Ambiente e salute

La fortuna non esiste: la matematica contro il gioco d’azzardo

By admin

February 16, 2016

16/01/2016 – 11,5 milioni di euro al giorno. Questo il giro d’affari delle 12mila sale da gioco virtuali e illegali di proprietà di Luigi Tancredi, arrestato il 14 gennaio insieme ad altre dieci persone. Gli inquirenti sostengono che quel denaro servisse a pagare gli stipendi del clan camorrista dei Casalesi. Una piccola parte di quel denaro, ovviamente. Perché 11,5 milioni di euro al giorno sono più o meno quanto Zlatan Ibrahimovic guadagna in un anno. E sono pari a circa 4,2 miliardi di euro all’anno, più o meno quanto il governo stanzierà ogni anno, da qui al 2020, per combattere l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Avviso ai giocatori, nel Paese che spende di più per macchinette e gratta e vinci: l’unica certezza, nel lungo periodo, è la sconfitta. Perché chi gioca non conosce la matematica. Mentre chi ci guadagna, sì. E la sa usare molto bene.

La cosa buffa, però, è che queste cifre iperboliche non sono che la punta dell’iceberg del giro d’affari del gioco – “d’azzardo” non si potrebbe dire, teoricamente – in Italia: un settore che muove un giro d’affari di circa 80 miliardi di euro. Giro d’affari che più che raddoppia, se ci mettiamo anche i 130 miliardi stimati che muove il gioco illegale e clandestino.

Nessun Paese al mondo gioca quanto l’Italia. Secondo il Global Gaming and Betting Consultancy, nel 2014 gli italiani hanno perso al gioco 17,8 miliardi di euro. Una cifra che, in valore assoluto, fa di noi il quarto paese più “spennato” al mondo e che dal 2001 è triplicata. Grandi protagonisti della nostra ludopatia sono le slot machine e i gratta e vinci. Se si considerano le sole macchinette, siamo il paese che gioca di più al mondo. E un gratta e vinci ogni cinque stampati nel pianeta viene acquistato in Italia.

Insomma: siamo un’anomalia. E secondo Marco Verani, professore di matematica al Politecnico di Milano, la causa è soprattutto una: «Siamo un Paese di analfabeti matematici – spiega -, in cui un sacco di gente ammette di non capire nulla di matematica, senza prova il senso di vergogna o disagio che mostrerebbe se dicesse che non sa leggere o scrivere. Il pensiero scientifico, in Italia, non viene visto come uno strumento che serve per navigare la realtà». Tranne, ovviamente, da chi progetta e guadagna con il gioco, che la matematica la conosce eccome.

Così Verani, insieme ad alcuni colleghi professori e ricercatori, ha creato Bet on math, un progetto finanziato dal 5 per mille del Politecnico di Milano che lui stesso definisce di “matematica civile”: «Vogliamo fornire ai ragazzi, ma non solo, un percorso di insegnamento della probabilità per dar loro gli strumenti per interpretare il gioco e l’azzardo da un punto di vista razionale, non magico. Vogliamo far capire loro quanto sia facile perdere e quali siano gli errori logici attraverso cui si finisce per buttare via un sacco di soldi in macchinette e gratta e vinci, fino a diventarne dipendenti».

Si tratta, soprattutto, di lavorare attorno a tre concetti chiave, il primo dei quali è quello di probabilità. Il motivo è piuttosto semplice: se è relativamente semplice, anche per un bambino, quantificare cosa significhi avere il 50% di probabilità che un determinato evento accada è molto più difficile capirlo quando le cifre diventano infinitamente superiori: «Per un tipo di Gratta e Vinci che si chiama “Il Miliardario” vengono emessi ogni anno 30 milioni di biglietti – spiega Verani -. Cinque tra loro valgono 500mila euro. La probabilità di vincere è una su sei milioni, quindi. È tanto? È poco? Davanti a un numero così piccolo la gente è un po’ persa». FONTE

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