Basilicata

Assegnazione anomala degli alloggi Ater a Potenza: Bando pubblico, sorteggio privato

By admin

December 10, 2013

Per accedere alla casa di edilizia sociale devi partecipare a un bando pubblico: a parità di punteggio, però, scatta il sorteggio a cui non puoi assistere. Garantisce il notaio. C’è una ‘forzatura’ di legge nell’assegnazione degli ultimi 36 alloggi da parte dell’Ater di Potenza. Case per pochi. Case in fitto più che appetibili. Locazioni a prezzi calmierati. Rientrano in un progetto di edilizia sociale Ater. Destinate alle cosiddette “classi medie”. Eppure le 36 abitazioni che stanno per essere date in locazione in via Manhes (Potenza) lasciano seri dubbi su trasparenza e procedure. Sull’affare c’è un esposto denuncia presentato da chi, partecipando al bando, proprio non ci ha visto chiaro.

Lo strano sorteggio a porte chiuse. Ecco i fatti. Lo scorso anno l’Ater bandisce un concorso pubblico per dare in fitto 36 alloggi proprio sopra la sede dell’Ente, in via Manhes (lì dove un tempo trovava ospitalità il Consiglio Regionale). Al bando partecipano in tanti. E sui 118 ammessi alla graduatoria provvisoria si va al sorteggio. In base al decreto legislativo (2006) che recepisce il codice degli Appalti, ad un’assegnazione pubblica non può che seguire un ‘sorteggio’ pubblico. E anche la legge regionale del 2007 non ammette deroghe. Ma l’Ater di Potenza ha ragionato da par suo. La scorsa estate, prima fa sapere che serviva un luogo dove ospitare, per il sorteggio, tutti i diretti interessati al bando. Poco dopo, però, con un colpo di rara astuzia, l’amministratore unico dell’Agenzia opta per un sorteggio a porte chiuse in presenza di un notaio ‘garante’ della trasparenza. Un notaio che però in passato ha già istruito altre pratiche sempre per conto dell’Ater. Quale legge in materia è stata consultata? Eppure, a chi chiede lumi, viene risposto che “la scelta della modalità del sorteggio non può essere oggetto di sindacato alcuno”. E non fa niente se due anni prima, per un sorteggio simile, che doveva assegnare altre abitazioni ‘pubbliche’ a Potenza, l’Ater sistemò i 130 partecipanti al bando, in un locale di sua proprietà. In nome della trasparenza non si poteva seguire lo stesso iter?

E la chiamano edilizia agevolata. Chi ha denunciato il bando, lo ha fatto non solo per quello strano sorteggio. Ma anche per i criteri di assegnazione dei punti. Ad essere agevolati giovani coppie, anziani e disabili. Ok. Però, mentre veniva escluso chi aveva avuto altre case con sovvenzioni pubbliche, stranamente, chi risultava proprietario di casa acquistata a proprie spese, non aveva alcun impedimento. Inoltre, un single, per paradosso, pur guadagnando 30 mila euro all’anno, come una eventuale coppia con figli, aveva gli stessi diritti. Uno strano criterio ‘sociale’ di attribuire un tetto a chi non ce l’ha!

Parenti e amici? Il sospetto è più che fondato. La sensazione è che il bando sia stato cucito addosso a qualcuno. All’interno delle abitazioni di via Manhes, entreranno 6 dipendenti dell’Ater (questo dice il bando) e altri 30 fortunati. E visto che tra i 6 dipendenti Ater aggiudicatari, risulterebbero un single e un proprietario di altra casa, il dubbio viene. Se poi tra gli altri 30 ci sarebbe anche qualche parente e amico, allora si aggiungono altri interrogativi. Si tratta di edilizia sociale ‘agevolata’, o più semplicemente di agevolazioni ad hoc per qualcuno? Sarebbe utile un’indagine ulteriore. Che può essere sollecitata, ma non certo condotta ‘solo’ dalla nostra redazione.

“Uno muro di gomma”. Chi ci ha fornito dati e documenti, ci assicura di essersi scontrato, finora, con un muro insormontabile. Costituito dai piani alti dell’Ater, ma non solo. Eretto anche da alcuni cittadini che hanno partecipato al bando ma che si sono sottratti ad ogni successivo confronto. Finora a nulla sono servite le sollecitazioni al prefetto, al difensore civico e alla Finanza. E a niente è valsa anche l’interlocuzione con il sindacato degli inquilini. Il quale avrebbe risposto: “Non siamo stati interpellati dall’Ater, quindi non possiamo farci niente”. Se l’edilizia ‘pubblica’ potentina è “poco sociale”, in sintesi, non è colpa di nessuno. Ed è meglio non porsi troppi interrogativi. Omertà e silenzio vorrebbe qualcuno! Fonte