Ambiente e salute

ISTAT crescita zero, buttati 30 miliardi, M5s: “Il premier copre il flop in economia parlando di riforme”

By admin

August 14, 2016

14/08/2016 – La notizia sulla crescita zero dell’economia italiana arrivata dall’Istat scatena le opposizioni contro il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

A scendere in campo è Luigi Di Maio in prima persona, colui che ormai viene dato come lo sfidante dell’attuale premier alle prossime elezioni: “Ora a casa, per favore. Dopo tre governi mai passati per le elezioni che dovevano rilanciare l’economia, siamo di nuovo al punto di partenza. Forse perché non dobbiamo più inseguire un indice ma il benessere del nostro popolo? Il Pil cresce anche se aumenta la vendita di armi, il traffico di stupefacenti o lo sfruttamento della prostituzione – sottolinea su Facebook – così facendo cresce il benessere degli italiani? Non credo proprio”. Quello di Di Maio è un post da candidato in pectore: “Se Renzi avesse abolito Equitalia, fatto il reddito di cittadinanza, istituito una No-Tax Area per gli studenti universitari meno abbienti, una seria legge anticorruzione, una seria spending review reinvestendo in turismo ed energia, oggi i cittadini italiani lo acclamerebbero al di là del Pil (che con quei provvedimenti sarebbe comunque in crescita). Invece ha preferito fare leggi per salvare banche, i dirigenti dell’Ilva, gli evasori e le loro poltrone. Ecco il risultato”.

I grillini bombardano la politica economica del governo anche con i capigruppo di Camera e Senato Laura Castelli e Stefano Lucidi: “Si capisce perché Renzi preferisce parlare di riforme istituzionali, accentrando l’attenzione sul suo futuro politico. È una strategia disperata per nascondere i suoi tragici fallimenti economici, che stanno abituando alla miseria milioni di persone e famiglie. Un mese fa l’Istat ci ha comunicato il numero record di poveri assoluti (4,6 milioni). Oggi arriva la notizia che il Pil è di nuovo fermo”.

“Le riforme della Boschi – aggiungono Castelli e Lucidi – sono un pericoloso diversivo politico, mentre all’ordine del giorno dovrebbero esserci misure espansive per l’economia e a sostegno di povertà e disoccupazione. In due parole: investimenti pubblici e reddito di cittadinanza. Ma le regole della Troika europea non lo permettono e Renzi che in Italia si è venduto come paladino anti-austerità, a Bruxelles continua a calare le braghe”.

Anche il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, punta il dito contro il primo ministro e sulla sua pagina Facebook scrive: “Italia, crescita ferma e debito pubblico record a 2.248 miliardi. Monti, Letta e Renzi, stesse promesse e stessi fallimenti. Tassa unica per tutti al 15%, federalismo fiscale e premi ai Comuni virtuosi, cancellazione del Patto di Stabilità, ridiscussione dei Trattati Europei e superamento dell’Euro, cancellazione degli studi di settore e della maledetta Legge Fornero (40 anni di contributi meritano la pensione), riforma della giustizia civile, taglio di burocrazia ed enti inutili, come le Prefetture, chiusura di Equitalia.Ci vuole coraggio, a noi non manca! #renziacasa”.

Molto duro contro Renzi il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: “Pioggia di brutte notizie per Renzi. Bankitalia e Istat suonano il de profundis al governo. Innanzitutto sul debito pubblico: nuovo record a giugno, con 2.248,8 miliardi, a smentire il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, che continua a ripetere, non si sa su quali basi, che diminuisce. Ma negare l’evidenza è una pratica consolidata di questo esecutivo. Lo ha fatto, da quando è in carica, anche sulla crescita, propagandando una ripresa che non c’è”.

“I dati Istat di oggi ci dicono, infatti – continua -, che tra marzo e giugno di quest’anno il Pil italiano è rimasto fermo al palo e che nei primi sei mesi del 2016 la crescita acquisita è solo dello 0,6%. Destinato a rimanere immobile o a diminuire nei prossimi trimestri, quando sconteremo l’effetto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, di cui i dati di oggi non tengono ancora conto”.

“Rispetto alle previsioni del governo, che nel Documento di Economia e Finanza (Def) di aprile ha stimato una crescita del Pil nel 2016 dell’1,2%, – prosegue Brunetta – siamo esattamente alla metà. Se a questo si aggiunge che nel calcolo del Pil nominale (Pil reale + inflazione), che è quello che conta ai fini del rispetto dei parametri europei, il governo ha stimato un tasso di inflazione dell’1%, quando a fine anno sarà pari a zero o meno di zero, avremo dati a consuntivo (Pil nominale: 0,6%-0,7%) pari a un terzo rispetto alle previsioni del governo (Pil nominale: 2,2%), con tutte le conseguenze in termini di deficit, debito, investimenti. Per correggere i conti pubblici, servirà una manovra da 30-40 miliardi. E la Legge di stabilità di ottobre sarà lacrime e sangue per il Paese, altro che bonus promessi a destra e a manca per comprarsi il consenso. Gli italiani al referendum di autunno giustamente voteranno ‘No’ con le tasche, e non avranno pietà dell’imbonitore Renzi. Se il buon giorno si vede dal mattino – conclude -, sarà un autunno caldo e nero per il governo”. FONTE

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