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La politica estera del M5S: ne con Putin, ne con Trump

By admin

April 19, 2017

19/04/2017 – Aspettavamo da 70 anni una politica estera cosi’…troppo blanda? Cara grazia domandate a Renzi, Berlusconi, Salvini e la Meloni cosa hanno in pentola. La politica estera del Movimento cinque stelle di governo è costituita di 10 punti e si riassume sostanzialmente in poche ma ferme convinzioni: né con Putin né con Trump, Italia via dall’Afghanistan e quanto alla Ue, puntare sulla sovranità perché l’Unione si sta sfaldando da sola. Parola di Alessandro Di Battista, che in una conferenza stampa alla Camera ha illustrato il programma di politica estera pentastellato assieme ai deputati Maria Edera Spadoni, Manlio Di Stefano e Stefano Lucidi.

Diritti umani. Al primo posto per i penta stellati ci sono i diritti umani, coperti troppo spesso da un comportamento ‘ipocrita’. Quanto alla Russia, “le sanzioni sono sbagliate: non colpiscono Putin, come in Siria non colpiscono Assad: danneggiano soltanto la nostra economia”. Aggiungendo che “con gli Stati Uniti siamo schiacciati su un asse di riconoscenza da 70 anni, che ci penalizza”. Anche perché in una Europa che sta cadendo a pezzi, “è necessario occuparsi di possibili alternative ma anche di soluzioni per restare nell’Eurozona”.

Il ripudio della guerra. Nel documento in dieci punti che riassume le posizioni del movimento, è al secondo posto dopo la sovranità “Iraq, Somalia, ex Yugoslavia, Afghanistan, Iraq bis, Libia, Ucraina, Siria. L’elenco dei Paesi distrutti dall’unilateralismo occidentale potrebbe essere molto più lungo”, si legge. “E’ avvilente – spiega Di Battista – che per qualcuno parlare di pace, disarmo, rispetto dell’articolo 11 della costituzione, sia utopia. Come se potessero governare solo quelli che parlano di guerre, di interventi armati e prove muscolari”.

Sovranità. Le linee programmatiche del M5s fondate, rivendica Di Battista, sul concetto di “sovranità” riecheggiano il sogno di una sorta di “terzismo” europeo. Multilateralismo, cooperazione internazionale, rifiuto della guerra e delle missioni militare ad eccezione delle truppe di interposizione Onu. Tradotto in termini di missioni italiane all’estero: Libano sì, Afghanistan no. “Ritireremo le truppe quando saremo al governo”, ribadisce Di Battista. “La più grande rivoluzione in politica estera – sostiene Fi Stefano – oggi è osservare in modo pedissequo e preciso la carta delle Nazioni Unite”. Netto anche il messaggio sui diritti umani, da non difendere “a giorni alterni”: ne deriva una dura presa di posizione, in netta discontinuità con la tradizionale linea soft delle cancellerie occidentali, sull’Arabia Saudita “che – ricorda Spadoni – sta bombardando lo Yemen da due anni”. – FONTE

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