Esteri

Cosa c’è dietro il video “americano” di Hassan Rowhani

By admin

November 29, 2013

Il presidente iraniano diffonde un video ispirato alla campagna di Obama del 2008. Dietro la produzione c’è un regista legato ai servizi di sicurezza dell’Iran Dal momento del suo insediamento in agosto, Hassan Rowhani si è fatto latore, assieme a diversi suoi ministri, di uno stile di comunicazione inedito per l’austera Repubblica islamica. Incurante del filtraggio dei principali social network che vige dal 13 giugno 2009, la data dell’inizio della contestazione di massa alle elezioni presidenziali del giorno precedente, il presidente iraniano ha fatto uso massiccio di Twitter per mantenere i contatti con la sua “core constituency”, quella borghesia urbana assai attiva su internet che già fece uso di Twitter e Facebook per coordinare le proteste del 2009-2010.

Fu un account tuttora ufficiosamente attribuito al neo-presidente, @HassanRouhani, a rivelare, il 27 settembre, che Barack Obama aveva appena terminato la sua storica telefonata all’omologo iraniano.

A cento giorni esatti dall’inizio del dopo-Ahmadinejad, un breve filmato prodotto da un documentarista già parte dello staff di Rowhani, Hossein Dehbashi, ha sottolineato il forte cambiamento nello stile tra i due capi di stato iraniani. Il filmato, dalla durata di quasi cinque minuti e distribuito tramite un altro degli strumenti centrali dell’arsenale informatico-comunicativo di Rowhani, YouTube, e sul nuovo portale video non censurato aparat.com, è fortemente influenzato dal clip prodotto dalla campagna elettorale di Barack Obama durante le presidenziali Usa del 2008 e mantiene pressappoco lo stesso formato.

Un discorso pubblico del protagonista politico – in questo caso, spezzoni del discorso d’inaugurazione fatto da Rowhani al cospetto della Guida Suprema Ali Khamenei e di altre autorità statali, il 4 agosto – viene coadiuvato dalla ripetizione delle stesse parole da uno stuolo di celebrità e comuni cittadini. Mentre Scarlett Johansson fece da “ripetitrice” per le parole di Obama nel 2008, il noto attore e cantante Amir Hossein Modarres fa parte del coro del video prodotto da Dehbashi, che ha curato in precedenza i due documentari elettorali di Rowhani trasmessi dalla tv di stato prima del voto di giugno.

Il tema del filmato dedicato ai primi cento giorni di Rowhani sembra esser dedicato all’unità nazionale, e si avvia con l’esortazione del presidente a dare modo a «chiunque ha a cuore le sorti di questo paese» di contribuire ad allentare i vari “nodi” che ne ostacolano il progresso. La presenza di uomini e donne di vari strati sociali in egual misura, di alcuni frammenti recitati in lingue utilizzate da minoranze linguistiche, come il curdo e l’arabo, e pure nel linguaggio dei segni per i sordomuti, evidenzia la direttrice delle primissima fase della presidenza di Rowhani, imperniata sulla necessità di generare una riconciliazione nazionale dopo gli anni di tensione e laceranti divisioni interne della seconda presidenza Ahmadinejad.

Il sollievo generale che ha fatto seguito alla stesura degli accordi preliminari di Ginevra sul nucleare ha così amplificato il “Yes, We Can” che risuona, anche se non cantato con le ormai celeberrime parole inglesi, nel filmato preparato da Dehbashi. Quest’ultimo fu probabilmente ispirato dal suo soggiorno negli Stati Uniti, che finì bruscamente nel 2010, quando fu espulso dopo esser stato accusato d’aver contraffatto alcuni documenti per la propria residenza.

Dehbashi è considerato vicino a quello stuolo di funzionari dei servizi di sicurezza iraniani legati a Rowhani tramite il Consiglio per la sicurezza nazionale, guidato dall’attuale presidente tra il 1989 e il 2005, e ora al governo con lui. Dalle loro osservazioni sull’evoluzione della società iraniana e dalla necessità di reagire efficacemente alla sua emotività e alla sua crescente modernità è scaturito il cambio di marcia dalle adunate di piazza di Ahmadinejad degli anni scorsi ai messaggi tecno-patriottici di oggi, per sostenere così un presidente che ha ridato pur fragilmente e preliminarmente, ottimismo e speranza a un paese che ne era privo da diverso tempo. Fonte