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Dietro le quinte: “Ciao Marco, ero di là, stavo finendo di leggere tutte le c….e che scrivi su di me”

By admin

September 22, 2016

23/09/2016 – Inizia così, in sala trucco. Marco Travaglio, arrivato qualche minuto dopo le sette, è seduto. Entra Matteo Renzi, molto fashion, vestito nero con cravatta nera. “Ero di là, stavo finendo di leggere tutte le c….e che scrivi su di me”. Stretta di mano, sorrisi. Venti, venticinque minuti dopo il duello, a Otto e Mezzo, si accende. Marco Travaglio mostra le carte a favor di camera: “Posso dire una cosa sulla semplificazione? Ecco: questo (dice mostrando il foglio, ndr) è l’articolo settanta della Costituzione di oggi, nove parole. Questo è quello dei semplificatori (due pagine, ndr). Ci sono almeno dieci modi per approvare una legge, attraverso le due Camere. È la paralisi. Si passa dal bipolarismo perfetto al bipolarismo cazzaro. Non è vero che sparisce il ping pong Camera-Senato”.

Scatta Matteo Renzi “Non è vero”, “mi faccia parlare”. Una raffica di battute: “Travaglio, la sua incompetenza costituzionale è impressionante”, “Travaglio, chi vota no difende la Casta”. Come direbbero gli addetti, minuti di televisione pura. In stile istituzionale, la Gruber ha tenuto in coda l’argomento più divisivo, sapendo che sennò si sarebbe parlato solo di quello. Olimpiadi, legge di stabilità: “Io – dice Renzi a proposito del gran rifiuto della Raggi – tifo per l’Italia, non come Travaglio che su Italia-Germania tifava Germania…”. Non si scompone il direttore del Fatto: “Quella di Bearzot la tifavo anche io”. La notizia è che su immigrati e terremoto “tutto ciò che servirà” sarà “fuori” dal patto di stabilità.

Il duello, invece, è sul referendum. Lì si accende. Renzi batte su riduzione poltrone, costi, semplificazione. Travaglio contesta punto per punto: “Ma cosa dice… Fate senatori quelli che si comprano le mutande coi soldi pubblici e gli date l’immunità”. Si capisce che il premier ha accettato il confronto col Nemico per eccellenza. Perché, appunto, cerca il Nemico. Per mobilitare i suoi, perché secondo Jim Messina deve portare parecchia gente a votare e anche per conquistare l’elettorato di Berlusconi, mostrando un Nemico comune.

Certo, imparagonabile il salotto istituzionale di Otto e Mezzo con l’arena di Santoro, quella dove la famosa sedia fu spolverata. Però quel che conta, per Renzi, è stare seduto di fronte a quello che considera il vero avversario. E provoca più di quanto venga provocato: “Quello che è diminuito sono le copie del Fatto quotidiano, non posti di lavoro”, la prima frecciata. Poi in un altro passaggio parla della Muraro come dell’assessore “preferita da Tavaglio”. Il quale, a quel punto, sbotta: “Io non conosco nessun assessore. Parli della riforma, non dica sciocchezze. Io ho chiesto le dimissioni della Muraro, per aver mentito. Fate dimettere tutti quelli inquisiti che avete e tutti quelli che mentono”. “Mi fa piacere che Travaglio abbia scoperto il garantismo” replica Renzi. L’altro, con prontezza: “Io ho chiesto le dimissioni della Muraro come di De Luca, voi invece manderete gli inquisiti in Senato dando loro l’immunità”.

Il linguaggio del corpo segnala vitalità, vis pugnandi. Il direttore del Fatto muove di più le mani. Il premier ha il volto più accaldato. Botta e risposta, tanto che – a un certo punto – si capisce poco. La Gruber: “Devo chiudere… Presidente Renzi, Travaglio, per favore. Sennò vi tolgo l’audio”. Sigla. Stretta di mano: “ Ce le siamo dette tutte” dice Renzi. Poi i due parlottano qualche minuto di Italicum. Senz’audio. FONTE

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