Ambiente e salute

Il pecorino sorpassa il parmigiano e la Fratelli Pinna spinge sull’export

By admin

February 26, 2016

LE QUOTAZIONI DEL FORMAGGIO DI PECORA HANNO SUPERATO I PREZZI DELLO STAGIONATO PIÙ FAMOSO DEL MONDO. IL MAGGIOR PRODUTTORE ITALIANO HA INTUITO IL TREND E NEGLI ULTIMI 5 ANNI HA INVESTITO 10 MILIONI PER RINNOVARE GLI IMPIANTI. Sarà per le pecore che pascolano allo stato brado tra il Logudoro e il Campidano. O per il suo sapore deciso. Fatto sta che nel giro di qualche anno la richiesta di pecorino romano, soprattutto dall’estero è aumentata, e il prezzo all’ingrosso di queste forme, prodotte per lo più in Sardegna, è raddoppiato. “Siamo passati dai 4,50 euro al chilo del 2009 agli attuali 8,50”, racconta Pierluigi Pinna, ad della Fratelli Pinna di Thiesi. Sono un po’ i principi del pecorino romano, e realizzano il 24% di quello prodotto a livello nazionale. Un formaggio amatissimo negli Stati Uniti e in Europa. Tanto che le sue esportazioni sono cresciute nei primi mesi di quest’anno del 20%, secondo Coldiretti. E il suo prezzo ha superato quello del re degli stagionati made in Italy: il Parmigiano Reggiano, che ora vale intorno agli 8 euro. Il buon andamento delle quotazioni ha da tempo solleticato anche gli appetiti di grandi gruppi caseari che sono sbarcati nella terra dei Nuraghi, dove pascolano la metà delle pecore del Bel Paese (3 milioni su 6). Granarolo ha rilevato, due anni fa, il 65% della Ferruccio Podda, piccola realtà che fatturava una dozzina di milioni. Un accordo strategico per l’ingresso della società bolognese nel settore dei formaggi duri. Ma ancora prima Auricchio aveva acquistato l’azienda Gloria, siciliana ma con sede nel cuore della Sardegna pastorale, confermandosi insieme alla Sarda Formaggi di Buddusò, tra i più grandi produttori di ‘romano’ dopo i Pinna. “Un grande gruppo ha contattato anche noi, ma non abbiamo venduto”, ricorda Pierluigi Pinna. La sua azienda, un fatturato 2013 di 60 milioni di euro in crescita del 14%, realizza il 40% dei ricavi sui mercati esteri. Un po’ un’eccezione nel panorama sardo, contraddistinto da molte microaziende. Realtà spesso troppo piccole per far fronte alle esportazioni. Eppure alcune capaci di produrre formaggi di grande qualità, come il Fiore sardo del pastore Giuseppe Cugusi di Fordongianus (Oristano). La Fratelli Pinna invece, seppur nata negli anni Venti come azienda che trasformava appena 100 litri di latte al giorno in pecorino romano, è presto diventata una realtà industriale che oggi dà lavoro a 175 persone. Quotidianamente muove per l’isola 45 camion refrigerati per la raccolta di 260mila litri di latte prodotto da 220mila pecore di proprietà di 1500 pastori. La lavorazione avviene negli stabilimenti in provincia di Sassari. Qui il latte viene trasformato in 100mila quintali di formaggi e ricotte. Gli affari vanno bene e i Pinna hanno anche aperto un’azienda in Romania, la Lactitalia, 5 milioni di fatturato, attirando l’ira di Coldiretti, che li accusava di vendere da lì formaggi con nomi italianeggianti. Ma negli ultimi cinque anni, quest’azienda familiare ha investito 10 milioni nello stabilimento in Sardegna, per nuovi impianti di stagionatura, produzione e confezionamento. Il vero business per tutti i produttori resta però il pecorino romano, che su una produzione nazionale di formaggi di pecora di 67mila tonnellate nel 2013, ne pesa 24.700. Di queste ben 10mila sono destinate negli Usa e 5.200 nell’Unione Europea. Una parte andava in Russia, ma quest’anno l’embargo ha segnato uno stop. FONTE

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