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La mozione di sfiducia del M5S, contro Angelino Alfano, tenta la minoranza del Pd

By admin

February 26, 2016

26/02/2016 – Una mossa tattica per sfruttare i vari motivi di risentimento nei confronti di Angelino Alfano all’interno e all’esterno della maggioranza. Così è stata accolta dalle parti di Palazzo Madama la mozione di sfiducia presentata oggi da M5S contro il ministro dell’Interno, in seguito all’accusa per quest’ultimo di abuso d’ufficio nel trasferimento del prefetto di Enna Fernando Guida. Entrando nel merito, infatti, gli esponenti dell’opposizione manifestano più di una perplessità sull’iniziativa della Procura di Roma, ma non hanno problemi ad ammettere che ogni mezzo sarebbe buono, in questa fase, a giustificare il fine di mandare a casa il leader di Ncd.

Chi potrebbe convergere sulla mozione di M5s è certamente Fratelli d’Italia e soprattutto la Lega Nord, che starebbe già valutando l’aggiunta della propria firma a quella dei grillini, anche se il senatore Stefano Candiani osserva che “dei milioni di motivi buoni per togliere di mezzo Alfano, questo mi sembra il più ridicolo”. “Comunque – aggiunge Candiani – se gli serve una firma in più, noi gliela mettiamo…”.

Più prudenti i senatori di Forza Italia, combattuti tra l’ostilità ad Alfano e il dogma garantista, che comunque prenderanno una decisione la prossima settimana, non escludendo la presentazione di una mozione alternativa a quella dei grillini. In casa forzista, però, non manca chi fa notare che sottoscrivere una mozione anti-Alfano potrebbe avere l’effetto di ricompattare Ncd, che è uscita comunque divisa dal voto di fiducia sulle unioni civili.

Grande risentimento, ma per motivi opposti, da parte di Sel, che sta valutando l’appoggio alla mozione di M5s, anche perché il regolamento del Senato consente ai vendoliani esclusivamente di accodarsi ad altre mozioni, non avendo i numeri per presentarne una di propria iniziativa.

I riflettori, però, sono puntati tutti sulla minoranza del Pd, oltremodo irritata dalle circostanze che hanno portato allo stralcio della stepchild dal testo Cirinnà e dalle successive esternazioni dello stesso Alfano, sulla “rivoluzione contronatura”. È in questo settore, come dimostrano le affermazioni di Sergio Lo Giudice (“Alfano si dovrebbe dimettere a prescindere”) che la tentazione grillina della “vendetta” e della spallata al ministro potrebbe fare breccia, anche se i numeri, al momento, sembrano comunque dalla parte dell’inquilino del Viminale. FONTE