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Ancora un addio al Pd. Carmassi, membro della Direzione nazionale: “Nei territori il partito si sta sfaldando”

By admin

October 31, 2017

30/10/2017 – Non si arresta l’emorragia nei territori tra le fila del Partito Democratico. Una diaspora costante da quando, sul piano nazionale, è maturata la scissione: questa volta a dire addio ai dem è Cecilia Carmassi, componente della Direzione Nazionale. Un passato targato Pd, ex vicepresidente e poi presidente della Fuci, ex componente della segreteria Bersani, è stata consigliere comunale e assessore alla provincia di Lucca. E ora si appresta a fare il salto che tanti dirigenti o ex hanno già fatto verso Articolo 1. Le ragioni: forzature istituzionali come la fiducia sulla legge elettorale, metamorfosi del partito, impossibilità di contribuire alla costruzione di una linea politica comune.

Carmassi, anche lei lascia il Partito Democratico. Ho deciso – non da sola ma con altre persone – di lasciare il Pd perché non potevamo più mettere la faccia su queste logiche politiche. C’è un graduale sfaldamento del partito e, ancora di più, dell’elettorato. A parte i dirigenti, il dato inquietante è l’abbandono dei militanti nei territori. Parliamo di persone che sono sempre state impegnate nelle attività di partito. Ma anche un’altra cosa mi ha convinta.

Cosa? Per la prima volta il Pd ha cancellato la norma che permetteva solo agli iscritti di partecipare ai congressi locali. Il gruppo dirigente è consapevole degli abbandoni e invece di affrontare il problema ha preferito cancellare il rinnovo delle iscrizioni, utile a fotografare lo stato del partito. Questo la dice lunga su come le regole vengono cambiate per nascondere le problematiche.

Lei ha lasciato la Direzione. Si tratta di un organo di sola rappresentanza dove non è consentito partecipare alla costruzione della linea politica. Molti si limitano ad aspettare i risultati delle elezioni in Sicilia, c’è chi dice ‘il 5 novembre faremo un frontale, vediamo se dopo le cose cambiano’. Un’attesa inutile, tant’è che Renzi sta già dicendo che il voto non è un test nazionale.

Cinque anni fa, dopo la vittoria di Crocetta, l’ex premier diceva il contrario. Mette le mani avanti?

Ma certo, è passato indenne ad altre sconfitte clamorose alle Regionali e alle amministrative. Non capisco perché ora dovrebbe cambiare la linea. È inutile stare in un partito in cui non si può contribuire.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso? La fiducia sul Rosatellum, una legge elettorale fatta su misura dei nominati calati dall’alto. Ma è stata appunto una goccia, tante altre cose mi hanno portata a maturare questa decisione. Come il tira e molla sullo Ius soli, una legge fermata dallo stesso Renzi mesi fa per non inimicarsi una parte della coalizione che lo sosteneva. Ma poi su lavoro, scuola, alleanze con Alfano e via dicendo, abbiamo fatto presente che molte cose non andavano. Ma siamo stati considerati fattori di disturbo. E allora ve ne siete andati. Sì, ma la cosa che abbiamo registrato è che molte persone erano già uscite silenziosamente. Un abbandono silenzioso e inquietante. Parliamo di persone che si sono sempre riconosciute nel progetto originario del Pd e ora non vogliono nemmeno iscriversi. È evidente che è in corso una sostituzione della base elettorale.

Una scissione sul territorio che può pesare con una legge elettorale basata (anche) sui collegi uninominali. O no?

I collegi sono talmente grandi che il rapporto tra elettore ed eletto, come era previsto con il Mattarellum, con questa legge non è possibile. Non ci si conosce proprio. Anche sull’uninominale avranno peso rapporti di scambio e di potere e non il rapporto con il territorio. Quindi, diceva, ha deciso di approdare in Articolo 1. La nostra valutazione per partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto politico è incentrata non tanto sui leader ma sui temi, sugli obiettivi. Anche questa continua trattativa sulle coalizioni di cui si parla tanto sui giornali è incentrata su persone e simpatie ma non si dice poi cosa si vuole fare veramente. Sono convinta che dobbiamo creare un soggetto plurale per dare rappresentanza a chi non si sente rappresentato. – FONTE

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