Ambiente e salute

Italia: Il paese del gioco d’azzardo

By admin

March 15, 2016

15/03/2016 – Siamo la nazione dei record in negativo, spiega un articolo di Reuters: il più grande mercato d’Europa e uno dei più grandi al mondo, dopo vent’anni di progressive liberalizzazioni.

«Anche in un momento di profonda crisi economica, la promessa di un jackpot, in Italia, brilla ad ogni angolo di strada». Questo è l’inizio di un articolo dell’agenzia di stampa britannica Reuters, che spiega come l’Italia sia il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa e uno dei più grandi al mondo. E come la “liberalizzazione controllata” dei giochi online avviata nel 2011 sia stata una scelta che in realtà non abbia portato significativi vantaggi (soprattutto sul fronte del contrasto alle pratiche clandestine) ad un Paese che ha mantenuto, in materia, una legislazione arretrata e un quadro normativo inadeguato ad affrontare un fenomeno in continua espansione.

Nel 2011, secondo l’AAMS, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, in Italia   la raccolta del gioco d’azzardo è stata di quasi 80 miliardi di euro, circa il 5 per cento del Prodotto Interno Lordo nazionale: il 56,3 per cento del fatturato totale è stato raccolto da slot machine e video-lotterie, il 12,7 per cento dai Gratta e Vinci, l’8,5 dal Lotto, il 4,9 dalle scommesse sportive, il 3 per cento dal Superenalotto, e il rimanente da bingo e scommesse ippiche.

Il fenomeno sembra essere in continuo aumento – che per quest’anno dovrebbe essere di oltre il 12 per cento, fino a raggiungere un valore complessivo di circa 90 miliardi di euro – anche a causa di una pubblicità pervasiva, di un’offerta sempre più varia che copre l’intero arco della giornata e della facilità con cui vi si può accedere (è possibile giocare quasi in ogni luogo, dal supermercato al web).

Ma se il fatturato legato al gioco d’azzardo è passato dai 14,3 miliardi di euro del 2000 agli 80 miliardi di euro del 2011, i ricavi per lo Stato sono aumentati solo marginalmente. La cifra ottenuta dallo Stato per le tasse sul gioco d’azzardo è stata di oltre 8,5 miliardi di euro l’anno scorso, ma è aumentata di meno di 3 miliardi tra il 2001 e il 2011. La spesa totale del consumatore sul gioco d’azzardo è cresciuta invece molto di più (nello stesso periodo e in proporzione) passando dai 19,5 miliardi del 2001 ai 79,9 miliardi del 2011.

Per incentivare questa attività, l’imposta media sulle entrate del gioco è inferiore all’11 per cento nel 2011, una cifra molto più bassa rispetto all’IVA del 21 per cento che si paga normalmente sui beni di consumo. Il risultato è che più persone di prima giocano e che, secondo una ricerca dell’istituto privato Eurispes, circa 700 mila italiani sono dipendenti dal gioco d’azzardo.

La deregolamentazione

La deregolamentazione del gioco d’azzardo è iniziata nel 1992, quando a causa della forte crisi economica l’Italia aveva bisogno urgente di entrate fiscali. Nel 1994 il fatturato non superava comunque i 6,5 miliardi di lire ed erano presenti sostanzialmente tre società: Lottomatica, Sisal e Snai. Nel 2006, la legge Bersani-Visco ha permesso agli operatori stranieri di entrare nel mercato italiano e da quel momento in poi la crescita è stata costante.

Un altro passaggio importante è costituito dal cosiddetto “decreto di Ferragosto” 2011 quando, con Silvio Berlusconi, è stata avviata la liberalizzazione dei giochi d’azzardo on line. Il fatturato del gioco on line è solo una parte di quello del gioco d’azzardo nel suo insieme, ma è anche il settore che è cresciuto di più, con un aumento rispetto al 2011 del 100 per cento. Nei primi sei mesi dopo la liberalizzazione sono stati fatturati più di cinque miliardi di euro.

Prima della legge del 2011 in Italia era già possibile giocare nei tornei di poker online, comprando fiches per un valore massimo di 250 euro. Ora invece è possibile scommettere soldi veri direttamente al tavolo da poker per un massimo di 1000 euro. Inoltre è stata ampliata la varietà dei giochi che sono ora legali.

La criminalità organizzata I giocatori d’azzardo si sono spostati dal gioco illegale a quello legale, a scapito del gioco controllato dalla criminalità organizzata, solo per un breve periodo iniziale. Secondo la Relazione della Commissione parlamentare antimafia pubblicata nel 2011 [pdf], quando il gioco d’azzardo illegale è diventato legale le organizzazioni criminali non hanno fatto altro che “trasferire” le loro attività.

Quello del gioco d’azzardo è anzi diventato uno dei settori di maggiore interesse per le grandi organizzazioni criminali: l’espansione del gioco legale non ha ridotto, ma alimentato l’illegalità soprattutto nel campo del riciclaggio di denaro rendendo molto più semplice il passaggio di grandi flussi di denaro tramite internet.

Il ministro Andrea Riccardi Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, e fondatore della comunità di Sant’Egidio che si occupa anche di molti casi di dipendenza da gioco, ha dichiarato a Reuters che «in una realtà un po’ disperata in Italia, delle persone giocano nella speranza di un miracolo». Riccardi, a marzo, aveva anche annunciato di voler regolamentare la pubblicità legata ai giochi, di voler inserire la ludopatia nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) con conseguente copertura del sistema statale di assistenza sanitaria, e di voler pubblicare la probabilità di vincita per ogni tipo di gioco.

È un dato di fatto che molti dei fatti più importanti sono legati alla parte finanziaria dell’industria del gioco d’azzardo ed i numeri sono decisamente impressionanti. Di seguito riportiamo i fatti principali sul gioco d’azzardo in base ai numeri:

Il fatturato totale dell’intero mercato mondiale del gioco d’azzardo nell’anno 2014 ha raggiunto i 450 miliardi di euro, l’Italia ha contribuito con quasi 85 miliardi. I numeri sono cresciuti costantemente ogni anno ed hanno visto un aumento del 50% nell’ultimo decennio. Nel 2014, le vincite ottenute da parte dei giocatori hanno raggiunto la cifra di 332 miliardi di euro, di cui 29 online. Nel Bel Paese, le vincite hanno toccato quota 66,9 miliardi di euro. Gli italiani hanno sprecato quasi 17 miliardi e mezzo di euro giocando d’azzardo, di cui 726 milioni spesi online.

Fino ad arrivare a un vero e proprio allarme sociale sul gioco d’ azzardo. Una slot per 172 abitanti

È una malattia sociale preoccupante, diffusa ma difficilmente quantificabile: la ludopatia, o gioco d’ azzardo patologico, è stata l’ argomento dell’ incontro organizzato in sala civica dal Movimento 5 stelle, relatori Damiano D’ Angelo, referente dell’ ufficio Antiusura del Comune di Verona, Rossana Fontanella, psicologa del servizio dipendenze dell’ Ulss 22, e Gianmarco Salgari, referente di Libera Verona.Definita dal ministero della Salute come «incapacità di resistere all’ impulso di giocare d’ azzardo o fare scommesse», la ludopatia è una patologia vera e propria, che spesso erroneamente viene considerata un vizio. Una malattia che può rovinare intere famiglie.«Gioco d’ azzardo e usura», ha detto D’ Angelo, «sono un cerchio che si chiude perfettamente e il fenomeno è molto più ampio di quello che possiamo immaginare.

Il fatturato del gioco d’ azzardo in Italia nel 2014 è stato di 90 miliardi di euro e l’ erario ha incassato 8 miliardi e 900 milioni».La ludopatia trova terreno fertile nella facilità con cui si può giocare e anche se non tutti i giocatori sono malati, più aumenta la frequenza del gioco, più il giocatore si avvicina alla patologia. Secondo i dati del servizio antiusura, a Isola della Scala l’ anno scorso gli appassionati del gioco d’ azzardo hanno potuto contare su 69 slot machine, una ogni 170 abitanti, e hanno acquistato 372.420 gratta e vinci, 32 per ogni abitante.Un gioco, quest’ ultimo, che costa poco ed è di facile utilizzo e, come ha spiegato D’ Angelo, ha una probabilità di vincita di una su 15, quindi è generoso, ma al tempo stesso subdolo e insidioso, perché «con le vincite il più delle volte uguali al prezzo del tagliando o leggermente superiori, ti fa credere di essere quasi vicino con una semplice grattatina a quella vincita importante che ti permetterà di cambiare vita.

È proprio con quel quasi, entrato in testa che lentamente, inesorabilmente, senza che la persona se ne accorga, che alla fine ti avvolge nella sua spirale». Ma in realtà le vincite importanti hanno ben altre probabilità: Win for Life, ad esempio, ne ha una su tre milioni e centrare una cinquina al lotto ne ha addirittura solo una su 23 milioni.In paese si vedono tanti giocatori intenti a grattare, ma non ci sono dati sul loro numero, davvero difficile da calcolare (i tagliandi sono da uno, due, tre, cinque, ma anche 10 o 20 euro), così come l’ ammontare della spesa locale per il gioco d’ azzardo perché tra i giochi che puntano a sviluppare dipendenza, accanto a gratta e vinci e slot ci sono carte e dadi, lotterie, lotto, superenalotto e scommesse. Anche sul numero dei malati di gioco d’ azzardo in paese non ci sono dati esatti.

All’ Ulss 22 funziona il servizio ambulatoriale Gioco d’ azzardo, aperto ai giocatori e ai loro familiari a Bussolengo, che risponde al numero 045.6712529, e a Villafranca allo 045.6305926, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 con accesso gratuito su appuntamento.«Il danno provocato dalla malattia si può ridurre, dalla ludopatia si può guarire», ha detto la psicologa Fontanella, «ma dal territorio di Isola sono poche le persone che si rivolgono al Serd di Villafranca. Forse i collegamenti rappresentano un ostacolo».I numeri ufficiali riguardano la diffusione della ludopatia a livello nazionale. Salgari ha fornito dati Codacons: «In Italia sono stimati in 800mila i malati di gioco patologico. Un numero consistente, tenendo conto che tossicodipenti e alcolisti sono invece quasi 500mila. Inoltre ci sono da 1,5 a due milioni di persone che giocano con frequenza e sono per questo considerate a rischio».Si entra nel dettaglio: «Gioca il 50 per cento dei disoccupati, il 17 per cento dei pensionati, il 25 delle casalinghe, il 17 per cento degli adolescenti e c’ è anche un otto per cento di bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, che gioca con denaro online».

Codacons ricorda che l’ industria dell’ azzardo è la terza in Italia per fatturato dopo Eni e Enel; che ogni persona malata di ludopatia costa allo Stato 38mila euro l’ anno e infine che un esercizio o un bar guadagna con le slot machine mediamente 500 euro al mese.Dall’ incontro è emersa la necessità di fare opera di sensibilizzazione, ma anche la difficoltà di contrastare un fenomeno legato alla pratica di giochi che sono legali, tanto più che nella legge di Stabilità in discussione in questi giorni è stata inserita la concessione per 15 mila nuove sale da gioco, contro una concessione richiesta inizialmente per 22 mila.Manuel Brusco, consigliere regionale del Movimento 5 stelle, ha sottolineato come il problema sia di difficile soluzione anche perché «in Parlamento siede la lobby dei fornitori di macchinette».

 2015 – Azzardo, un altro anno record. Giocati quasi 90 miliardi

Nel 2015 gli italiani sono arrivati a spendere 88 miliardi e 500 milioni di euro

Per farci un’idea: lo scorso anno solamente le scommesse sono cresciute del 28 per cento rispetto al 2014 e il nostro paese ricopre una quota del 26,5 per cento sul volume totale del gioco d’azzardo legale a livello mondiale. Il fatturato da miliardi di euro per le lobby continua indisturbato e soltanto quello dell’industria delle slot, in quindici anni, è schizzato del 350 per cento.

Un affare per lo stato? Tutt’altro… «La rendita assicurata allo stato italiano – spiega il sociologo Maurizio Fiasco, presidente di Alea, associazione per lo studio del gioco d’azzardo e i comportamenti a rischio – non è però così redditizia: l’aliquota riservata su ogni giocata è soltanto del 9 per cento rispetto a quando 30 anni fa lo stato tratteneva il 30 per cento, autorizzando pochissimi giochi. Qui si cela un prelievo fiscale occulto soprattutto ai danni del ceto più debole. Inoltre, le concessionarie hanno sedi fiscali all’estero dove pagano le imposte indirette sul reddito senza nessun beneficio per lo stato italiano».

Il gambling è la nuova eroina di migliaia di persone (un italiano su 75 è colpito da ludopatia) che distruggono se stesse, dilapidando redditi, annientando famiglie e relazioni personali. A Padova nel 2015 ben 308 persone sono state seguite dall’ambulatorio contro il gioco patologico del Sert dell’Ulss 16 che stima comunque che siano circa 2 mila i padovani affetti da ludopatia, poiché il fenomeno continua a essere sommerso, facile da mascherare a chiunque. «Abbiamo stimato che gli oltre 88 miliardi giocati lo scorso anno – continua Fiasco – hanno eroso 70 milioni di giornate lavorative, perché è qui che si fonda il sistema che spinge la persona a occupare sempre più tempo della propria vita nel gioco. Le macchine sono costruite scientificamente ad arte per rinforzare la gratificazione del giocatore con piccole vincite, ma in questo modo il concessionario deve riservare al montepremi somme più alte ed è per questo che ha bisogno che il giocatore giochi sempre di più per fidelizzarlo attraverso la dipendenza».

Ma di fronte all’evidenza dei numeri e al «labirinto di un comportamento compulsivo» come lo ha definito mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, lo stato italiano che fa? Dopo aver tentato lo scorso ottobre di inserire nelle bozze della legge di stabilità 2016 altri 22 mila punti gioco, col duplice obiettivo di accontentare le lobby e ricavarne un altro mezzo miliardo, il governo Renzi, venendo smascherato subito dall’opposizione pentastellare, ha stabilito una riduzione del 30 per cento delle slot machine. Attenzione, però: entro il 2019. Il mercato del «gioco con alea con posta in denaro» (come viene definito retoricamente con un artificio linguistico nel sito dei monopoli di stato) si sostanzia con la pubblicità che regola un giro d’affari di 25 milioni l’anno investiti in gran parte in tv: per porre un freno al rischio patologico, la legge di stabilità ha posto dei paletti all’interno della fascia oraria “protetta” dalle 7 alle 22 nelle trasmissioni radiofoniche e televisive, che rappresentano il campo migliore dove seminare gli annunci. «Un’altra foglia di fico – conclude Fiasco – perché quello di cui ha bisogno il paese è invece di essere educato a una consapevolezza e a una responsabilità civile su un problema dilagante».

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