Ambiente e salute

Indagati 62 dipendenti del Comune di AciReale, accuse: truffa e strisciatura plurima di badge

By admin

February 12, 2016

CATANIA 12/02/2016 – Sarebbero stati dei colleghi a strisciare i tesserini al loro posto. Per attestarne la presenza al lavoro mentre loro erano altrove. Uno ha distrutto la telecamera nascosta dagli investigatori. La procura ha disposto anche tre arresti domiciliari. Il sindaco: «Severità, ma non va fatta di tutta l’erba un fascio». Guarda il video. Un’operazione della polizia coinvolge 62 dipendenti dell’amministrazione comunale di Acireale. Tutti responsabili, a vario titolo, di truffa ai danni dell’ente pubblico e di falsa attestazione di presenza. Secondo quanto stabilito dalle indagini, sarebbero risultati al lavoro mentre in realtà non lo erano. A timbrare il cartellino – o a strisciare il badge – sarebbero stati dei colleghi compiacenti, che avrebbero goduto dello stesso servizio.

I poliziotti stanno notificando in queste ore numerosi ordini di custodia cautelare a carico delle persone ritenute responsabili. Per tre dei 62 lavoratori sono stati disposti gli arresti domiciliari: Mario Primavera, Venera Lizio, Orazio Mammino. Per altri 12 l’obbligo di firma: Antonino Grasso, Mario Cocilovo, Giuseppe Calvagno, Carmelo Di Bartolo, Carmelo Amore, Pietro Currò, Anna Maria Anastasi, Teresa Messina, Orazio Musmarra, Pietro Valerio, Salvatore Trovato, Santo Trovato. I restanti 47 sono stati denunciati in stato di libertà. Alcuni dei dipendenti coinvolti erano già stati spostati dal loro posto di lavoro per decisione dell’amministrazione comunale. Le indagini sono ancora in corso, e i ruoli dei dipendenti comunali sono stati differenziati. In totale sono 62 gli indagati, ma le posizioni di tre di loro sono ritenute le più gravi. Si tratta di Venera Lizio (ufficio notifiche, classe 1971), Orazio Mammino (ex responsabile dell’ufficio tributi, classe 1967) e Mario Primavera (ufficio lavori pubblici, classe 1957). Quest’ultimo sarebbe il lavoratore che ha oscurato la telecamera delle forze dell’ordine nel momento in cui se n’è accorto, ponendo fine alle indagini video. I 12 che, invece, dovranno presentarsi alla polizia giudiziaria sono Antonio Grasso (classe 1965), Mario Cocilovo (classe 1962), Giuseppe Calvagno (classe 1960), Carmelo Di Bartolo (classe 1956), Carmelo Amore (classe 1968), Pietro Currò (classe 1965), Anna Maria Anastasi (classe 1951), Teresa Messina (classe 1956), Orazio Musmarra (classe 1959), Pietro Valerio (classe 1955), Salvatore e Santo Trovato (rispettivamente classe 1969 e 1959).

«È un argomento caldo in tutt’Italia, e a Catania non siamo rimasti a guardare», sottolinea il procuratore Patanè. È recente, infatti, il caso del lavoratore di Sanremo ripreso dalle telecamere mentre timbrava in mutande, poco prima di tornare nella sua abitazione vicina all’ufficio. «Non abbiamo verificato cosa andassero affare invece che lavorare, non era rilevante ai fini dell’indagine – interviene Pasquale Pacifico – Ciò che contestiamo in alcuni casi è la truffa aggravata». Oltre che la fittizia attestazione di essere sul posto di lavoro. Reati per i quali si rischiano fino a cinque anni di carcere. Non ci sono abbastanza prove, tuttavia, per poter sostenere l’associazione a delinquere. Sebbene, per evitare di doversi presentare in ufficio, fosse stata messa in piedi un’organizzazione perfetta. Un sacco di lavoro per non lavorare. Secondo quanto emerso dalle indagini, i lavoratori si davano dei turni: un giorno timbrava uno, il successivo un altro, quello dopo un altro ancora.

Ma c’è anche chi, nei giorni di riprese video, in ufficio non c’è mai entrato. Pur essendo iscritto normalmente nel registro delle presenze. Altri invece, in base alle necessità, arrivavano con ore di ritardo o uscivano con ore di anticipo. In diverse circostanze, poi, il numero delle ore lavorate era inferiore alla metà di quelle previste dal contratto. Le registrazioni hanno come data di inizio il 26 febbraio 2015 e si sono concluse il 13 marzo 2015. Giorno in cui il 59enne Mario Primavera, ex vigile urbano, si sarebbe accorto della telecamera – «nonostante fosse ben occultata», scrive la procura – e l’avrebbe danneggiata, rendendola inutilizzabile. Un impegno che non è servito a evitare l’arresto. – FONTE

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