Ambiente e salute

M5S: Patrizia TERZONI e Samuele SEGONI “Le cause dell’alluvione in Sardegna”

By admin

November 28, 2013

27/11/2013 – Poco fa si è votata la Mozione sull’emergenza in Sardegna. Abbiamo raggiunto un accordo per una mozione condivisa da tutta la Camera e sono stati inseriti 5 punti della nostra mozione #M5S qui riassunti:

1- attivarsi immediatamente per accedere ai FSUE (fondi di solidarietà della UE per le grandi calamità) 2- fermo riscossioni da parte di Equitalia 3- sospensione pagamento tributi, mutui o prestiti 4- evitare utilizzo di tali risorse per ricostruire in aree a rischio (privilegiare lo spostamento in aree sicure) 5- non solo emergenza, ma interventi di prevenzione su tutta Italia

Questo il testo del mio intervento

Il tema del dissesto idrogeologico deve essere affrontato con serietà. L’improvvisazione e l’atteggiamento di arroganza tipico di chi prova a diventare dun tratto un esperto in materie in grado di incidere sulla vita di migliaia di persone e sul futuro di intere comunità sono parte importante della causa del problema. Per questo ho deciso di prendere in prestito le parole di chi parla di dissesto idrogeologico con cognizione di causa e soprattutto di chi si adopera da una vita per la difesa del proprio territorio. In questi giorni si è levata per l’ennesima volta la voce degli inascoltati, di coloro che vengono interpellati ed hanno voce solo quando c’è da piangere morti e disastri e che ritornano nel silenzio appena spenti i riflettori e che hanno l’ingrato compito di dire “noi l’avevamo detto”. Sto parlando dei geologi e in particolare dell’ordine dei geologi sardi che in questo caso stanno ripetendo le stesse cose ascoltate nei mesi scorsi e negli anni passati dai geologi toscani, marchigiani, calabresi, campani, liguri, siciliani. A proposito, una piccola parentesi: vi siete già dimenticati di Messina? Perchè il problema oggi è della Sardegna e siamo qui a discuterne, ma non dimentichiamoci che alcune settimane fa è toccato alle Marche con 2 morti, ancora più recentemente in Calabria, ma cè anche la Liguria, la Puglia, la Toscana. Sembra un bollettino di guerra.

INTERVENTO SAMUELE SEGONI:

“Il ruolo del geologo è in continua evoluzione” ha ricordato Boneddu, “divenendo sempre più importante anche in una regione come quella sarda, dove 306 comuni (l’81% del totale) possiedono porzioni del proprio territorio ad elevato rischio idrogeologico. Un dato questo che ci ricorda che l’attuazione di scrupolose politiche di difesa del suolo e delle opere di mitigazione, deve divenire prioritaria e supportata da risorse economiche certe, sulle quali basare una adeguata pianificazione e programmazione”. “In una fase di profonda crisi” aggiunge Boneddu, “se gli interventi di prevenzione e monitoraggio sul territorio prevalessero su quelli d’emergenza, si genererebbe un enorme volano per la ripresa economica, oltre che una valida politica di riconversione del nostro tessuto industriale. Non dimentichiamoci che talvolta i fenomeni di dissesto sono conseguenza, o comunque vengono intensificati, dalla mancata manutenzione dei corsi d’acqua, delle cunette stradali; dall’assenza di monitoraggio dello stato delle opere di difesa del suolo già realizzate sui versanti o più semplicemente dalla verifica di ispezione dei canali tombati all’interno dell’edificato”. Queste parole risalgono al primo ottobre 2013 e a leggerle oggi fanno venire i brividi. Proprio per questo la Commissione ambiente aveva chiesto all’unanimità lo stanziamento di 500 milioni di euro per la prevenzione e la messa in sicurezza del Territorio. Nel 2008 lo stesso ministero dell’Ambiente aveva valutato in 40 miliardi di euro i fondi necessari a mettere in sicurezza paesi e città. In 15 anni ne sono stati spesi 4,25. Ovvero 300 milioni all’anno: troppo poco. E come se non bastasse i finanziamenti a questo scopo sono stati ridotti ancora, a un decimo: 30 milioni per il 2014. Per cui siamo di nuovo qui per chiedere finanziamenti perchè i 26 milioni gia stanziati per la Sardegna non bastano. Il governo deve fare molto di più. Ma veniamo alle parole pronunciate subito dopo l’evento da Antonello Frau, vice Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sardegna “I tragici eventi che stiamo vivendo, obbligheranno tutti a confrontarsi per una più consapevole manutenzione e gestione del territorio sulla scorta di quelle che sono le sue sensibilità e vulnerabilità; solo in questo modo metteremo in sicurezza le nostre popolazioni dal rischio di ripetersi di nuove tragedie. Lo abbiamo ripetuto innumerevoli volte: i fenomeni di dissesto sono la naturale conseguenza, o vengono intensificati, dalla mancata manutenzione dei corsi d’acqua e delle reti di smaltimento delle acque piovane lungo le strade; dall’assenza di monitoraggio dello stato delle opere di difesa del suolo già realizzate e in generale dal mancato presidio e verifica delle condizioni di stabilità dei versanti e di ispezione dei canali tombati all’interno dell’edificato. È fondamentale prendere coscienza della reale situazione dei luoghi, valutare la compatibilità dell’edificato con la pericolosità idrogeologica e potenziare le attività di protezione civile, calando queste ultime in maniera efficace e pratica sul territorio al fine di tutelare e difendere al meglio l’incolumità delle persone. La difesa delle vite umane è prioritaria a prescindere dai contesti in cui queste si trovano e rispetto a qualsiasi sistema vincolistico o di infrastrutturazione presente in maniera più o meno adeguata sul territorio”

INTERVENTO DI PATRIZIA TERZONI:

Il geologo Fausto Pani ha affermato: “L’attenzione è sempre per i morti e non per i vivi che anche questa volta non saranno aiutati a gestire il territorio Per volontà, disattenzione o semplice speculazione.” “Passata l’emergenza – sostiene Pani – si continuerà a costruire dove non si dovrebbe. E soprattutto a dimenticare che l’acqua riesce sempre a ritrovare il suo vecchio percorso. Anche se coperto dal cemento, come è successo a Olbia“. é per questo che nella mozione abbiamo messo la possibilità di utilizzare questi finanziamenti per ricostruire gli edifici distrutti in aree sicure. è evidente che le zone colpite dall’alluvione sono a rischio idrogeologico quindi ricostruire li sarebbe un ennesimo errore. “Ancora una volta – dice Pani – si ripetono gli stessi errori. A furia di espanderci e ridurre i corsi d’acqua ci si fa del male. E non tutto, purtroppo, è recuperabile. Bisognerebbe abbattere interi quartieri e lottizzazioni. Mentre in Olanda si allargano gli argini per dare respiro, qui si tappa tutto. Il caso da manuale resta comunque quello di Olbia, spiega il geologo: “Il vecchio nucleo, il centro storico, non ha subito i terribili danni delle periferie. Perché prima si costruiva con cognizione, rispettando anche i piccoli torrenti. Ora non più” Pani segnala che i tagli colpiscono anche gli studi e addirittura uno strumento ritenuto indispensabile come il Piano d’assetto idrogeologico. “La Regione ha di recente tagliato ben un milione e mezzo di euro tra il silenzio generale”. L’Isola, da Nord a Sud , è devastata, non solo le città ma pure le campagne. La Gallura quella più colpita, ma ovunque ci sono frane, smottamenti e paesi isolati. E se per Olbia le ragioni si trovano nel disordine urbanistico e nell’espansione forzata, per il resto il discorso è diverso. “Il territorio è dimenticato – spiega Pani – dai privati e dall’amministrazione pubblica”. Manca la manutenzione ordinaria di contadini e pastori, anche per via del continuo spopolamento, e i piccoli comuni hanno difficoltà a gestire i piani di Protezione civile. “Alcuni non hanno nemmeno questo piano, non sanno dove le persone di devono riunire in caso di estrema emergenza, come questa. Da qui il panico”. Riprendiamo anche le parole di Alessandro Trigila, ricercatore dell’Ispra ed esperto di frane e dissesto idrogeologico “Lo si ripete ad ogni emergenza: bisogna ridurre la cementificazione, fermare quegli otto metri quadri al secondo di terra che vengono rimpiazzati, anche in questo istante, dall’asfalto. Parole che però restano nel vuoto: le costruzioni aumentano e al posto di frenarsi su boschi o pianure le alluvioni si abbattono su strade, palazzi, capannoni. Nel 1956 era urbanizzato il 2,8 per cento del territorio. Oggi è il 7: più di due volte tanto. Consumare il suolo a questa velocità significa aumentare l’esposizione delle persone alle conseguenze dei fenomeni naturali. Nel 1961 l’Italia aveva 50 milioni di abitanti, nel 2011 sono diventati 57. Il 12 per cento in più. Nello stesso periodo però le case sono passate da 14 a 27 milioni. Con un aumento di circa il 100 per cento.

Ogni anno, nel mese di Novembre e poi nei giorni a cavallo tra l’inverno e la primavera riascoltiamo queste parole. Le abbiamo ascoltate talmente tante volte che ormai probabilmente stanno perdendo significato. Oggi abbiamo la possibilità di iniziare ad ascoltare parole nuove e soprattutto non vuote. Parole che parlano di manutenzione, prevenzione, investimenti. Il MoVimento 5 Stelle sin dal primo giorno seguente l’insediamento ha posto il tema del dissesto idrogeologico in cima alle sue priorità presentando interrogazioni e mozioni, quindi oggi siamo assolutamente pronti a fare la nostra parte e vigileremo affinchè gli impegni che vengono presi oggi in questa sede siano finalmente rispettati.