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Primarie Pd? Come allontanare gli italiani! Zagrebelsky smaschera Renzi – Video

By admin

May 05, 2017

05/05/2017 – Nella puntata di giovedì 4 maggio di PiazzaPulita su La7 è intervenuto il professor Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale e già fra i principali animatori dei comitati per il NO al Referendum costituzionale dello scorso dicembre, il quale ha parlato di diversi temi di attualità politica.

‘Primarie? Personalizzazione non rafforza chi vince, ma fa sì che gli altri si coalizzano contro di lui’

Sulle recenti Primarie del #Pd ha detto: “Aver portato al voto 1,8 milioni di cittadini non è una cosa da poco e questo deve essere riconosciuto, anche se è vero che rispetto alla precedenti Primarie vi è stata una rilevante riduzione di partecipanti.

E’ apprezzabile che un partito si apra con le Primarie, soprattutto in un periodo in un cui le leadership dei partiti sono particolarmente fragili: vent’anni fa nessun partito avrebbe mai pensato a questo strumento, erano i vertici a decidere e gli elettori si regolavano di conseguenza; ma erano altri partiti. Il fatto quindi che alcuni partiti si aprano in questo modo è un buon segno, mentre per un altro verso è un segno di debolezza. Va detto che queste Primarie non erano però aperte in modo paritario fra tutti i candidati: c’era un leader che aveva bisogno di una rivincita, anche interna al suo partito.

Dall’esterno questo può essere apprezzabile come una prova democratica, ma dall’interno non ha avuto quel significato; si votava pro o contro Renzi: il voto dato agli altri due candidati è intanto un voto negativo verso di lui. La competizione politica sta assumendo sempre più una dimensione personalistica. Questa diminuzione dell’affluenza è anche determinata dal fatto che molte persone non hanno voluto partecipare a questa iper-personalizzazione. Le Primarie non dovrebbero essere un’incoronazione”.

Quali conseguenze possono esserci quindi per il PD e per Renzi? “Se le Primarie hanno un significato di investitura di un leader, poi questo leader personalizza su di se’ l’attenzione del corpo elettorale e come prima conseguenza produce che tutti gli altri si coalizzano contro di lui. Quando c’è un esponente particolarmente esposto in questa politica personalizzata, l’effetto è che tutti gli si oppongono. C’è un’eterogenesi dei fini: si può pensare che personalizzando ci si rafforza, ma in realtà invece ci si rafforza solo nel proprio ambito e nel proprio partito, ma fuori invece si rischia di coagulare gli avversari.

Queste Primarie del PD hanno causato anche delle controversie interne, con elettori portati a votare e voti contestati: ecco, da 60 anni in Italia si richiede una Legge sui Partiti che garantisca la trasparenza e la democraticità nella selezione della classe politica, ma non si è mai approvata. Non ci stupiamo poi se avvengono questi casi di opacità e se viene allontanata l’opinione pubblica: il rischio è che alle Primarie ci siano solo i fedelissimi, magari funzionari di partito o loro parenti”.. Cos’ha imparato Renzi dalla sconfitta del 4 dicembre? “Non voglio fare il gufo, ma mi verrebbe da dire che ha imparato poco, non solo e non tanto lui ma tutti quelli che hanno messo in piedi quell’operazione. Toccare la Costituzione è toccare una materia incandescente perché chi si propone come autore di una profonda revisione propone se’ stesso come leader politico della stagione successiva e se questo leader è forte e personalizzato, si coagulano i contrari a quell’operazione di potere di natura plebiscitaria. Cambiare la Costituzione si può, ma solo in un contesto che unisce e che non divide.” – fonte

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