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M5S, firme false a Palermo?: No, ecco come stanno davvero le cose

By admin

November 29, 2016

28/11/2016 – E’ stata data comunicazione al collegio dei probiviri di decidere in merito alla sospensione cautelare degli iscritti M5S indagati a Palermo di cui si è venuti a conoscenza: i portavoce alla Camera Di Vita, Nuti, Mannino e l’attivista Busalacchi. In particolare è stato segnalato come comportamento lesivo il non aver raccolto l’appello del garante del MoVimento 5 Stelle che aveva chiesto un’autosospensione a tutela dell’immagine del MoVimento non appena si fosse venuti a conoscenza di un’indagine a carico. Per quanto riguarda Nuti, Mannino e Busalacchi sono stati segnalati inoltre come comportamenti non conformi ai principi del MoVimento l’avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ai PM e il rifiuto di procurare un saggio grafico (come appreso dalle agenzie di stampa). Di seguito la delibera del collegio dei probiviri che è stata comunicata poco fa agli interessati.

La vicenda era nota già immediatamente dopo le elezioni del 2012, ma la Procura palermitana, a norma di legge, aveva già archiviato la vicenda e più avanti spiegheremo il perché. Vediamo intanto come stanno veramente le cose. Le firme “non sono assolutamente false”, sono state raccolte in modo corretto e i firmatari, così come disposto dalla legge, avevano dato il loro consenso alla presentazione della lista del Movimento 5 Stelle alla tornata elettorale delle comunali di Palermo.

Attenzione a questo passaggio: “la volontà dell’elettore nell’opporre quella firma era chiara, ed è stata rispettata”, sì, perché tutti i nominativi delle firme contestate avevano davvero firmato un modulo per la presentazione di liste elettorali in cui erano riportati i nominativi dei candidati pentastellati, ripetiamo, così come da volontà sostanziale della legge. Firme raccolte a Palermo dai Banchetti del M5S, sono state ricopiate ma non falsificate Ed allora perché tanto clamore? Il clamore nasce da una iniziativa della trasmissione tv “Le Iene”, che – a nostro avviso – per scopi evidentemente politici – a ridosso delle nuove elezioni, con i grillini in pole position per vincerle – hanno pensato bene di utilizzare il caso a scopo denigratorio dipingendo una “cazzata” -perdonateci il termine – come un gravissimo fatto sia politico che legale.

Ma i fatti sono ben diversi. Le iene , esperte nel pompare mediaticamente il caso, hanno mediaticamente pressato la Procura a riaprire il fascicolo, ma nulla cambierà.

Ebbene visto che ormai sarà la Procura a decidere sul caso, vediamo sotto l’aspetto legale cosa è assai probabile che accadrà.

Le firme, come spiegato sopra, non sono false – almeno non sostanzialmente -, ma hanno un “grosso” problema: chi le ha raccolte, ha utilizzato un modulo sbagliato. Accorgendosi dell’errore a poche ore dalla presentazione delle liste e non essendoci quindi più il tempo necessario per ritornare dai firmatari per fare firmare un nuovo modulo, hanno pensato – dimostrando una imbecillità disarmante – da ragazzi sprovveduti e sicuramente non da politici navigati, di ricopiarle in un modulo regolare, firme comprese.

Tecnicamente a questo punto le firme sui nuovi moduli sono false, ma sostanzialmente no, appunto perché esistendo il modulo originale che conferma che in effetti i nominativi riportati avevano firmato, quindi “la volontà dell’elettore è stata rispettata”, si tratta solo di una mera traslazione materiale e non sostanziale.

Firme raccolte a Palermo dai Banchetti del M5S, sono state ricopiate ma non falsificate

Attenzione riportiamo questo termine, perché è quello che si usa nei seggi qualora ci sia una contestazione sul voto di una scheda elettorale scrutinata; il Presidente del seggio utilizza per attribuire un voto contestato, proprio questa formula, assegnando il voto nel rispetto della “volontà dell’elettore” qualora ci siano errori materiali in cui sia comunque palese la reale intenzione del votante.

Trattandosi di materia analoga, trattandosi per così dire, di “peccato veniale”, siamo quindi convinti che la magistratura riarchiverà il caso, anche perché quelle firme non hanno prodotto nessun eletto, quindi non hanno alterato il consiglio comunale palermitano.

Analizzando i precedenti per avere un’idea del comportamento delle varie procure, la mente torna alle elezioni nazionali, infatti anche se qualche grillino fosse stato eletto, come si sarebbero comportati i giudici? La Corte Costituzionale ha dichiarato “incostituzionale” il porcellum, ne consegue che tutto il parlamento eletto con quella legge, è “incostituzionale”, quindi avrebbe dovuto farlo decadere. Ma i giudici sentenziarono che nelle continuità delle istituzioni, gli eletti potevano rimanere al loro posto, ma limitandosi all’ordinario. Poi Renzi ha addirittura fatto esprimere questo parlamento su una riforma per cambiare la Carta Costituzionale… ma questa è un altra storia.

Appare però evidente che anche in questo caso, non avrebbero non potuto che confermare quanto stabilito con la sentenza sul parlamento nazionale, essendo stata rispettata quella volontà sostanziale. Caso firme false, Di Stefano (M5S). Chi sarà indagato si autosospenderà Sul piano penale poi, ci facciamo una risata, analizzando infatti i precedenti di firme false certificate, cioè quelle in cui il sottoscrittore era all’oscuro o addirittura, sul modulo erano riportati i nominativi di persone defunte, quindi casi ben più gravi, perché la volontà del sottoscrittore era stata calpestata, ebbene non esistono precedenti di condanne penali, solo casi di cadute di giunte, ripetiamo, per casi gravissimi.

Ecco questa è la situazione reale su cui si stanno accanendo i media. Un piccolo appunto di natura politica su questi “ragazzi inesperti”: se avessero presentato le firme sui moduli sbagliati, avrebbero messo in difficoltà la commissione elettorale, che si sarebbe dovuta assumere la responsabilità di eliminare dalla competizione una forza politica.

In questo modo avrebbero guadagnato sia se, considerandolo un errore avessero convalidato la lista, sia se l’avessero cassata, perché il clamore della vicenda avrebbe prodotto comunque consenso… ma l’inesperienza soprattutto in politica si paga, si sa. – FONTE

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