sostenitori del ddl Boschi nella prossima campagna referendaria. Come lui stesso ha dichiarato: “E’ un dato di fatto oggettivo ogni giorno che l’Italia mette un tassello nel mosaico delle riforme acquista il diritto a dire che la politica economica europea di questi anni non ha funzionato […] L’Italia è stata sempre richiamata a realizzare impegni che non manteneva ma oggi ha maggiore autorevolezza e credibilità per dire ai tavoli Ue che la politica economica di questi anni non ha prodotto i risultati sperati” .

Dunque, il governo non farà ricorso solo a temi già noti per difendere la bontà delle sue scelte (la cosiddetta “governabilità” e la rinnovata efficacia nei processi deliberativi). Ma insisterà anche sul consolidamento del ruolo del nostro paese in ambito Ue, che la combinazione di Nuovo Senato, Italicum, flessibilità del mercato del lavoro dovrebbe garantire.

Referendum Costituzionale: come funziona L’approvazione di ieri a Palazzo Madama è un passaggio importantissimo. Ma l’iter non si è concluso, il ddl dovrà tornare alla Camera dopo il primo voto favorevole del 10 marzo scorso. Per la verità Montecitorio aveva già dato il suo assenso l’8 agosto 2014, ma, a causa degli emendamenti emersi nell’altro ramo del Parlamento, il testo è cambiato; e dunque richiede di un’ulteriore conferma.

Riforma del Senato, come funziona e cosa cambia dopo l’approvazione Come funziona, cosa cambia e quali sono le competenze del nuovo Senato. Ecco cosa prevede la riforma. Il ddl Boschi mette mano alla Costituzione e per questa ragione sono necessari due letture in ogni camera, ovvero due approvazioni sullo stesso testo. Tra la prima e la seconda lettura devono passare tre mesi.

Per quanto concerne la prima approvazione è sufficiente la maggioranza semplice. Per la seconda, invece, ci sono due possibilità, secondo quanto stabilisce la Costituzione.

Se il testo sarà approvato a maggioranza assoluta, dai due terzi del Parlamento (almeno 420 deputati e 210 senatori), diventerà subito cogente. Se invece sarà ratificato solo dalla maggioranza delle due Aule, si dovranno attendere altri tre mesi.

Durante tale periodo “di riflessione”, se si raccolgono le firme necessarie, potrebbe (non è obbligatorio) essere indetto un referendum popolare confermativo. Se il referendum la rigetta, la riforma che modifica la nostra Costituzione non entra in vigore. Se il referendum la approva, oppure se non viene convocato, dopo un periodo di tre mesi la riforma entra in vigore.

Il referendum costituzionale, come statuito dall’artico 138 della Costituzione, può essere richiesto da “un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali” . E’ caratterizzato, inoltre, dall’assenza del quorum. La Riforma Costituzionale, quindi, è approvata se ottiene la maggioranza dei voti validi.

Che la consultazione avrà luogo appare molto probabile. E’ difficile che la Riforma, infatti, ottenga la maggioranza assoluta in seconda lettura. FONTE

[/sociallocker]

 

Sguici anche sulla nostra pagina FB: Facebook  Se vuoi, puoi inviarci video, notizie o semplicemente scriverci attraverso un messaggio sulla nostra pagina Facebook, gli articoli saranno pubblicati solamente dopo poche  ore dal tuo invio!  Se ti è piaciuto l’articolo riportato, condividilo o lascia un commento, e facci sapere cosa ne pensi!  Continuate a navigare nel sito, attraverso le varie categorie o gli articoli correlati.