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LA MERKEL VUOLE FARCI FUORI: Il PIANO PER UN EUROPA SENZA ITALIA E GRECIA INADEMPIENTI

By admin

January 15, 2016

15/01/2016 – E’ INIZIATA LA SCISSIONE DELL’UNIONE EUROPEA? SE SALTA SCHENGEN, SALTA L’EURO: LA MERKEL PENSA A UN’ALLEANZA CON AUSTRIA, BELGIO, LUSSEMBURGO FRANCIA E OLANDA SUI RIFUGIATI.

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In parole semplici, è questo il concetto espresso da Angela Merkel nei giorni scorsi durante un convegno a Magonza. «L’euro e la libertà di movimento attraverso i confini sono strettamente legati», ha spiegato la cancelliera. Dunque, «nessuno può illudersi di mantenere una moneta comune senza garantire un modo semplice di attraversare i confini». Ma secondo un’autorevole fonte governativa tedesca, la Germania non ha affatto rinunciato all’idea di usare «l’atomica» della chiusura delle frontiere, alla luce delle miriadi di inadempienze sui rifugiati dei partner europei – non solo al di là della Oder, ma anche al di là delle Alpi e dei Balcani. E per evitare un’implosione economica, la mini-Schengen che i tedeschi hanno in testa includerebbe comunque un nocciolo di Paesi forti dell’area euro.

Il progetto di una mini-Schengen, con un ripristino dei controlli ai confini che includerebbe Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria, Francia e Germania, era affiorato a dicembre, ispirato dagli olandesi e ufficializzato dal capo della cancelleria, Peter Altmaier, che aveva anche battezzato il gruppo: «coalition of the willings», coalizione dei volenterosi. Poi il piano era sparito dai tavoli, riassorbito dalle emergenze terrorismo, persino parzialmente smentito. Ma in questi giorni a Berlino si torna prepotentemente a parlare di «coalizione dei volenterosi», ai piani alti del governo. Sintetizza la fonte: «L’ho detto anche agli amici polacchi: Schengen serve a tutti. Se domani vi ritrovate una valanga di profughi ucraini in casa e noi chiudiamo le frontiere, che fate?».

Ma a Berlino il malumore non riguarda solo il comportamento del blocco dei Paesi dell’Est che frena sul riassorbimento delle quote di profughi e si compiace delle proprie involuzioni illiberali e autocratiche quando non barbariche – nei giorni scorsi il premier ceco ha paragonato i rifugiati alle esondazioni. L’irritazione riguarda anche la Grecia e l’Italia, accusate di non fare gli hot spot e di chiudere da tempo un occhio sia sugli ingressi sia sulle registrazioni delle impronte digitali. «Troppo comodo fare i generosi o i leader “di sinistra” quando sai di essere un Paese di transito», sintetizza una fonte parlamentare. Ma è l’umore prevalente nella Grande coalizione, nei confronti di Italia e Grecia.

Oltretutto, il 2016 non è un anno qualsiasi, per Angela Merkel. Ed è iniziato, notoriamente, con i peggiori auspici. Accolti un milione e centomila profughi nel 2015, concessa agli avversari di partito la promessa di una riduzione degli arrivi, la cancelliera si prepara ad un anno elettorale – sono cinque gli appuntamenti per il rinnovo dei governi nei Land – con cattivissime premesse. I sondaggi danno il suo partito in cantina, gli anti immigrati dell’Afd sono col vento in poppa e l’Ue sta reagendo troppo lentamente alle pressioni della Germania per garantire un rallentamento dei flussi e un rapido accordo con la Turchia. Senza l’aiuto dei vicini, Berlino minaccia di ispessire i confini. Le conseguenze sarebbero catastrofiche anzitutto per noi. FONTE

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