Ambiente e salute

Pensioni, l’uscita anticipata costerà 10 miliardi: uscita anticipata, allo studio un prestito con mutuo di 20 anni

By admin

June 15, 2016

15/06/2016 – L’altra casta (i sindacati) aspettano di capire come verranno calcolati, per spartirsi, gli interessi. Uscita anticipata senza penalizzazioni. Allo studio un prestito di 20 anni. Il governo ha ribadito l’intenzione di non modificare la legge Fornero e la volontà di consentire la flessibilità di uscita dei lavoratori con strumenti finanziari. Nannicini: “Nessuna penalizzazione, ma un ammortamento del prestito”.

Nessuna penalizzazione per la pensione anticipata, ma un prestito con un piano di ammortamento di venti anni, una copertura assicurativa e una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela. E’ la proposta messa sul piatto dal governo nell’incontro con i sindacati durante il quale il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Tommaso Nannicini e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno ribadito l’intenzione dell’esecutivo di non toccare la riforma Fornero.

Banche e assicurazioni. Nannicini, in particolare, ha spiegato che il “coinvolgimento degli istituti finanziari, delle banche e delle assicurazioni” non verrebbe fatto per una questione ideologica ma nascerebbe esclusivamente dal rispetto dei vincoli di bilancio: la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, infatti, costerebbe dieci miliardi di euro l’anno, troppo per le casse dello Stato. All’incontro hanno partecipato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo che entrando al ministero ha detto: “Il Paese si aspetta qualcosa di buono, vediamo di non deluderlo”. Il governo ha ribadito l’intenzione di non modificare la legge Fornero e la volontà di consentire la flessibilità di uscita dei lavoratori con strumenti finanziari.

I negoziati. La proposta dell’esecutivo è adesso al vaglio dei sindacati in vista del prossimo incontro del 23 giugno con i rappresentati dei lavoratori che aspettano di capire nel dettaglio, come il governo formalizzerà la proposta. Secondo quando emerso dalla riunione, il prestito pensionistico per chi lascia il lavoro prima dell’età di vecchiaia dovrà essere restituito con rate fino a 20 anni con gli interessi. Inoltre, ci sarebbe un costo diverso per chi perde il lavoro prima di raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione e per chi decide di lasciare spontaneamente l’impiego.

Il prestito. Ai sindacati, Nannicini ha voluto spiegare che non si tratta di penalizzazione ma solo di una “rata di ammortamento”, come nel caso di un mutuo per l’acquisto di una casa o di un prestito per finanziare l’acquisto di un bene. L’ipotesi del Governo – riferiscono i sindacati – prevede che una banca anticipi l’importo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia: una somma che poi verrebbe restituita nel tempo. Insomma non una vera penalizzazione sull’assegno previdenziale, ma una trattenuta per pagare la rata di ammortamento del prestito di 20 anni con la copertura assicurativa ed una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato “per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela”. L’anticipo pensionistico sarà gestito dall’Inps cui – nell’ipotesi di Palazzo Chigi – spetterà l’onere di creare il rapporto con gli enti finanziari che erogheranno l’anticipo netto della pensione ai lavoratori che certificheranno la richiesta di pensionamento anticipato.

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Il rischio penalizzazione. Come detto, i sindacati aspettano di vedere come il governo entrerà nei dettagli della proposta. Uno studio recente della Uil, infatti, ipotizzare che l’uscita anticipata potesse costare fino a una mensilità l’anno: un calcolo basato sul meccanismo che probabilmente verrà adottato e cioè l’accesso alla pensione con un anticipo fino a 3 anni rispetto al requisito anagrafico richiesto, da “pagare” (attraverso un prestito di un istituto di credito, garantito dallo Stato) con una rata applicata sulla pensione. Ipotizzando un’indicizzazione del trattamento previdenziale pari all’1% per ogni anno e un tasso d’interesse applicato del 3,5%, un lavoratore che accedesse con un anno di anticipo e con un trattamento pari a 1.000 euro lordi perderebbe così il 6,9% della pensione, ovvero il corrispettivo di un importo mensile netto in meno ogni anno (898 euro). L’onere, chiaramente, crescerebbe all’aumentare degli anni di anticipo. Per questo i sindacati aspettano di capire a carico di chi sarebbero gli interessi. FONTE

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