Ambiente e salute

Mediaset, Bolloré indagato a Milano: L’accusa è di aggiotaggio sui titoli.

By admin

February 24, 2017

23/02/2017 – Aver disdettato l’accordo con cui, nel luglio del 2016, la società Vivendi del francese Vincent Bolloré avrebbe acquistato Mediaset Premium con un ulteriore scambio azionario del 3,5 per cento tra le due società, avrebbe creato le condizioni “per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset” per poi rilanciare una scalata del Biscione “a prezzi di sconto”, portando il gruppo francese a detenere il 28,8 per cento della società di Silvio Berlusconi. E’ questa l’ipotesi che ha spinto la procura ad iscrivere Bolloré, che in Italia è anche il secondo azionista di Mediobanca nonché il primo di Telecom, sul registro degli indagati con l’ipotesi di aggiotaggio, ovvero di manipolazione del mercato.

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L’ipotesi per altro era già contenuta nell’esposto che i legali del Cavaliere avevano presentato negli scorsi mesi in procura chiedendo – quasi paradossalmente visto gli scontri epici che hanno caratterizzato fin qui i rapporti di Mediaset e Berlusconi con la magistratura milanese – che i pm intervenissero in difesa del gruppo nella durissima ed esiziale battaglia per il controllo di Mediaset. Che lo stesso Berlusconi nel dicembre scorso aveva definito «un ricatto, un’estorsione». Di fatto l’iscrizione di Bollorè dopo la denuncia di Fininvest era diventato quasi un atto dovuto, prodromico cioè al proseguio dell’inchiesta che proprio ieri ha visto interrogato come testimone dai pm Stefano Civardi e Fabio De Pasquale (ironia della sorte, proprio il magistrato che ha ottenuto la condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale, costringendolo ai servizi sociali per un anno) , Pasquale Straziota, il capo degli affari legali di Mediaset. Il tutto, mentre a poche decine di metri di distanza, lo stesso Berlusconi era sentito invece come testimone –vittima dai pm che indagano su un’estorsione ai suoi danni a parte di una delle ragazze che frequentavano i festini di Arcore.

Non è detto che alla fine dell’inchiesta sulla scalata Mediaset le cose rimangano come nella prospettazione avanzata dai legali del cavaliere, e cioè con Bolloré nel ruolo di imputato e Berlusconi in quello di vittima. Le variabili sono notevoli e la partita si sta giocando su più fronti.

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Il più importante dei quali riguarda la normativa su cui sta indagando l’Agcom, l’autorità del garante per le comunicazioni che sta svolgendo un’istruttoria per verificare se siano state violate le regole del testo unico dei servizi media audiovisivi radiofonici che impediscono il collegamento tra un operatore che abbia più del 40 per cento di quota del mercato delle comunicazioni elettroniche (Bolloré che controlla Telecom) e un operatore che abbia più del 10 per cento di quota dei media (il 28 per cento di Mediaset attualmente detenuto). Ma non va sottovalutata nemmeno la causa civile che sempre Mediaset ha intentato a Vivendi chiedendo, per l’accordo disdettato di acquisto di Premium, un miliardo e mezzo di danni. Accordo che Vivendì ha denunciato a sua volta come una mezza truffa: «Noi – aveva sostenuto Arnaud de Puyfontaine – ci siamo tirati indietro perché abbiamo scoperto di aver firmato un’intesa diversa da quanto ci era stato detto. E’ come se vi avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald’s». Lo stesso de Puyfontaine ieri ha sostenuto che Vivendì per altro non controlla né Telecom né, tantomeno, Mediaset nel cui consiglio di amministrazione, nonostante il rilevante pacchetto azionario, non ha chiesto ancora alcuna rappresentanza.

Ed è questa la linea difensiva che probabilmente Bolloré seguirà una volta che si troverà davanti ai pm per essere interrogato come indagato. Il che potrebbe rivelarsi un boomerang per la stessa Mediaset. Insomma, la partita è appena incominciata. – FONTE

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