Ambiente e salute

Diabete giovanile: arriva la terapia che lo ferma sul nascere

By daniele spina

August 10, 2017

Nuove speranze di cura per il diabete giovanile (ossia il diabete di tipo 1, insulino-dipendente): si tratta dell‘immunoterapia, una terapia in grado di agire sul sistema immunitario del paziente. Essa infatti, sperimentata su un piccolo gruppo di pazienti cui la malattia era stata da poco diagnosticata, si è dimostrata sicura e potenzialmente efficace per fermare la malattia sul nascere.

Il risultato è stato ottenuto da un primo trial clinico pilota condotto su 27 pazienti presso l’Università di Cardiff e King’s College di Londra e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. Il diabete giovanile rientra nelle malattie autoimmuni, ovvero quelle condizioni in cui il sistema immunitario del paziente “va in tilt” e comincia ad attaccare, in questo caso specifico, il pancreas del paziente stesso, distruggendo la porzione dell’organo deputata alla produzione dell’ormone insulina. I pazienti diventano dunque incapaci di produrre da sé insulina e devono assumerla al bisogno al fine di regolare la glicemia. L’immunoterapia cerca di tenere a bada l’assalto del sistema immunitario contro il pancreas e quindi limitare i danni, nonostante i tanti timori nell’utilizzare questo tipo di strategia. Gli esperti ne hanno testato la sicurezza su 27 pazienti cui il diabete era stato diagnosticato di recente, non più di 100 giorni prima. Otto di loro hanno seguito una terapia a base di anticorpi specifici; agli altri placebo. L’immunoterapia ha mostrato di essere sicura (non aumenta né accelera il danno al pancreas dovuto alla naturale evoluzione della malattia) per i pazienti. Inoltre, è risultata in grado di mantiene stabile la malattia per cui i pazienti trattati non hanno bisogno nei mesi successivi di aumentare la somministrazione insulinica per regolare la glicemia come, invece, e’ successo ai pazienti del gruppo placebo. Il prossimo passo sarà dunque quello di ripetere la sperimentazione su un maggior numero di pazienti per verificarne la reale efficacia terapeutica. Fonte Socedit

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