Ambiente e salute

Migranti, stop al business immigrazione: primo sì alla norma “anti-coop”

By admin

May 27, 2017

27/05/2017 – Che il sistema fosse malato, lo si sapeva da tempo. Le cooperative che gestiscono l’accoglienza dei migranti, infatti, non sono obbligate in alcun modo a rendicontare le spese che sostengono. Cosa significa? Che quando vincono il bando per l’accoglienza, ricevono la cifra stabilita dallo Stato (intorno ai 35 euro al giorno per immigrato) e poi nessuno si occupa di controllare quanto effettivamente spendono.

Ed è qui che, secondo Fratelli d’Italia, si gioca la partita per combattere il “business dell’immigrazione”. Battaglia che oggi ha segnato una vittoria per il centrodestra. La commissione Bilancio della Camera ha infatti approvato un emendamento alla manovra proposto da FdI e che obbligherà le cooperative a rendicontare tutte le spese sostenute per l’accoglienza. “Vittoria! – scrive Giorgia Meloni su Facebook – In Commissione Bilancio alla Camera è stata approvata, con un emendamento alla manovra, la nostra proposta “taglia-business” sull’immigrazione. Grazie a Fratelli d’Italia, le cooperative che si occupano dell’accoglienza degli immigrati saranno obbligate, da oggi, a rendicontare come spendono ogni singolo euro che ricevono dallo Stato italiano. Questo è un colpo mortale per chi pensava di poter lucrare sulla disperazione. Con la sua piccola pattuglia parlamentare Fratelli d’Italia ha reso un grande servizio all’Italia”.

A presentare la proposta è stato Giovanni Donzelli, coordinatore dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia. Che commenta con soddisfazione l’approvazione dell’emendamento: “Abbiamo raccolto lo spunto di alcune associazioni no-profit che si occupano in modo serio e responsabile dell’accoglienza immigrati e mal sopportano, dunque, una normativa che premia i furbi e penalizza chi è trasparente – sottolinea Donzelli – un sistema che fino ad oggi ha consentito alle cooperative e agli altri soggetti di incassare fiumi di denaro pubblici, senza il bisogno di alcuna rendicontazione, che ha prodotto un meccanismo senza scrupoli per lo sfruttamento della tratta degli esseri umani”.

Poi aggiunge: “Non siamo urlatori irresponsabili che soffiano sulle paure – prosegue l’esponente di Fratelli d’Italia – abbiamo dimostrato che siamo gli unici capaci di lavorare per portare ad un cambiamento tangibile. Dopo la sua approvazione finale in aula vigileremo perché al provvedimento venga data concreta attuazione e per scongiurare ogni scappatoia – conclude Donzelli – siamo convinti che fermare il business dell’accoglienza potrebbe rallentare anche la corsa delle navi Ong all’importazione di clandestini in Italia”. – FONTE

 E’ di 2,8 miliardi di euro il conto dell’accoglienza ai migranti nel 2017 secondo il Def. Una cifra che andrà ritoccata verso l’alto se gli sbarchi continueranno con questo ritmo: 1.800 sono stati salvati ieri, altri 2.300 oggi. E si stimano in una trentina i morti. Gli arrivi del 2017 hanno superato così quota 55mila, il 40% in più dell’anno scorso. In accoglienza ci sono già 183mila persone ed il Viminale è alle prese con problema di riuscire a sistemare i nuovi arrivati. Se il flusso continua così, diventa difficilmente gestibile e il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha convocato per domani mattina al Viminale i prefetti di tutte le regioni per fare il punto sulla situazione. PARTENZE SENZA FINE – L’Italia ha già donato quattro motovedette alla Guardia Costiera libica, altre quattro ne darà a breve e poi ulteriori due. Ma le coste del Paese nordafricano sembrano saldamente nelle mani dei trafficanti di uomini e con il bel tempo le partenze si moltiplicano: ieri 29 imbarcazioni soccorse, oggi altre 18. Non solo gommoni, ma anche barche di legno. Molto attive le navi delle ong, che ieri hanno fatto 18 interventi di salvataggio. Del loro discusso ruolo si è parlato in una riunione convocata a Roma dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, con i procuratori dei territori interessati dai flussi (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania), rappresentanti di Frontex, Eurojust, forze dell’ordine, Marina e Guardia Costiera. Delle navi umanitarie (circa dieci unità) soltanto due battono bandiera italiana ed hanno chiesto ed ottenuto la certificazione per fare attività di ricerca e soccorso. Le altre navi – che battono bandiera di diversi Stati – non sono assoggettabili alle leggi italiane. L’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Filippo Grandi, assolve le ong: “la responsabilità dei flussi non va data a chi va a salvare le vite ma a chi quei flussi può prevenirli ed evitarli”. IL COSTO DELL’ACCOGLIENZA – Intanto sale il costo dell’accoglienza. Nel Def 2017, ha informato il capo del dipartimento Immigrazione del Viminale, Gerarda Pantalone, è previsto uno stanziamento di 4,7 miliardi di euro per il fenomeno migratorio: il 18,8% è destinata alle operazioni di soccorso, il 13,3% per l’assistenza sanitaria e l’istruzione e il 68% per l’accoglienza. Per quest’ultima voce, dunque, la spesa prevista è di 2,8 miliardi di euro, dei quali 2 miliardi gestiti dal Dipartimento. Per i Centri di accoglienza la spesa è di 1,3 miliardi. Si lavora poi ai nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio previsti dalla legge Minniti. Una prima lista di dieci località è in attesa dell’ok delle Regioni: Roma, Torino, Bari, Potenza, Gradisca (Gorizia), Iglesias, Mormanno (Cosenza), Modena, Montichiari (Brescia), S. Maria Capua Vetere (Caserta). VIMINALE PUNTA SU MODELLO MILANO – Con il tutto esaurito nelle strutture di ospitalità, il Viminale punta all’accoglienza diffusa: coinvolgere più Comuni possibili (ora sono circa 2.800) con numeri piccoli e facilmente gestibili, invece dei grandi centri. Minniti domani sentirà dai prefetti le criticità presenti sul territorio. Il ministro scommette sul modello Milano: il protocollo sottoscritto la settimana scorsa dal prefetto con un’ottantina di Comuni cui è stata assegnata una quota di profughi da ospitare. Un’intesa analoga potrebbe essere firmata presto a Bologna e poi in altre città. Facile prevedere che in un clima di campagna elettorale tanti sindaci – in testa quelli leghisti – si chiameranno fuori. E senza una frenata delle partenze, il sistema rischia di andare in tilt.

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