Ambiente e salute

Unione Europea: approvata direttiva bavaglio per i giornalisti che indagano sulle multinazionali

By admin

April 25, 2016

24/04/2016 – Approvata la direttiva UE sul “Segreto d’affari”. Mentre la classe politica e gli ambienti d’affari sono colpiti dallo scandalo di ‘Panama Papers’, i deputati del Parlamento europeo hanno approvato il 14 aprile scorso, a maggioranza relativa, (503 a favore, 131 contrari, 18 astensioni) il molto controverso rapporto sulla direttiva intitolata “Protezione delle conoscenze e delle informazioni commerciali non divulgate (segreto d’affari) contro il conseguimento, l’utilizzazione e la divulgazione illecita” più comunemente chiamata direttiva «segreto d’affari». Oggetto della direttiva è la definizione di un quadro europeo al fine di meglio proteggere in Europa le conoscenze che raggruppano tutti i procedimenti di fabbricazione, d’organizzazione, e le tecniche acquisite attraverso l’esperienza, per produrre un bene o fornire un servizio, che oggi sono regolarmente oggetto di pratiche sleali, in particolare da parte di paesi terzi, in primo luogo della Cina. E ciò a causa di una frammentazione troppo importante delle legislazioni europee. Secondo numerosi parlamentari europei – i Verdi in prima fila – la direttiva, nella sua forma attuale, potrebbe esporre chi suona l’allarme, e i giornalisti, a dei procedimenti giudiziari quando rivelassero delle informazioni assimilabili a dei segreti d’affari, come nel caso di ‘Panama papers’ o di ‘Luxleaks’. Questi parlamentari che criticano il progetto legislativo ci tengono a far sapere che non sono contrari ad una armonizzazione delle legislazioni europee, ma che si oppongono solo alla definizione dell’art. 2, che secondo loro è chiaramente a favore delle imprese. Le imprese, infatti, con questa direttiva, disporranno di un flou giuridico che permetterà loro di invocare i segreti d’ufficio ogni qualvolta saranno in gioco i loro interessi. Toccherà allora ai giornalisti e a chi suona l’allarme di provare che agiscono in favore dell’interesse pubblico. Questa opinione, naturalmente, non è condivisa dal relatore del PPE che a nome del suo gruppo si è battuto – ha dichiarato – affinché le garanzie per il lavoro dei giornalisti e la protezione di chi suona l’allarme introdotte nel testo siano reali e senza ambiguità e che era assolutamente necessario dotarsi di un quadro giuridico europeo, mettendo fine al mosaico di leggi nazionali differenti per lottare contro lo spionaggio economico e industriale, cioè contro il saccheggio di cui sono vittime le nostre imprese europee. Sono numerose le ONG che hanno denunciato il progetto di direttiva. Sono circolate tre petizioni contro il voto della direttiva, che hanno raccolto più di 800 mila firme. Le imprese, invece, sembrano soddisfatte del testo adottato. La direttiva permetterà di evitare – secondo loro – l’appropriazione fraudolenta da parte di Paesi terzi. Questo atto legislativo sarà benefico anche nel quadro dei negoziati del Partenariato transatlantico commerciale e d’investimento (TTIP), l’Unione europea essendosi dotata di una base legislativa comune. Un punto, questo, molto importante nel momento in cui la questione dei segreti d’affari è pure dibattuta negli Usa. Il Consiglio approverà la direttiva in una delle sue prossime sessioni. Poi gli Stati membri avranno due anni per recepirla. Ora che la direttiva è stata adottata tocca ai giornalisti a livello nazionale assicurarsi che i governi la realizzino rafforzando il suo campo d’applicazione. Lo zoccolo giuridico essendo minimo, gli Stati potrebbero rafforzarlo e “indurirlo”. FONTE

LE MONDE – Racconta il giornale parigino che il testo adottato la scorsa settimana ha lo scopo di proteggere le aziende contro lo spionaggio economico e industriale. Uno dei casi che ha provocato l’intervento del legislatore europeo, su pressione delle lobbies interessate, è avvenuto nel 2005: nel Rally del Giappone un individuo approfitta del passaggio di consegne tra due turni di guardia per entrare in un capannone nel parco di servizio del circuito e rubare il pneumatico ‘magia’ che ha contribuito al successo di Citroën nel Campionato del Mondo. DIRETTIVA – La direttiva adesso stabilisce che in caso di furto o di uso illegale di informazioni riservate (innovazioni tecnologiche, ma anche i dati economici o di qualsiasi altro documento), le vittime possono rivolgersi ai tribunali in Europa. Probabilmente questa possibilità, che sembrerebbe normale a nostro modo di vedere, non era concessa da qualche Stato europeo. Dunque la direttiva dispone che: «Gli Stati membri garantiscono che i titolari di segreti commerciali hanno il diritto di applicare le misure, procedure e mezzi di ricorso previsti dalla presente direttiva per evitare l’acquisizione, uso o divulgazione illecita di un segreto affari o per ottenere il risarcimento di tale fatto. » Secondo i presentatori del testo e in base a quanto si legge nella dichiarazione a sostegno della direttiva: «La tutela dei segreti commerciali non dovrebbe estendersi ai casi in cui la divulgazione di un segreto commerciale di interesse pubblico, nella misura in cui può rivelare cattiva condotta o altri illeciti o direttamente pertinenti attività illegali. » INTERPRETAZIONE – Resta però un problema fondamentale che verrà risolto probabilmente in futuro dalla giurisprudenza nazionale e da quella comunitaria. Che cosa si intende per rilevanza della rivelazione e interesse pubblico? Ad esempio, afferma il giornale parigino, nel caso di «Panama Papers», molte società offshore (che non hanno realizzato attività illegali) sarebbero state in grado di utilizzare la direttiva per mettere a tacere i media (ma non la magistratura, aggiungiamo noi). STATI – I 28 Stati europei hanno ora due anni di tempo per trasporre la direttiva nella loro legislazione nazionale. Gli oppositori del nuovo provvedimento segnalano che alcuni governi potrebbero essere però tentati di utilizzare il testo per ostacolare le indagini in tema di politica economica: mi sembra un processo alle intenzioni, ma sarà la magistratura a decidere successivamente (o a influire preventivamente) sul comportamento della politica, come di solito avviene in Italia. Tratto da FIRENZEPOST

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