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Un milione e mezzo a volo. Costi boom per il “gigante”. Voli di Stato, così è fallita la spending alata. Il flop dell’Airbus di Renzi

By admin

March 09, 2017

09/03/2017 – C’E’ UNO STRANO movimento negli hangar di Ciampino, al riparo dalla trasparenza e dagli elenchi di ministri alati pubblicati online. In silenzio, due jet Falcon hanno lasciato le piazzole dell’Aeronautica destinate ai voli di Stato e si sono spostati all’altro capo della pista: un viaggio breve, che li ha fatti entrare nella flotta vip dei Servizi segreti. Nuovo padrone, ma stessa missione? Il sospetto è forte, perché le “ragioni di sicurezza” hanno spesso offerto agli uomini di governo il pretesto per imbarcarsi sulla Spioni Airlines, l’unica compagnia che garantisce riservatezza assoluta. Ma nel trasferimento di questi due aerei c’è la sintesi di tutta l’irrisolta questione dei voli di Stato: la prima grande prova di sobrietà avviata dal premier Mario Monti, rimasta però sospesa a mezz’aria.

SPENDING ALATA. Di sicuro, dal 2012 l’utilizzo ufficiale degli aerei blu si è drasticamente ridotto, ponendo fine al circo volante della stagione berlusconiana, con ballerine e musicisti accompagnati a Villa Certosa sul l’Airbus presidenziale. Nel giro di un anno le trasferte sono talmente diminuite da rendere superfluo un terzo dei velivoli del 31mo Stormo, il reparto dell’Aeronautica che si fa carico anche delle missioni governative. Così nell’agosto 2013 il premier Enrico Letta ha annunciato la svolta: «Abbiamo deciso di vendere tre dei dieci aerei di Stato, contiamo di ottenere un risparmio di circa 50 milioni». Intento meritorio, quanto vano: nessuno li ha voluti comprare. Da allora un Airbus 319 da 50 posti resta parcheggiato. È stato già offerto sul mercato due volte ed è stata appena bandita una nuova asta: si parte da 16,8 milioni. Non pochi per un bimotore con 17 anni sulle spalle, che però è stato revisionato nel 2010.

IL SEGRETO D’ALTA QUOTA. Altrettanto ardua la vendita di due eleganti trimotori Dassault Falcon 900, il bestseller dei jet d’affari. Forse un po’ vecchiotti, risalgono al 1999, ma in ottime condizioni. Un anno fa, al secondo tentativo, il prezzo è stato abbassato a 7 milioni e 200 mila. Senza che nessuno si facesse avanti. E allora? Stando a quello che ha ricostruito Repubblica , la coppia di Falchi ha cambiato comunque proprietario. È stata ceduta a un’azienda privata: la Cai, ossia Compagnia Aeronautica Italiana, che tutti conoscono come società ombra dei nostri 007. Sono le ali delle missioni più segrete, una squadriglia che ha attraversato le trame nazionali nella massima discrezione: il più famoso dei loro jet era immatricolato I-FICV, sigla letta come “Fatevi i cavoli vostri”.

Dal 2008, con il ritorno a Palazzo Chigi dell’allora Cavaliere, anche gli aerei degli 007 sono stati spremuti per assecondare l’insaziabile voglia di azzurro dei governanti. Splendidi trireattori, con poltrone in pelle e persino le hostess, con una privacy a prova di magistrato: l’ideale per le scampagnate ad alta quota. Risale a quel periodo l’acquisto di un lussuoso Falcon da 40 milioni battezzato I-Diem, l’evocazione del carpe diem della Casta pronta a godersi tutto. Quando la spending review ha limitato l’utilizzo dei voli di Stato “ufficiali”, l’hangar della Cai è rimasto aperto: una scorciatoia segreta per l’alto dei cieli. Nel 2010 questo stormo parallelo costava 38 milioni l’anno, poi sono scattati i tagli: adesso i dipendenti sono 75 e dai bilanci si può ipotizzare una spesa di oltre 26 milioni.

Di sicuro l’arrivo del governo Renzi ha portato cambiamenti nella società ombra. Suggestivi i nomi di alcune delle persone incaricate di certificarne i bilanci. A presiedere il collegio sindacale c’è Marco Fazzini, omonimo dell’animatore della Leopolda: si tratta dell’erede di una dinastia di professionisti fiorentini, con un babbo sotto inchiesta per il crac di Banca Etruria, multato da Bankitalia insieme al padre di Maria Elena Boschi. Uno dei sindaci, Gianni Tarozzi, fino al 2013 ha lavorato per il Monte dei Paschi di Siena. Infine il revisore legale è Giulio Palazzo, ex ufficiale delle Fiamme Gialle molto vicino all’ex numero uno del Sismi Nicolò Pollari.

L’AMMIRAGLIA DELLO SPRECO. In questo sovrapporsi di flotte c’è infine un’altra anomalia: il colossale Airbus 340 presidenziale voluto da Matteo Renzi. È in leasing da Ethiad tramite Alitalia. Sin dall’inizio è apparso fuori misura, sproporzionato per le necessità operative: un capriccio di rappresentanza, bandiera delle ambizioni del premier sin dalla sigla I-TALY. Le cronache hanno censito solo tre trasferte in un anno e mezzo mentre nei registri di Ciampino risultano 13 missioni di Stato. Quanto sono venute a costare? Sul noleggio dell’ammiraglia sono circolate cifre d’ogni tipo. Una delle più attendibili – elaborata dall’osservatorio MilEx parla di 23 milioni per il 2017: più di un milione mezzo a decollo.

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