Abruzzo

Corruzione sulle forniture di macchinari per i malati terminali di oncologia all’Istituto tumori Pascale di Napoli.

By admin

March 08, 2017

08/03/2017 – Allucinante, Elia Abbondante è il direttore il Direttore della Asl Napoli 1 Centro finito agli arresti domiciliari nell’ambito dello scandalo sulle forniture per i malati di oncologia all’istituto Pascale. La sua nomina per quel ruolo è stata decisa dal governatore De Luca a luglio 2016. Proprio in quei giorni in Parlamento e in Regione Campania stavamo conducendo una battaglia contro la Legge che consentiva a De Luca di nominare a suo piacimento i direttori generali delle Aziende Sanitarie Locali e ospedaliere, senza avvisi pubblici e senza curarsi dei requisiti professionali. Il ministero della salute aveva anche riconosciuto che avevamo Ragione ma il Governo, l’unico che poteva stoppare quella Legge, decise di non fare ricorso. I fatti oggi confermano che quella nostra battaglia era giusta e che gli effetti nocivi del governo Renzi si trascinano nel tempo. Su De Luca ogni aggiunta è superflua.

Terremoto al Pascale, ai domiciliari manager e imprenditori per forniture antitumorali. Corruzione e turbativa d’asta per le forniture di dispositivi medicali e macchinari nell’istituto tumori di Napoli, insomma per tutto ciò che fa riferimento ai tumori. Sotto i riflettori un appalto che va dal 2014 e 2015, per un volume di affari di due milioni di euro. Sotto accusa. Arrestati ai domiciliari Francesco Izzo primario del reparto di oncologia interna, che si occupa di tumore al fegato, e sua moglie alla quale erano riconducibili le società di mediazione, anche se – dicono i pm – gonfiando il prezzo. Arrestati anche un informatore scientifico, un commercialista, e alcuni imprenditori. Ai domiciliari anche Elia Abbondante, che avrebbe dovuto controllare le procedure di acquisto e i bandi di gara, nella veste del direttore amministrativo del Pascale all’epoca dei fatti. Oggi Abbondante è il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro. Oltre a Izzo e Abbondante, provvedimenti anche per Giulia di Capua (classe 1971), moglie di Izzo; il commercialista Sergio Mariani; ai domiciliari anche Marco Mauti e Marco Argenziano. Indagini coordinate dal pool dell’aggiunto D’Avino e dal pm Carrano e Woodcock, decisivi gli accertamenti del nucleo di Polizia tributaria del colonnello Giovanni Salerno. Tutti i professionisti coinvolti avranno modo di replicare alle accuse nel corso dell’inchiesta

L’inchiesta. Due i filoni ricostruiti dal procuratore Fragliasso. Il primo riguarda le ditte riconducibili a Izzo e Di Capua, che avrebbero beneficiato di appalto a trattativa diretta. Abbondante invece pur essendo a conoscenza della «cointeressenza tra ditte e chi indicava alcuni prodotti farmaceutici come infungibili e ad aggiudicazione diretta» non sarebbe intervento a spezzare questa trama. L’altro filone è relativo a una somma di denaro data a Izzo dalla Bayer per raddoppiare le forniture di un determinato farmaco che era prescritto dal dottor izzo per conto dell’ospedale Pascale. In questo scenario, l’informatica fiorenzano avrebbe trattato un accordo di 30mila euro per conto della Bayer, diecimila dei quali sarebbero stati dati a Izzo. Vicende da prendere con le molle in attesa della versione dei diretti interessati. Spiega il procuratore aggiunto Alfonso Davino: «C’è una sensazione di amarezza per il settore in cui si sono sviluppate queste attività e perché a distanza di venti anni e più si continua a parlare di farmaci. Da questa procura nasce la indagine sui farmaci e sulla farmatruffa della prima tangentopoli».

Il trucco per far lievitare i costi. Un ago comprato dal Pascale per il trattamento dei tumori al fegato dal costo di 2400 euro ma, con lo schema della trattativa diretta, viene venduto a 1500 euro con la trattativa pubblica. Per questo, dietro la commissione di farmaci, ci sarebbe la scelta della urgenza e della infungibilità che – nell’ottica della procura – avrebbe prodotto un costo economico lievitato per le tasche dei contribuenti campani.

Maxi sequestro ai coniugi . Sequestrati beni per circa due milioni di euro a carico dei coniugi Izzo-di Capua, soldi che corrispondono al valore complessivo delle commesse aggiudicate, a partire dal 2012, alle società riconducibili a Izzo e alla moglie, sulla scorta di quello che viene definito un «illecito schema negoziale». FONTE IL MATTINO

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