Economia

L’Ucraina in bilico tra Bruxelles e Mosca

By admin

November 29, 2013

“Il governo ucraino ha fatto dietro front considerando la Russia un partner più conveniente dell’Unione Europea”. L’Accordo di associazione tra Unione Europea e Ucraina che si sarebbe dovuto tenere questo giovedì a Vilnius è naufragato ancor prima di cominciare. Molteplici sono le ragioni che spiegano quest’improvvisa rottura: non sono solo politiche, ma soprattutto energetiche. Non è la prima volta che gli interessi economici legati alle risorse energetiche regolano le dinamiche geopolitiche europee e asiatiche. Il vecchio continente, impossibilitato a soddisfare il fabbisogno energetico interno a causa della scarsità di risorse proprie, è strettamente dipendente dalle importazioni di queste ultime in primo luogo dalla Russia. Per cercare di ridurre questa eccessiva dipendenza da Mosca, scongiurando il pericolo di improvvise interruzioni di flussi di risorse in caso di contenziosi con questa, l’Europa ha cercato progressivamente di diversificare i propri partner commerciali con cui stipulare accordi autonomi. Tuttavia, a giudicare dalle sue recenti mosse in campo energetico, sembra invece che l’Unione Europea stia innescando non poche controversie con i suoi partner.

L’ultima di queste è proprio quella che coinvolge l’Ucraina, paese con cui l’Unione Europea ha di recente cercato di porre le basi per un accordo preliminare sulle forniture energetiche, cercando di limitare la presenza di Gazprom nel paese attraverso un controflusso di gas proveniente dalla Slovacchia. L’accordo prevedeva, tra le altre cose, anche una zona di libero scambio tra Ucraina ed UE, rendendo quindi possibile per il paese esportare i suoi prodotti senza dazi doganali. Di conseguenza, per molti europeisti l’intesa avrebbe costituito un passo improntante per il possibile ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Tuttavia, nell’orientare la propria strategia economica, quest’ultima non si è resa conto delle inevitabili conseguenze che ne sarebbero derivate: prima fra tutte è stata l’aumento delle pressioni e ritorsioni del governo moscovita su quello ucraino, per scongiurare eventuali danni all’economia russa derivanti dalla creazione della zona di libero scambio. Infatti, da quando il governo ucraino ha cominciato a parlare di integrazione europea, le esportazioni del paese verso la Russia si sono ridotte di oltre il 20% causando diversi problemi economici. Senza contare poi che la Naftogaz, la compagnia nazionale ucraina di gas e petrolio, ha ingenti debiti nei confronti di Gazprom.

Tutte ragioni che hanno spinto il governo ucraino a fare dietro front e a considerare la Russia un partner più conveniente dell’Unione Europea. Tra l’altro, quest’ultima non è neanche stata in grado di promettere al governo di Kiev adeguate compensazioni per le perdite derivanti dal deterioramento delle relazioni economiche con Mosca qualora fosse stata creata la zona di libero scambio. Decisione dunque, quella ucraina, assolutamente strategica e comprensibile, decisa a non compromettere i rapporti commerciali con il suo maggior interlocutore in campo economico. Meno astuta la mossa dell’UE: nel cercare una soluzione all’eccessivo vincolo economico con la Russia, Bruxelles ha finito per congelare definitivamente il processo d’integrazione ucraino nell’Unione e ha creato non pochi attriti con il governo moscovita. Fonte