Piemonte

Palazzo Lascaris, TORINO – Dimissioni: è scontro sul calendario

By admin

November 29, 2013

“O si va a casa subito o congeliamo tutto”, dicono i due consiglieri dell’Idv, rifiutando la scadenza imposta “unilateralmente” dal Pd. Di data pretestuosa parla anche Laus che teme la “beffa” di Cota: “Scommetto che sarà il governatore a staccare la spina” La notte porta Consiglio: da sciogliere. È così a meno di ventiquattr’ore dall’incontro promosso dal Pd con gli alleati di coalizione, l’Italia dei valori, che ieri si era mostrata piuttosto scettica sulle modalità dell’Aventino “ad orologeria”, alza il tiro: andiamo a casa subito, che senso ha attendere il 28 febbraio? «Rispettiamo le complesse dinamiche interne agli altri partiti – scrivono in una nota Andrea Buquicchio, capogruppo Idv a Palazzo Lascaris e il consigliere Tullio Ponso -, ma non andiamo a ruota di nessuno. Le scelte notificate a cose fatte non ci piacciono per nulla, a prescindere dal merito. Il governo di centro destra ha fallito? Sicuramente sì.

E allora tutti a casa oggi, e non il giorno di San Romano (28 febbraio 2014). Le nostre firme ci sono, dove sono le altre ventinove necessarie a chiudere subito questa pagina? L’Aventino ad orologeria fa sorridere». Si mostrano comunque scettici, i due esponenti dipietristi (il terzo, Luigi Cursio è trasmigrato al gruppo Misto) sulla reale possibilità di raggiungere le 31 sottoscrizioni, necessarie per chiudere baracca e burattini e andare a elezioni anticipate. Da questo momento, aggiungono Buquicchio e Ponso, fino al termine della legislatura «qualora non avvenisse immediatamente come vorremmo, occorre garantire agli elettori delle opposizioni un’adeguata funzione di controllo nei diversi livelli istituzionali dell’ente». Pertanto Ponso, che attualmente riveste la funzione di questore di minoranza nell’Ufficio di Presidenza, rimette «nelle mani di tutte le opposizioni, dal Pd al Movimento 5 stelle, nessuno escluso», la carica, ma «ribadisce, senza tanti giri di parole, che l’opposizione (chiunque sia il prossimo rappresentante nell’Udp) non può e non deve sottrarsi sino allo scioglimento del Consiglio a quella, così come ad altre funzioni di controllo, nel rispetto del mandato affidato dai cittadini». Quindi o via subito o altrimenti congeliamo la situazione. Chissà se il fatto che tutti e tre sono indagati in Rimborsopoli può aver contribuito a determinare tale posizione un tantino arzigogolata?

Resta intransigente, invece, Mauro Laus, autore della mozione che impegna alle dimissioni immediate. «Non ha alcun senso la data del 28 febbraio come termine per abbandonare unilateralmente l’aula, tanto né il bilancio né la riforma elettorale, per non dire del piano sui fondi strutturali europei, potrà essere approvato entro quel giorno. Inoltre mi risulta che la giunta sia orientata verso l’esercizio provvisorio». E poi conclude: «Non nascondiamoci dietro alibi pretestuosi. Anche perché non vorrei essere beffato dal governatore, giacché sono pronto a scommettere che sarà lui da qui a poco il primo a staccare la spina. In quel caso rimedieremmo davvero una brutta figura». Per questo, conclude Laus, ripresenterà il documento nella direzione regionale del Pd convocata per lunedì prossimo. Per ora Roberto Cota si limita asbeffeggiarli da Tokyo, a margine della Tosca allestita dal Teatro Regio di Torino al Bunka Kaikan:”Le dimissioni, quando uno vuole, le dà subito, non tra tre mesi”, ha detto. Prrrrrr, insomma.

Anche l’ex grillino Fabrizio Biolè, ora nel gruppo Misto, critica la decisione del centrosinistra: “Il Consiglio Regionale ha un solo strumento preciso e codificato rispetto alla richiesta di caduta di un governo: la mozione di sfiducia. Tutto il resto è fuffa mediatica”. Il consigliere cuneese ricorda che “ad oggi esiste solo una mozione, primo firmatario il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, in attesa di deposito (necessità 12 firme), e presenta ad oggi due sole firme tra cui la mia”. Fonte