Cronaca

Est e Ovest, Berlino ha ancora due anime

By admin

November 29, 2013

Quello dei vecchi cittadini della repubblica democratica non è un semplice capriccio, ma vera e propria delusione nei confronti di un sistema che era stato presentato come la panacea di tutti i mali, ma che in realtà non si è dimostrato tanto migliore del vecchio socialismo.

La Germania è un paese ancora diviso: è la sensazione che si prova arrivando in quella che fino a poco più di vent’anni fa era la città simbolo della “guerra fredda”, Berlino. Una città unica nel suo genere, capace di racchiudere in se tutte le contraddizioni della Germania attuale. Il punto che forse rappresenta di più la contraddizione della nuova Germania è Alexanderplatz, la piazza principale dell’ormai ex Berlino Est, capace ora di racchiudere al suo interno il mix tutto tedesco di realismo socialista e capitalismo. L’osservatore attento si renderà rapidamente conto che, nonostante sia passato un quarto di secolo da quel 9 novembre 1989, giorno della caduta del Muro e data simbolo di inizio per il collasso dell’ “Impero del Male”, le divisioni e le differenze tra le due Germanie sono tutt’altro che sopite.

Passeggiando per le strade e allontanandosi dal centro turistico della città si notano chiaramente i segni della divisione: ad impressionare, oltre alla differenza nell’architettura tra le due parti della città, è la differenza tra le persone. In quello che fu il paese vetrina del blocco comunista, la DDR, il numero di poveri è più alto che a occidente, tanti sono gli uomini e le donne costretti a vivere per strada, complice la disoccupazione creata dal liberismo scellerato che ha fagocitato il vecchio sistema produttivo di questa parte del paese. Tutto questo può sembrare assurdo e ai limiti della realtà in un paese come la Germania, preso a modello per il suo rigore, per il suo avanzato status, per l’economia all’avanguardia. In effetti la Germania è il paese più ricco d’Europa, dove la disoccupazione generale non supera il 6 %, le imprese lavorano a pieno ritmo e della crisi che ha colpito gran parte del continente non si vede nemmeno l’ombra. Ma la Riunificazione ha avuto costi altissimi, umani ed economici. In totale il processo di integrazione è costato alle casse della Repubblica più di duemila miliardi di euro, spesi per adeguare il vecchio sistema comunista dell’est al sistema capitalista della Germania Federale. Ma se il denaro è stato tutto sommato ben speso, consentendo all’est di adeguare il sistema di trasporti, di servizi ai canoni moderni dei suoi cugini, a pesare sulla popolazione sono stati i costi umani.

Se i primi anni che seguirono la riunificazione furono anni di speranza e entusiasmo per gli Ossi, tedesco-orientali, a partire da fine anni 90’ si è assistito al cosiddetto fenomeno della Ostalgia, la nostalgia per la vecchia DDR. Nei cinque Lander orientali, questo fenomeno ha avuto un vero e proprio boom. Secondo i suoi detrattori non è altro che la solita storia del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma in realtà la situazione è più complicata di così. Infatti, quello dei vecchi cittadini della repubblica democratica non è un semplice capriccio, ma vera e propria delusione nei confronti di un sistema che era stato presentato come la panacea di tutti i mali, ma che in realtà non si è dimostrato tanto migliore del vecchio socialismo, che pur con tutti i suoi limiti garantiva quel minimo di stato sociale che nel mondo occidentale, dominato dai tecnicismi dell’alta finanza, è stato sacrificato sull’altare del denaro e del profitto.

Per comprendere a pieno questo fenomeno non c’è niente di meglio che guardare a Berlino, città divisa per quasi mezzo secolo e per questo capace di riflettere le macro differenze tra le due Germanie. Se si guardano i risultati elettorali della città nelle ultime elezioni, sembra quasi che il muro non sia mai caduto, in quanto i quartieri orientali continuano a votare per gli eredi del vecchio partito comunista della Linke mentre a ovest i democristiani della CDU hanno vittoria facile. Un osservatore attento può cogliere, anche senza una conoscenza approfondita della vita politica tedesca, queste differenze. Passeggiando e allontanandosi dalle vie battute dal turismo, magari addentrandosi nei quartieri orientali, si può vivere ancora lo spirito di quella che fu la “guerra fredda”.

Ma è solo liberandosi la testa dall’eccessivo “americanismo” frutto dell’educazione scolastica, usando lo spirito critico, che si può capire il disagio di milioni di tedeschi, che si sentono in tutto e per tutto cittadini di serie B, senza memoria storica, spazzata via dalla riunificazione, che più che un processo di riavvicinamento reciproco altro non è stato che un fagocitamento forzato dell’ovest nei confronti dell’est. Fonte