Ambiente e salute

Succede Proprio adesso Un’ altra #Affittopoli della Regione Lazio fa tremare il PD

By admin

February 06, 2016

06/02/2016 – Affittopoli non si ferma al Campidoglio e investe anche la Regione Lazio. L’inchiesta de Il Tempo ha il scoperchiato il vaso di pandora sugli scandali legati alla gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Roma mettendo in evidenza come anche i partiti abbiano sedi a prezzi stracciati. In alcuni casi la morosità è eclatante, come nel caso della storica sede Pd di via dei Giubbonari per la quale i Dem devono al Comune 130mila euro. Un discorso simile però si può estendere all’Ater, l’azienda che gestisce case popolari e immobili commerciali della Regione. L’elenco che riportiamo riporta tutte le sedi assegnate a partiti o associazioni politiche dall’amministrazione regionale e la morosità accertata al marzo 2015. Il lavoro è frutto di un accesso agli atti presentato dal consigliere regionale Daniele Sabatini, capogruppo di Cuoritaliani nel giugno scorso. Un report che torna d’attualità perché, dinanzi all’evidente morosità del Pd, il commissario romano Matteo Orfini assicurò che dopo la Festa dell’Unità il partito avrebbe drasticamente ridotto i propri debiti. Per verificare se ciò sia stato o meno fatto, Sabatini ha così presentato pochi giorni fa un nuovo accesso agli atti che, quando produrrà i propri risultati, contribuirà a scrivere un nuovo capitolo dell’Affittopoli romana. Nel frattempo, i numeri sono a disposizione di tutti. Il Pd deve all’Ater oltre 108mila euro per la sede del circolo San Basilio in via Corinaldo; 76mila euro per la sede di via Crema; più di 44mila euro per la sezione Porta San Giovanni di via La Spezia, altrettanti per il circolo Pd rimavalle in via Federico Borromeo e addirittura 166mila euro per quello di Trionfale-Borgo, in via Pietro Giannone. Ma il record è detenuto dal circolo Pd Garbatella, sede anche dell’associazione Kappadue, morosa per oltre 195mila euro. In attesa di conoscere dal nuovo accesso agli atti se davvero Orfini è riuscito a convincere i suoi amici e compagni a saldare i debiti almeno in parte (la morosità complessiva solo con l’Ater è di oltre 646mila euro), merita un capitolo di approfondimento a parte il giudizio che diede Fabrizio Barca dei circoli Dem nell’ormai famosa relazione sullo stato del Pd romano. Di certo, il Partito democratico non è il solo a beneficiare di una sede Ater e a non pagarla. La lista dei morosi è lunga e le sorprese non mancano. Sabatini ebbe modo di parlare di quadro allarmante. Ed è difficile dargli torto. Se la Prima Repubblica infatti è morta e sepolta, nelle sedi dell’Ater è viva e vegeta. La Democrazia Cristiana ha ancora i suoi circoli: quattro (tra le quali l’ex Casa del Fascio di via Sebino), con morosità che oscillano da 67mila a 220mila euro per un totale di circa 490mila euro di debiti verso l’Ater. Esiste ancora anche il Psi, con sei sedi per debiti complessivi di oltre 279mila euro. L’universo postcomunista ha debiti con l’Ater per oltre 656mila euro tra sedi del Pci, di Rifondazione Comunista, dei Comunisti italiani e di Sel. Ci sono poi oltre 80mila euro di debiti di sedi ex Ds e altri 626mila euro che devono essere saldati da altre associazioni che gravitano attorno al mondo della sinistra romana. Non manca all’appello il mondo della destra. La sezione ex An della Garbatella, oggi Fratelli d’Italia, deve oltre 49mila euro all’azienda regionale, quella di Corviale la bellezza di più di 146mila euro, mentre l’associazione «Mai dire no» quasi 144mila e il circolo Udc di via Anagni oltre 133mila. In totale si parla di debiti per complessivi di oltre 572mila euro. In totale la somma che l’Ater deve riavere dai partiti – vivi o trapassati – ammonta a circa 3,5milioni di euro. Somma che difficilmente l’Ater avrà indietro. Perché, a parte gli sfratti (l’ultimo riguarda il circolo di Rifondazione di via Annibale Calzoni, moroso per oltre 22mila euro), raramente vengono effettuate azioni esecutive contro i partiti. Peraltro, molti circoli oggi non esistono più, i conduttori sono persone fisiche alle quali c’è poco da pignorare. In altri casi in quelle che dovevano essere sezioni politiche sorgono sale biliardo, circoli ricreativi, studi privati. Alcuni conduttori addirittura subaffitterebbero i locali, il cui canone di locazione oscilla tra i 500 e i 750 euro mensili. Uno scandalo denunciato ciclicamente, fin dal 1997, dal senatore Andrea Augello, che arrivò a formulare interrogazioni al Viminale per far convocare al prefetto un tavolo per la legalità. Da anni, ricorda Augello, i partiti dicono di voler pagare chiedendo rateizzazioni, dopodiché versano una prima tranche e poi basta. Il Pci era solito fare così. E la prevalenza di sedi comuniste rispetto a quelle democristiane si spiega con la spartizione secondo cui la Dc amministrava le Ater provinciali, lasciando quella della Capitale al Pci. FONTE

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