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Compravendita di sentenze, arrestati quattro giudici (VIDEO)

By admin

November 11, 2017

11/11/2017 – Una compravendita di sentenze all’interno della Commissione tributaria regionale e di quella provinciale di Foggia. E’ quanto accertato dai militari del nucleo di polizia tributaria di Bari che hanno eseguito 13 misure cautelari con le accuse di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso. Arresti domiciliari per i giudici tributari Giuseppe D’Avolio di Ischitella, Vito Merra di Cerignola e i foggiani Antonio Ventura e Antonio Cerase e per i dipendenti della commissione tributaria Rosaria Adriana Benigno e Domenico Laricchia, entrambi foggiani.

Domiciliari anche per i commercialisti foggiani, nonché difensori in commissione tributaria, Gaetano Stasi e Francesco Ricciardi e quelli viestani Valerio Gaetano e Antonio Scala. Il divieto di esercitare la professione di commercialista per 12 mesi è scattato nei confronti di Giovanni Antini e Mauro Gadaleta di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlandi di Noicattaro. Complessivamente sono 40 le persone indagate: 25 i casi accertati dai militari, che avrebbero fruttato la somma di circa 60mila euro. Fra gli indagati c’è anche il giudice Lorenzo Nicastro, ex pm a Bari, attualmente in servizio al tribunale di Matera ed ex assessore all’Ambiente della Regione Puglia nella giunta di Nichi Vendola.

A Nicastro si contestano i reati di falso in atto pubblico e truffa per aver falsificato dal 2015 al 2017, nella sua qualità di giudice relatore presso la sezione distaccata di Foggia della Commissione tributaria di Bari, 168 sentenze e procurandosi così un ingiusto profitto, quantificato in 1.920 euro. I reati contestati a Nicastro dalla magistratura foggiana sono la sottoscrizione di sentenze risultate “completamente redatte” dalla sua ex segretaria, oggi in pensione, Rosaria Adriana Benigno, finita agli arresti domiciliari nell’ambito di questa indagine anche per il reato di corruzione in atti giudiziari.

Stando agli accertamenti della guardia di finanza.. la segretaria, “soggetto estraneo alla giustizia tributaria”, avrebbe materialmente redatto i provvedimenti, poi soltanto sottoscritti da Nicastro. In particolare si contestano 25 presunte sentenze false (cioè solo firmate da Nicastro) risalenti al 2015, 137 nel 2016 e sei nel 2017. Con riferimento a questi presunti atti falsi, Nicastro e Benigno rispondono anche di concorso in truffa ai danni del ministero dell’Economia e delle Finanze (ente erogatore del compenso spettante per la redazione di ciascun provvedimento giurisdizionale), indotto in errore, secondo i pm di Foggia, “in ordine alla genuinità dei provvedimenti, procurandosi un ingiusto profitto, consistito in 1.920,50 euro, con altrettanto danno per la pubblica amministrazione”. “Una vera e propria privatizzazione della giustizia tributaria – hanno definito l’operazione i militari della guardia di finanza. – Scorciatoie offerte in particolar modo da un segretario della commissione tributaria, divenuto punto di riferimento di alcuni commercialisti foggiani”. Stando alle indagini, alcuni funzionari amministrativi indirizzavano i procedimenti sui giudici compiacenti. Altri magistrati emettevano sentenze favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro. Altri ancora frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo un proprio tornaconto personale. In cambio i commercialisti versavano somme di denaro che oscillavano tra i 500 e i 1.000 euro per sentenza. In un caso è emerso che un noto commercialista foggiano avesse uno dei funzionari tributari direttamente a libro paga, versandogli mensilmente la somma di 400 euro. FONTE

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