Ambiente e salute

ONG DANNO RAGIONE AL PROCURATORE ZUCCARO: “IL GIORNO DI PASQUA IN MARE DAVANTI ALLA LIBIA C’ERAVAMO”

By admin

April 29, 2017

29/04/2017 – Dal Cto di Torino all’Africa. E se ieri davano una mano all’isola di Lesbo, oggi sono sulla tolda di una nave umanitaria al largo della Libia. «Noi nei giorni di Pasqua c’eravamo», racconta il dottor Paolo Narcisi, presidente di una piccola ong, Rainbow for Africa, saldamente piemontese. Si rendono utili in Burkina Faso, Etiopia, Rwanda, Senegal, Sierra Leone. «Diamo assistenza medica ma soprattutto facciamo formazione al loro personale sanitario perché crediamo che bisogna aiutarli a vivere meglio a casa loro».

Da qualche tempo uno staff medico è presente sulla Juventa, nave della ong tedesca Jugend Rettet. Il giorno di Pasqua hanno partecipato, con il cuore in gola, al salvataggio in mare di quasi 2000 persone. Le polemiche indiscriminate gli hanno fatto molto male. Il dottor Narcisi, però, ci tiene a una premessa: «Conosciamo il procuratore Carmelo Zuccaro e sappiamo che è una persona seria. Se ha detto certe cose, ci costringe a interrogarci. Noi siamo a sua disposizione. Mai i nostri satellitari sono stati contattati da scafisti libici. La Juventa non stacca mai i suoi apparati che mandano la posizione ogni ora alla centrale operativa di Roma. Abbiamo preteso dal nostro partner tedesco che la nave non prenda iniziative personali. Come da ultime indicazioni della Guardia costiera, abbiamo anche arretrato il nostro raggio di azione nelle acque internazionali, in modo da non entrare in acque libiche neppure per errore».

Ma torniamo a quanto è accaduto il giorno di Pasqua, quando Juventa ha assistito a ondate continue di gommoni. Narcisi riconosce che gli scafisti libici, «la feccia peggiore del mondo», esercitano un terribile ricatto morale. «Per loro, la vita dei migranti non vale nulla». La Guardia costiera ormai è convinta che gli scafisti vogliano qualche naufragio ogni tanto, per tenere sotto pressione gli europei. Un cinismo ributtante. «Non escludo – dice Narcisi – che sia accaduto qualcosa del genere anche il giorno di Pasqua. Sabato hanno fatto partire quattromila persone; le navi più grandi hanno fatto il pieno e si sono mosse verso l’Italia. In zona erano rimaste tre barche piccole.

Eppure domenica gli scafisti hanno mandato avanti altre duemila persone. Ma su Juventa possono salire al massimo in quattrocento, altri milleseicento restavano aggrappati ai gommoni. E intanto il mare diventava burrascoso. Sono state ore tragiche. La Guardia costiera italiana, di cui dobbiamo essere orgogliosi, ha fatto miracoli. È stata dirottata in zona una petroliera che s’è messa di traverso e ha fatto da scudo contro le onde. Poi sono arrivati pescherecci e mercantili. E quella gente è stata salvata».

Una massa di disgraziati, mandati alla morte. «Parliamo di donne incinte perché violentate, bambini, uomini con segni di tortura, feriti da arma da fuoco. Tutte persone estremamente vulnerabili». Resta il fatto, come osservato da Frontex, che ormai i libici non usano più barconi e solo gommoni di pessima qualità. «Confermo». E che se le navi umanitarie non stazionano al limite delle acque territoriali, quei gommoni sarebbero zattere della morte. «Confermo anche questo. Ma Frontex, non noi, dovrebbe fare l’esame di coscienza». Tutto ciò non dimostra il cosiddetto “pull factor”, ovvero il fattore di attrazione? «Dimostra piuttosto un formidabile fattore di spinta a scappare dalla Libia. Diciamocela tutta: in quell’inferno ci sono mezzo milione di persone in cattività, sottoposte a ogni tipo di violenza. In attesa che la rotta libica si chiuda, vogliamo lasciarli lì?» –fonte

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