Ambiente e salute

Tassa e vinci, Il fisco prende esempio da Taiwan: conserva lo scontrino e vinci la lotteria

By admin

October 25, 2016

25/10/2016 – Sarà l’alleato anti-evasione più insidioso: lo scontrino fiscale, chiesto a bar, meccanici, artigiani, potrà servire per partecipare ad una nuova lotteria. Sperimentazione in avvio nel 2017. Sarà l’arma letale contro l’evasione? Non è detto ma lo Stato ha deciso di provarci. Il “Tassa&Vinci”, così protrebbe chiamarsi la nuova lotteria, metterà nel pallottoliere della fortuna gli scontrini fiscali. In pratica, secondo le indiscrezioni riportate da La Repubblica, ogni scontrino verrà abbinato ad un numero. E una serie di estrazioni periodiche distribuiranno ricchi premi ai contribuenti che saranno estratti. Una riffa a cui potranno partecipare tutti coloro che pretenderanno, come giusto e doveroso, il rilascio dello scontrino fiscale per acquisti di beni o servizi: dal caffè al bar, alla riparazione dal meccanico.

Altri Paesi hanno già sperimentato, con successo, il nuovo stratagemma anti-evasione. Il primo a partire è stato Taiwan con una “Tombola erariale” lanciata nel 1950. Il “banco” paga tutte le combinazioni dal terno in su. Chi, poi, ha in tasca uno scontrino che riproduce tutte e 8 le cifre estratte intasca un premio da 10 milioni di dollari locali, equivalenti a 300 mila euro. La Cina ha copiato l’iniziativa e nelle regioni del grande continente cinese in cui sono stati adottati, gli scontrini numerati utili per vincere alla lotteria hanno consentito una raccolta fiscale superiore di quasi il 20% a quelle in cui non esistono.

In Europa la lotteria fiscale è stata adottata da Malta, Slovacchia, , Portogallo. La “Factura da sorte”, così si chiama la riffa portoghese, premia i vincitori con auto di lusso. Grande successo anche per la diretta Tv sull’estrazione.

(Ettore Livini per la Repubblica) – L’Italia prepara l’assalto finale all’evasione con il più improbabile degli alleati: la dea bendata. Le armi convenzionali anti-furbetti dello scontrino – studi di settore, voluntary disclosures e incroci tra banche dati – hanno funzionato a singhiozzo. All’appello delle casse dello Stato mancano qualcosa 120 miliardi di entrate l’anno. E il Belpaese – seguendo l’esempio di Cina, Malta, Portogallo & C. – è pronto a calare l’asso del “Tassa & vinci”, la super-lotteria delle ricevute fiscali. Il meccanismo messo a punto dal governo – «la sperimentazione partirà nel 2017», ha garantito il viceministro dell’Economia Luigi Casero – è un classico della finanza comportamentale creativa. Come obbligare gli italiani a chiedere lo scontrino a liberi professionisti, artigiani ed esercenti? Semplice: convincendoli che quel pezzo di carta può cambiar loro la vita, come un tagliando vincente della riffa della Befana. Ogni ricevuta, dice il tam-tam, sarà abbinata a un numero. E una serie di estrazioni periodiche regalerà ricchi premi ai contribuenti baciati dalla fortuna, aiutando – e questo è il vero obiettivo – a far emergere un po’ del nero nascosto nella penisola. Funziona? I paesi che hanno già affidato alla buona sorte la lotta all’evasione dicono di sì. Il pioniere è stato Taiwan. Dove la “Tombola erariale” lanciata nel 1950 è ormai entrata a far parte del Dna nazionale: il 25 di ogni mese dispari, in diretta tv, otto modelle estraggono altrettanti numeri. Il “banco” paga tutte le combinazioni dal terno in su. Chi ha in tasca una ricevuta che riproduce le otto cifre in sequenza esatta si mette in tasca 10 milioni di dollari locali, qualcosa come 300mila euro. La Cina, visto il successo di Taipei, ha replicato l’esperimento. E il “Tassa & Vinci” di Pechino ha funzionato più della deterrenza in una nazione dove l’evasione fiscale è punita con la pena di morte: i Feipao, gli scontrini numerati o da grattare buoni per vincere alla lotteria, sono andati a ruba. E nelle regioni dove sono stati adottati, la raccolta fiscale è superiore quasi del 20% a quelle dove non esistono. In Europa il fisco d’azzardo ha sfondato un po’ più tardi. Malta – dove l’Iva è arrivata a rappresentare quasi un quarto delle entrate dello stato e l’economia sommersa è un problema serio – ha giocato il jolly nel 1997 con un meccanismo un po’ barocco. Le ricevute vanno compilate una a una e spedite (nei periodi d’oro ne arrivavano a La Valletta a milioni). Poi ogni mese c’è l’estrazione con in palio 50mila euro. I premi sono pari a 100 volte il valore dello scontrino, da un minimo di 233 a un massimo di 11.500 euro. La Slovacchia ha introdotto il programma nel 2013 dopo il crollo delle entrate fiscali seguito all’ingresso nella Ue, accompagnandolo con un giro di vite penale e perfezionando la riffa con un tocco di marketing stile Champions League: c’è un girone eliminatorio dove si vincono da 100 a 10mila euro, una fase regionale a estrazione secca dove in ogni area sono in palio tagliandi da 5mila euro e un auto. Più un gran finale dove il vincitore – a un certo punto – portava a casa l’alloro più ambito: una comparsata tv a “Ok il prezzo è giusto”. La guerra al nero viaggia invece in Portogallo a quattroruote. I soldi nella vita non sono tutto. La “Factura da sorte”, come si chiama la riffa lusitana, premia i vincitori con auto di lusso. Una Audi A4 nelle tombole settimanali, tre A6 in quelle biannuali. I contribuenti hanno diritto a un coupon per partecipare all’estrazione ogni 10 euro di ricevute (li rilasciano i venditori). La prima riffa dell’aprile 2014 ha visto in gara ben 207mila “tagliandi” e la diretta tv ha raggiunto un’audience di 600mila persone. A fregarsi le mani alla fine è stata anche l’Agenzia delle entrate di Lisbona. Nel primo anno di sperimentazione il gettito fiscale è cresciuto del 4%, il doppio dell’aumento dei consumi.   Si tratta di un sistema di tassazione che è stato sperimentato in 37 distretti della Repubblica Popolare Cinese, nelle aree di Pechino e Tianjin, tra il 1998 e il 2003, sull’esempio di una politica attuata, fin dagli anni Cinquanta, a Taiwan. Questo sistema fa parte del cosiddetto “Golden Tax Project”, lanciato dal Governo cinese nel 1994 per a creare misure fiscali più efficienti, anche nella fase di riscossione delle tasse, a partire da un programma dimodernizzazione tecnologica dei sistemi informatici statali.

L’applicazione di questa misura, che ormai è diffusa quasi a livello nazionale in Cina, ha l’obiettivo di aiutare il Governo ad affrontare le difficoltà nel tracciare le effettive transazioni economiche. Dopo una prima fase sperimentale, i risultati riscontrati sono stati così positivi che attualmente in molti Paesi asiatici si studiano progetti simili.

Il “fapiao” è effettivamente qualcosa di simile ad un “gratta e vinci”, che viene stampato insieme al regolare “scontrino”, attraverso appositi macchinari messi a disposizione delle imprese, e che registra le ricevute fiscali, abbinandole ad una lotteria che mette in palio grandissimi premi. E’ stato dimostrato che la richiesta di questa particolare ricevuta, da parte dei clienti, che in larga parte non erano abituati a preoccuparsi della registrazione delle loro attività di compravendita, è aumentata progressivamente. In questo modo, vengono portate alla luce le informazioni relative a scambi privati che potrebbero essere conosciuti solo da un venditore e da un compratore; mentre per i consumatori è più facile utilizzare le ricevute ai fini della detrazione dal carico fiscale imposto. Emettendo una “ricevuta lotteria”, il Governo cinese può, dunque, essere più efficiente nel prevenire l’evasione fiscale causata da contrattazioni dirette tra imprese e consumatori, migliorando l’equità del sistema di raccolta tributaria.

Il “gratta e vinci”, menzionato da Tabacci, è un sistema che è stato osservato da economisti, ma anche da esperti delle scienze comportamentali. Ha lo scopo di risolvere questioni fiscali che, seppur sottovalutate, comportano variazioni delle entrate statali cinesi sulla tassazione dei redditi per centinaia di milioni di dollari. Tutto ciò, ad un costo complessivo di circa cinque milioni di dollari, irrisorio rispetto ai profitti dell’operazione.

.Certamente, il sistema delle “ricevute lotteria” ha anche i suoi ostacoli da affrontare. Ad esempio, nel mercato nero si trovano rivenditori di ricevute falsificate, che possono essere individuate solo controllando il codice di emissione dell’impresa che le rilascia. Inoltre, accade frequentemente che ai clienti vengano proposte offerte convenienti in cambio della rinuncia alla ricevuta, ma questo avviene quasi esclusivamente nelle piccole imprese, più difficili da monitorare.

E’ evidente che, in uno Stato dove la dilapidazione dei beni pubblici è in gran parte causata da quella corruzione nel settore pubblico, che lamentano gli stessi politici, non può essere solo questa lotteria a risolvere i problemi di una fiscalità gestita a lungo troppo polverosamente, permettendo tipi di evasione ben più gravi di quelle che si possono risolvere in questo modo. Ma, forse, progetti come questo possono avere un significato anche come tentativi di avvicinare la popolazione ad alcune problematiche in una maniera assai più semplice e “coinvolgente”. Mettere in atto o valutare un progetto simile, in Cina come in Italia, non può essere che il primo di una lunga serie di passi verso una maggiore consapevolezza, che possa dare inizio ad interventi concreti riguardo alle cause sociali e culturali dell’evasione.

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