Ambiente e salute

Il piano del governo per integrare i migranti: lingua, lavoro, albo degli imam

By admin

September 28, 2017

28/09/2017 – Il Viminale ha varato il piano per l’integrazione dei 74.853 profughi beneficiari di protezione internazionale e le misure annunciate dal ministro Marco Minniti suonano come una beffa per gli italiani.

Garantire alloggi, lavoro, assistenza sanitaria e obbligo scolastico ai profughi, ma a patto che rispettino le leggi e la cultura del nostro Paese. “Abbiamo lavorato a una strategia di integrazione sostenibile, quindi con una presenza degli stranieri equamente distribuita sul territorio nazionale”, ha affermato il ministro dell’Interno, Marco Minniti.

Infatti, viene puntualizzato nel documento, si punta a costituire “uno strumento di attaccamento e responsabilizzazione nei confronti del territorio e della comunità di residenza, che sia il principale anticorpo in grado di prevenire e neutralizzare fenomeni di radicalizzazione”. Ed in questo processo, ha puntualizzato Minniti, ci sono in particolare due valori “non negoziabili”: la laicità dello Stato ed il rispetto della donna.

La platea a cui è rivolto il Piano non è composta dai soli titolari di permesso di soggiorno per protezione internazionale. Ci sono infatti 196.285 persone nel sistema di accoglienza nazionale, la maggior parte richiedenti asilo e 18.486 minori stranieri non accompagnati.

Riporta il Sole 24 Ore:

“Il Piano individua le priorità da perseguire: sostenere il dialogo religioso attuando il Patto per l’Islam a livello locale; rendere obbligatoria la partecipazione ai corsi di lingua svolti nei centri di accoglienza; promuovere tirocini di formazione e orientamento all’apprendistato; incentivare la partecipazione al servizio civile nazionale; promuovere percorsi per l’accesso all’alloggio creando le condizioni per includere i titolari di protezione internazionale nei piani di emergenza abitativa regionali e locali; potenziare i percorsi di socializzazione riservati ai minori; rafforzare la rete dei centri per la tutela delle vittime di tratta. Tanti i soggetti istituzionali coinvolti nell’applicazione dell’iniziativa, oltre al ministero dell’Interno: i ministeri di Lavoro, Esteri, Giustizia, Istruzione, Salute e Politiche agricole, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar), Regioni, enti locali e terzo settore.” Si legge su Repubblica:

Il Piano non prevede sanzioni. Nel testo si legge infatti che “il tentativo di imporre l’integrazione per via legislativa non sembra funzionale. Obbligare all’assimilazione rischia di causare processi di deculturazione degli stranieri, suscitando, soprattutto nelle seconde e nelle terze generazioni, la percezione di essere esclusi dal discorso pubblico”. Insomma: sì al “confronto aperto con le minoranze”, ma senza ordini calati dall’alto, né tantomeno sanzioni.



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