Ambiente e salute

Morta di fatica, arrestati i suoi sfruttatori: ecco il nuovo caporalato

By admin

February 24, 2017

23/02/2017 TRANI (BA) – Paola, morta di fatica nei campi. Arrestati i suoi sfruttatori. Tra le sei persone finite in carcere ci sono tre dipendenti di un’agenzia interinale e il titolare di una ditta di trasporti. I braccianti venivano assunti con contratti fittizi. Paola Clemente aveva 49 anni, lavorava nei campi con una paga di 2 euro all’ora. «Andava via di casa alle 2 di notte. Prendeva l’autobus alle 3. Ai campi, ad Andria, da San Giorgio Jonico, arrivava intorno alle 5.30. Noi a casa la rivedevamo non prima delle 3 del pomeriggio, in alcuni casi anche alle 6. Guadagnava 27 euro al giorno». Questo il racconto del marito Stefano Arcuri. Paola è morta di fatica, in mezzo a quei campi, il 13 luglio del 2015. Dopo una vita di stenti e sacrifici che l’hanno fatta ammalare. Questa notte, le persone che avevano sfruttato lei e tanti altri come lei, sono stati arrestati. E l’operazione portata a termine dalla Guardia di finanza di Trani e dalla Polizia di Andria porta proprio il suo nome, «Paola».

Morta di fatica, arrestati i suoi sfruttatori: ecco il nuovo caporalato  (VIDEO)

L’inchiesta Le indagini della Procura di Trani sono cominciate subito dopo la morte di Paola e hanno consentito di scoprire un nuovo sistema di sfruttamento dei braccianti agricoli. Quello di contratti di assunzione apparentemente regolari da parte dei agenzie interinali, ma che in realtà mascherano una moderna forma di caporalato. Nelle buste paga, infatti, figurava un compenso mai realmente erogato ai lavoratori. Per scoprirlo, gli investigatori hanno dovuto abbattere un granitico muro di omertà scoprendo così che i lavoratori annotavano minuziosamente le giornate e le ore di lavoro effettive, molto diverse da quelle riportate nei documenti dell’agenzia. A settembre del 2015, in seguito a 80 perquisizioni domiciliari eseguite nella provincia di Taranto, gli investigatori sono venuti in possesso di quei quaderni. La comparazione con le buste paga ha consentito di scoprire la truffa.

Lo sfruttamento Le braccianti sfruttate nei campi – secondo la Procura di Trani – percepivano ogni giorno 30 euro per essere al servizio dei caporali per 12 ore: dalle 3.30 del mattino, quando si ritrovavano per essere portate nei campi a bordo dei pullman, alle 15.30, quando ritornavano a casa dopo essere state al lavoro tra Taranto, Brindisi e Andria. Il loro compenso, in base ai contratti di lavori, avrebbe dovuto essere di 86 euro, circa tre volte di più. Ovviamente nelle buste paga non solo non venivano calcolate tutte le giornate di lavoro effettive, ma neppure gli straordinari. In soli tre mesi l’agenzia interinale che aveva reclutato i braccianti ha così evaso 48 mila euro di contributi. «Nel nostro caso è emerso che il caporalato moderno è un caporalato che si è concretizzato esclusivamente attraverso l’intermediazione di un’agenzia interinale. È una forma più moderna e più tecnologica rispetto a quella del passato». Lo ha detto il procuratore di Trani, Francesco Giannella, parlando dei sei presunti caporali arrestati. «Il confronto tra i diari e gli appunti acquisiti alle braccianti durante le perquisizioni – ha detto Giannella – e i dati trovati nei computer dell’agenzia interinale ha fatto emergere un quadro di difformità notevolissimo dal quale emerge lo sfruttamento o il sottopagamento dei braccianti». Questi, comunque, a causa della loro situazione di povertà, «vedono nei caporali i loro benefattori». – fonte

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