Ambiente e salute

Trappola MPS, nuovi aiuti, vecchi inciuci: Cda va avanti ma è pronto l’aiuto di Stato

By admin

December 10, 2016

10/12/2016 – Sono pronti gli aiuti di stato per Mps. La Bce, secondo quanto riferito da fonti finanziarie e non smentito da Francoforte, avrebbe respinto la richiesta di proroga al 20 gennaio della dead line per l’aumento di capitale da 5 mld. Anche se la banca fa sapere di non aver ricevuto comunicazioni in tal senso e che “stanno proseguendo i lavori per l’operazione”. I riflettori si spostano comunque sull’intervento pubblico, che potrebbe arrivare a breve. La giornata più lunga per la banca di Rocca Salimbeni si apre a Roma, al ministero dell’Economia, dove il ministro Pier Carlo Padoan incontra l’ad della banca, Marco Morelli, e il presidente, Alessandro Falciai. Per fare il punto della situazione e, con ogni probabilità, per studiare le contromosse rispetto a una notizia, quello dello stop da Francoforte, che è già nell’aria.

La nuova costituzione sponsorizzata dalle banche

A metà giornata, infatti, arriva il no della Banca Centrale che rende definitivamente impraticabile la strada della ricapitalizzazione sul mercato. Perché il piano predisposto dagli advisor Jp Morgan e Mediobanca avrebbe avuto bisogno di più tempo, a maggior ragione dopo l’esito del referendum costituzionale e l’incertezza che ne è derivata. Lo stop della Vigilanza di Francoforte, spiegano all’Adnkronos fonti vicine al dossier, “era comunque ampiamente prevedibile, soprattutto dopo le parole di ieri di Draghi”. Una proroga, si spiega, “non avrebbe avuto fondamento” nelle regole e “avrebbe rappresentato un precedente” difficile da gestire.

Poi, certificato il crollo a Piazza Affari con un calo finale del 10,5%, arriva in serata anche la conferma da fonti di Palazzo Chigi che il provvedimento che prepara la ricapitalizzazione di Stato della banca toscana è pronto. Ma, salvo sorprese, sarà il prossimo governo ad approvarlo. Evidentemente, per ragioni di opportunità politica. A meno che, al contrario, non si scelga di far prevalere le ragioni dell’urgenza.

L’uomo del futuro è schiavo delle banche.

Ultimo colpo di scena, la nota con cui il cda della banca comunica di “non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Banca Centrale Europea, a seguito della richiesta di proroga dei termini di effettuazione dell’operazione precedentemente comunicata al mercato inoltrata in data 7 dicembre 2016”. Pertanto, si aggiunge, “proseguono tutte le attività propedeutiche al completamento della predetta operazione”. Il Consiglio di Amministrazione è stato aggiornato a domenica 11 dicembre alle ore 16.

Barbara Lezzi (M5S) a Piazzapulita – BANCHE, GLI AMICI DEGLI AMICI

Se, come sembra comunque molto probabile, l’opzione di mercato è da considerarsi comunque superata, non resterebbe che l’intervento pubblico. Riguarderebbe Mps, ovviamente, ma non solo. Quello che si sta profilando è un decreto omnibus sulle banche, anche se il cuore del provvedimento sono le norme che consentiranno la ricapitalizzazione precauzionale della banca di Rocca Salimbeni. Si lavora nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia per l’aumento di capitale ma il prezzo da pagare per sottoscrivere l’inoptato, e quindi consentire l’aiuto di Stato, è l’azzeramento dei bond subordinati. Per questo, si penserebbe a un riacquisto dal parte del Tesoro di questo tipo di obbligazioni da convertire in azioni, con l’obiettivo di non penalizzare la clientela retail.

LA BANCHE CERCANO CASA, SI LA TUA: DI MAIO A MATTINOCINQUE

Il provvedimento dovrebbe contenere poi un pacchetto di misure che non sono entrate nella legge di bilancio, a partire da nuove modalità per assicurare la disponibilità finanziaria al fondo di risoluzione. Si tratta di un meccanismo aggiuntivo, nel caso in cui le contribuzioni ordinarie e straordinarie già versate non bastassero. A trovare spazio nel dl potrebbero essere anche degli interventi che interessano le banche popolari, in particolare con una norma che modifichi il tetto oltre il quale diventa obbligatoria la trasformazione in società per azioni. Nel passaggio della legge di bilancio 2017 alla Camera si era parlato della necessità di adeguare la legislazione italiana a quella europea; la soluzione potrebbe arrivare grazie al decreto. Altro capitolo che dovrebbe essere affrontato è quello fiscale relativo alle imposte anticipate (deffered tax asset): si pensa di estendere alle Bcc la possibilità di compensare i pagamenti utilizzandoli come acconto per l’esercizio fiscale successivo. FONTE

ECCO QUANTO RIPORTA IL CORRIERE

La strettoia del decreto per Mps. Un piano fino a 7 miliardi di euro.  Entro pochissimi giorni, ma probabilmente ad opera nel prossimo governo, andrà varato un decreto che mobilita fra 5 e 7 miliardi di euro.

Ma si aprono anche i casi di Veneto Banca e Popolare Vicenza di nuovo gravemente a corto di capitaleLa strettoia del decreto per Mps Un piano fino a 7 miliardi di euro Entro pochissimi giorni, ma probabilmente ad opera nel prossimo governo, andrà varato un decreto che mobilita fra 5 e 7 miliardi di euro. Ma si aprono anche i casi di Veneto Banca e Popolare Vicenza di nuovo gravemente a corto di capitale.

Molti nella Banca centrale europea avevano smesso di crederci. L’idea che il mercato dei capitali potesse ancora fornire una soluzione per i problemi del Monte dei Paschi è apparsa sempre meno plausibile a gran parte dei dirigenti nella struttura che da Francoforte vigila direttamente su tutti gli istituti principali dell’area euro. La scelta di ieri di non concedere a Siena neanche tre settimane in più — se confermata malgrado lo sconcertante silenzio della Bce — nasce da qui. Nasce però anche dal deterioramento ormai evidente nei rapporti fra le autorità italiane e quest’organo di vigilanza guidato dalla francese Danièle Nouy.

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Le prime accusano la seconda di applicare una pressione indiscriminata sul sistema bancario, senza dosaggi né senso della misura, al punto da contribuire alla paralisi del credito in Italia. La presidente del Consiglio unico di vigilanza della Bce sostiene che le autorità italiane avrebbero cercato di sminuire i problemi delle banche, riluttanti a spingere verso la ristrutturazione del settore. Da Roma si replica che per farlo con l’intervento pubblico necessario, le regole europee impongono di falcidiare il risparmio privato in modo socialmente e politicamente destabilizzante. Francoforte controbatte che ogni settimana persa alza il costo di ogni salvataggio e di ogni ristrutturazione futura. È in questo labirinto di incomprensioni che ieri è andato in scena l’episodio più spiazzante dell’intera saga. Un’indiscrezione di “Reuters” a metà giornata fa sapere che la vigilanza europea ha respinto la richiesta di Mps di avere venti giorni in più di tempo per trovare una soluzione di mercato ad un aumento di capitale da 5 miliardi di euro. L’idea di Siena è aspettare qualche giorno per lasciare che passi la crisi di governo. Ma nel vertice della vigilanza della Bce, palesemente, una maggioranza non ci crede più: secondo “Reuters” nega il rinvio, di fatto invitando implicitamente il governo a lanciare un intervento pubblico per Siena in tempi brevissimi. continua su: Corriere.it

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