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‘Ndrangheta, 24 arresti: il sindaco di Seregno ai domiciliari, Mantovani indagato per corruzione

By admin

September 26, 2017

26/09/2017 – Dal traffico internazionale di droga alla corruzione, dalla Calabria alla Lombardia, fino a una cittadina della Brianza, quella di Seregno, dove nell’ultimo blitz contro le infiltrazione della ‘ndrangheta al nord, ai domiciliari finisce anche il sindaco di Forza Italia, Edoardo Mazza. E’ accusato di corruzione per aver favorito gli affari di un noto costruttore ritenuto legato alle cosche (che poteva contare anche su una talpa in procura), interessato in particolare alla costruzione di un centro commerciale, in cambio di voti. In un rapporto tra criminalità organizzata e politica, che secondo gli inquirenti, è stato determinante per la sua stessa elezione.

Due le anime dell’inchiesta: una criminale, di droga ed estorsioni, una appunto tutta politica, cui si è arrivati indagando sulla prima. Con l’ex vicepresidente della Regione Lombardia di Forza Italia, Mario Mantovani, già arrestato due anni fa in un’altra inchiesta e tornato al suo posto in Consiglio, indagato per corruzione (non gli vengono contestati reati di mafia) in un filone dell’indagine sempre per i suoi rapporti con l’imprenditore-amico Antonio Lugarà. Stando all’ordinanza, Mantovani sarebbe stato “all’ epoca il politico di riferimento di Lugarà”. I suoi uffici sono stati perquisiti in mattinata, in una inchiesta, quella di oggi, che dimostra, per dirla con il procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini, “la facilità estrema della ‘ndrangheta di infiltrarsi nel tessuto istituzionale”. In arresto, anche un dipendente della procura: l’accusa è di rivelazione di segreti d’ufficio.

Il blitz. I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito gli arresti alle prime luci dell’alba nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria. L’inchiesta è coordinata dalla procura di Monza e dalla procura distrettuale Antimafia di Milano. In tutto, 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive, firmate dai gip Pierangela Renda e Marco Del Vecchio. Le accuse: associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale.

‘Ndrangheta in Comune. Ai domiciliari il sindaco di Seregno, accusato di corruzione per aver favorito gli affari del costruttore (in carcere) che a sua volta si sarebbe doperato per procurargli voti e ottenere dal politico, una volta diventato primo cittadino, una ‘speciale’ variante al piano urbanistico comunale e una “risoluzione celere della pratica urbanistica” per la costruzione di un centro commerciale dell’ex area Orto che aveva una diversa destinazione d’uso nel comune della Brianza. Ma a spianare la strada agli interessi di Lugarà, in Comune, avrebbero partecipato in diversi. Nell’inchiesta, tra l’altro, sono coinvolti anche altri due politici locali di Seregno: un consigliere comunale è agli arresti domiciliari, mentre per un assessore, Gianfranco Ciafrone, è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici. Dalle indagini è emerso anche che uno dei dirigenti del Comune di Seregno (il cui nome viene omesso perché nel frattempo deceduto) riceveva donne con cui aveva rapporti sessuali negli uffici municipali. A raccontarlo è la moglie che parla delle “frequentazioni con giovani donne provenienti dall’est europeo, addirittura da lui ricevute sovente presso l’ufficio del Comune”. Queste rivelazioni, scrive il gip di Monza, “sono confermate dai controlli operati sul territorio dalle forze dell’ordine, che accertavano la disponibilità della vettura dell’indagato in capo a discussi cittadini di origine albanese”. Bocassini: “‘Ndrangheta come sistema, estrema facilità infiltrazione”. Dopo “7 anni” di indagini sulla ‘ndrangheta in Lombardia “posso dire che c’è un sistema” fatto di “omertà” e di “convenienza da parte di quelli che si rivolgono all’anti Stato per avere benefici. E’ facile per le cosche “infiltrarsi nel tessuto istituzionale”. Lo dice Boccassini spiegando i dettagli del maxi blitz che ha portato anche all’individuazione di una delle persone che era rimasta fuori dagli arresti dell’operazione ‘Infinito’ del 2010 (da dove tutto prende il via) e che partecipò in quell’anno al noto summit in un centro intitolato alla memoria di Falcone e Borsellino. Uno dei dati emersi dalle indagini, è inoltre, “purtroppo – sottolinea Bocassini – è la violenza gratuita” manifestata dagli affiliati alle cosche. La pm Alessandra Dolci, a questo proposito, dice: “La mafia non è silente. Non lo è al sud e nemmeno al nord. È così poco silente che nella piazza centrale di Cantù ci sono pestaggi, violenze e soprusi della ‘ndrangheta senza alcun ritegno”. – Continua su FONTE

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