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Vitalizi, scatta da oggi il diritto alla pensione per 608 parlamentari. Il M5S prova a rinunciare

By admin

September 15, 2017

15/09/2017 – E così 4 anni, sei mesi e un giorno sono passati. Da oggi, 15 settembre, i parlamentari alla prima legislatura potranno guardare al futuro con una certezza in più: a 65 anni compiuti incasseranno una pensione, quella che nella semplificazione politico-giornalistica viene chiamato vitalizio. Lo faranno in virtù del tempo passato tra Camera e Senato. Un diritto maturato sul campo legislativo, per alcuni, un privilegio nefasto per chi ha provato in questi mesi ad abbatterlo o a renderlo un vessillo con cui accarezzare la rabbia degli elettori affezionati ad avercela contro la cosiddetta casta. Nelle puntate precedenti abbiamo assistito a una sfida tutta fatta di annunci tra i 5 Stelle e le truppe di Matteo Renzi nel Pd (il resto del partito invece non ne voleva sapere). Alla fine non se n’è cavato nulla. Le pensioni o vitalizi, che dir si voglia, restano alle condizioni attuali per i 608 parlamentari alla prima legislatura. Sono più della metà degli eletti: tutta la componente dei 5 Stelle e una grossa parte dei dem.

Tutto finito? No. Perché la guerra del vitalizio prosegue. Il M5S ha pronta una nuova proposta e attacca sul blog: «Beh, non è affatto male prendere una pensione da quasi mille euro già a 65 anni e dopo appena cinque di lavoro in Parlamento. Oppure circa 1500 euro puliti puliti, addirittura a partire dai 60 anni, per chi ha fatto soltanto due legislature». Questa mattina, in conferenza stampa, la senatrice Laura Bottici e il deputato Alessandro Di Battista presenteranno un documento, «ci impegneremo – spiega il capogruppo alla Camera Simone Valente – scrivendolo nero su bianco, a rinunciare alla pensione privilegiata».

Ma rinunciare è più facile a dirsi che a farsi. Dopo dieci giorni di lavoro, gli uffici legislativi del M5S avrebbero trovato il modo. Chiederanno alla presidenza di Camera e Senato di intervenire sul regolamento per permettere agli eletti grillini due cose. Primo: «Di prendere la pensione come un qualsiasi altro italiano per cui vale la legge Fornero». Tradotto: se si va in pensione a 67 anni (e in futuro continuerà a essere così), per i 5 Stelle varrà lo stesso e non, come da legge sulle pensioni dei neo-eletti, a 65 anni se hai fatto una legislatura o a 60 se ne hai fatte due (precisamente, per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino a un minimo di 60 anni). Secondo: «Chiederemo di dirottare i nostri contributi alle casse di appartenenza di ogni singolo parlamentare o all’Inps per chi non aveva aperta una posizione previdenziale prima di entrare in Parlamento». I 5 Stelle non vogliono rinunciare ai contributi e creare un buco per il calcolo della pensione. Ma vorrebbero che l’assegno di circa mille euro netti fosse trattato come il frutto di un lavoro qualsiasi.

Per il M5S è un ritorno alle origini, perché il via libera ai vitalizi farà respirare ai grillini un po’ dell’ossigeno delle vecchie campagne anticasta. Un’arma in più per le elezioni di primavera, che darà una verniciatura di fresco ai 5 Stelle usciti da cinque anni di Palazzo. – FONTE

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