Ambiente e salute

Oltre i privilegi, secondo uno studio di Openpolis: ben138 parlamentari con doppio lavoro in cda

By admin

February 14, 2016

14/0272016 – Quanti politici hanno un mondo (di incarichi) al di fuori del Palazzo? Il conto l’ha fatto Openpolis, l’associazione che sul web ha creato una piattaforma di dati su tutto ciò che, tra produttività e cambi di casacca, riguarda le nostre istituzioni parlamentari e non solo. E ha calcolato che sono 138 i politici italiani ad avere almeno un incarico in società. Di questi, 86 ne hanno uno solo mentre 52 hanno «l’interim» assommandone molteplici. Contemporaneamente all’incarico politico, ad avere un ruolo in società sono 49 senatori, 83 deputati e 6 componenti del governo Renzi. Openpolis spiega che questi numeri si ricavano analizzando le risultanze dei moduli delle dichiarazioni patrimoniali. Arrivando anche a stilare una classifica di quanti hanno una contemporaneità di incarichi ed extrapolitici. Siccome i dati si riferiscono al 2014, la medaglia d’oro va ad un ex deputato dimessosi dalla Camera nel 2015, Paolo Vitelli. Eletto con Scelta Civica, imprenditore nel settore del commercio di imbarcazioni da diporto, vantava al momento dello studio di Openpolis ben 23 incarichi societari. Lasciando lo scranno, il suo posto è stato conquistato dal Pd, ex Scelta Civica, Gregorio Gitti. Deputato di terza generazione (padre e nonno furono alla Camera con la Dc), è avvocato e docente universitario.

Al Senato, invece, la palma spetta ad Andrea Marcucci, Pd, la cui famiglia è titolare della Kedrion, colosso degli emoderivati. Andando nel dettaglio, la parte del leone lo fa il ruolo da presidente, ricoperto da 45 deputati. Al secondo posto consigliere d’amministrazione, con 37 e amministratore unico con 30. A Palazzo Madama, invece, prevale il Consigliere d’amministrazione (28 Senatori), al secondo posto amministratore delegato (21) e poi presidente (19). Quanto al governo, al primo posto, con 9 componenti, troviamo la coccarda di consigliere d’amministrazione. Se è agevole capire i ruoli ricoperti, è ben più dura conoscere gli ambiti: «Capita molto raramente – scrive Openpolis – sapere i settori di attività prevalente di aziende o società in cui si ricoprono gli incarichi». Strettamente legato alla materia degli incarichi è quella del possesso di azioni o quote di società. «Informazioni – scrive Openpolis – non da poco, che potrebbero raccontare molto sulle connessioni, gli interessi e, soprattutto, gli eventuali conflitti di interesse. Possono in qualche caso dare la misura del patrimonio finanziario (per esempio nel caso delle dichiarazioni di gestioni finanziarie)».

Tuttavia, non è facile recepire i dati, per diversi motivi. «Molto spesso – sottolinea l’associazione – è difficoltoso decifrare i nomi delle società in questione; quasi mai vengono dichiarati i valori economici, nominali o di mercato, delle quote possedute; perché altrettanto raramente si aggiungono dettagli sul settore economico in cui operano le società partecipate». Tuttavia, sempre per l’anno 2014, «la maggiore concentrazione di titoli societari spetta al governo», spiega Openpolis, «con quasi il 40% di componenti che possiede partecipazioni». Quanto alle differenze tra le Camere, a Palazzo Madama hanno dichiarato quote o azioni il 37,46% degli eletti, i deputati invece il 27,27%. Tra i gruppi, quello che arriva primo in quanto a quote è la Lega alla Camera (56,25%) mentre al Senato è Forza Italia, con il 60,47%. Altro punto, i beni e i redditi di familiari. A proposito di questo studio, Openpolis spiega che «la legge individua come sensibili le parentele fino al secondo grado.

Non è obbligatorio pubblicare i beni intestati e i redditi di coniugi, genitori, figli, fratelli e sorelle o nipoti, ma è possibile farlo con il consenso dei diretti interessati». Perciò non esiste alcun obbligo di legge a diffondere il quadro dei beni familiari. Però, secondo la normativa si dovrebbe quantomeno pubblicare una dichiarazione di mancato consenso. Ma Openpolis nota che nella stragrande maggioranza dei casi «ci si limita a non pubblicare nulla». Sono pochi, quindi, a fornire questo tipo di informazioni. 15% dei deputati e 17,78% dei senatori. Alla Camera «il record negativo – fa notare Openpolis – spetta a Fdi, in cui nessuno dei componenti lascia circolare dettagli sui propri familiari». Al Senato, invece, i più «riservati» sono gli azzurri (4,65%).

I più trasparenti, invece sono i deputati di Area Popolare e i Senatori di quella che era Scelta Civica (anche questi dati si riferiscono al 2014, quando ancora il gruppo dei furono montiani esisteva a Palazzo Madama). Al governo, il partito più trasparente invece è quello Socialista. Il 100% dei componenti ha dichiarato le proprietà familiari. Medaglia d’oro semplice da conquistare, visto che ve n’è soltanto uno, il viceministro alle infrastrutture e trasporti Riccardo Nencini. Il Pd di governo, invece, arriva terzo, con il 38,71% dei componenti che osservano il criterio di trasparenza. – FONTE CONTINUA A LEGGERE

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