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Ufficiale, l’euro fa schifo: ora lo dice pure l’Europa (ma l’Italia resta schiava)

By admin

September 16, 2017

16/09/2017 – Un fondo monetario europeo, un ministro delle Finanze della Ue, un unico presidente per Commissione e Consiglio. Il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato ieri dal numero uno dell’eurogoverno, Jean-Claude Juncker, è molto ambizioso ma riflette punto per punto i desiderata della Germania. A cominciare da quell’euro «moneta di tutti i 27 Paesi della Ue» (meno la Gran Bretagna) che asservirebbe a Berlino anche gli stati come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia, Romania e Bulgaria che hanno nella moneta debole – la loro – uno degli elementi trainanti per l’economia. Capace di rendere molto convenienti i prodotti locali rispetto a quelli di Eurolandia e del resto dell’Occidente, grazie anche a svalutazioni pilotate.

Ma questo da fastidio alla Germania. Così Juncker ha proposto ieri di creare «un vero e proprio strumento di adesione all’euro che dia aiuti finanziari ai Paesi che vogliono aderire alla moneta unica». L’obiettivo è far diventare davvero l’euro «la moneta dell’Unione europea» non solo degli attuali 19 Stati dell’Eurozona. Per fugare ogni dubbio su quali siano gli obiettivi dell’operazione, il presidente della Commissione ha chiarito che «si tratta di incoraggiare i paesi a entrare nell’unione bancaria ma ciò presuppone che tutti abbiano fatto i loro compiti di bilancio a casa in modo da assicurare gli investimenti e i prestiti». Facile leggere in queste parole e nei famigerati «compiti a casa» la solita regia dei falchi tedeschi. Se fai quello che vuole Berlino, entri nel club dei Paesi costretti a indossare la camicia di Nesso della moneta unica e fai le riforme che dice la Merkel, i soldi arrivano. Sotto forma di finanziamenti a fondo perduto e prestiti. Altrimenti nisba. Bruxelles non scucirà più un cent. «Se vogliamo che l’euro unisca e non divida il continente», ha insistito Juncker, «occorre che la moneta unica sia più della valuta di un ristretto numero di Paesi. Gli Stati che vogliono aderire all’euro devono poterlo fare».

Simile il ragionamento sull’unione bancaria: «Se vogliamo che le banche operino con le stesse regole e sotto la stessa supervisione nel continente dobbiamo incoraggiare l’adesione all’unione bancaria il cui completamento è urgente per ridurre i rischi che restano in alcuni Stati», ha aggiunto Juncker, ma «per accedere al sistema unico di garanzia dei depositi occorre che prima ciascuno faccia i propri compiti a casa». Operando sul bilancio e sui conti pubblici sotto dettatura dei tedeschi.

Tutto il resto del menu junckeriano, declamato ieri a Bruxelles, è strumentale ad aumentare la presa dei veri padroni della Ue sui Paesi periferici: Italia, Spagna e Portogallo, ma anche sui Balcani. Il super ministro delle Finanze Ue e il Fondo monetario europeo sono al servizio di questo disegno di «colonizzzazione monetaria». Serve un cane da guardia con super poteri che intervenga ogniqualvolta i Paesi periferici si scordano di seguire il percorso tracciato per loro da Bruxelles (Berlino). E serve uno strumento di finanziamento sensibile alle politiche dell’Unione in materia di bilanci e conti pubblici per ridurre il potere esercitato degli economisti dell’Fmi ad esempio nelle crisi dei debiti sovrani. Il presidente unico per Commissione e Consiglio dei capi di Stato e di governo della Ue, chiesto sempre ieri da Juncker, suggellerà il nuovo patto fondativo dell’Unione. Scritto rigorosamente nella lingua della Merkel. – di Attilio Barbieri

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