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“Fassino, l’ultima profezia”: editoriale di Marco Travaglio

By admin

November 15, 2017

15/11/2017 – Fermi tutti, che nessuno si muova: una novità sensazionale, rivoluzionaria, palingenetica irrompe sulla scena politica italiana e la sconvolge al punto che da oggi nulla sarà come prima. Noi non l’avevamo notata, ma rendiamo onore a Eugenio Scalfari che, malgrado l’età, non ha perso il gusto dello scoop. Tenetevi forte: “La notizia che fuori discorso (qualunque cosa voglia dire, ndr) Renzi ha dato è la sua dimostrazione di buona fede e di forte desiderio che il rientro dei dissidenti avvenga: è stato incaricato Piero Fassino di trattare con loro le modalità di rientro e il merito dei temi che saranno discussi e sui quali i rientrati avranno il loro peso indipendentemente dal loro numero”.

Badate bene: “Fassino è una personalità primaria”, mica secondaria. “A suo tempo fu segretario del partito che allora si chiamava Ds”: me cojoni. “Poi fu un ottimo sindaco di Torino”, anche se i torinesi non se ne accorsero, tant’è che appena si ricandidò lo asfaltarono. “E ora è una delle personalità più attive del Pd”: praticamente l’incarnazione del moto perpetuo, dunque figuriamoci gli altri.

Al solo sentir pronunciare “Fassino”, i bersaniani usciti nove mesi fa dal Pd perché delle scelte di Renzi non condividono nulla, nemmeno le cravatte, dovrebbero scattare sull’attenti come un sol uomo e rientrare a passo di carica in “un partito che a quel punto andrebbe da Bersani a Franceschini, da Pisapia a Minniti, da D’Alema a Orlando”, cioè sarebbe identico a quello da cui se ne sono andati a febbraio.

Noi già li immaginiamo, ingolositi e arrapati dall’incarico a Fassino di “trattare con loro le modalità di rientro”. Slurp, gnamm, che leccornia! E come facciamo a dirgli di no? Fassino è quello che avevamo sempre sognato, quel diavolo di Renzi ci ha proprio incastrati: non ci resta che consegnarci a lui con le mani alzate e scusarci per aver dubitato di lui! Oltretutto Fassino è un amuleto portafortuna. Nel 2008 Antonio Padellaro dirigeva l’Unità e quasi ogni giorno il segretario Ds Fassino protestava per la linea troppo critica e sbarazzina, anche a causa della rubrica del sottoscritto, di cui auspicava caldamente il licenziamento. All’ennesimo rifiuto di Antonio, Fassino: “Se volete fare di testa vostra, fatevi un nuovo giornale vostro e poi vediamo come va”. Padellaro, che ancora non ci aveva pensato, gli rubò l’idea e di lì a un anno nacque il Fatto, che ne ha appena compiuti otto, mentre l’Unità non c’è più. Ma Fassino mica si fermò lì, eh no. Nel luglio 2009, quando Beppe Grillo si candidò alle primarie per la segreteria del Pd, lanciò la seconda delle sue leggendarie profezie.

“Se Grillo vuol far politica, fondi un partito e vediamo quanti voti prende. E perché non lo fa?”. Grillo, che ancora non ci aveva pensato, gli rubò l’idea: oggi i 5Stelle sono davanti al Pd. Gli amici, visto l’esito boomerang dei due primi oracoli, presero da una parte il compagno Piero e lo pregarono di fermarsi lì. Ma lui niente, passò direttamente al terzo. Del resto, non c’è il due senza il tre. Nel maggio 2015, il sindaco Fassino, irritato dalle critiche di una consigliera M5S, tal Chiara Appendino, al suo bilancio colabrodo, le lanciò un’altra delle sue proverbiali sfide: “Si segga su questa sedia e vediamo se sarà capace di fare quello che auspica: decideranno gli elettori”. Gli elettori, che ancora non ci avevano pensato, gli rubarono l’idea e corsero a eleggere la Appendino sindaco di Torino al posto suo. Primo caso di un’Appendino che prende il posto di un attaccapanni. Lui ne fu talmente depresso che i colleghi dell’Anci lo lasciarono per qualche mese presidente dell’associazione dei comuni anche da semplice consigliere comunale: nessuno aveva cuore di avvertirlo col dovuto tatto che non era più sindaco e di scortarlo all’uscita. Renzi, vedendolo ridotto a uno straccio, pensò di mollargli uno strapuntino di consolazione: quello di “commissario straordinario ai migranti”. Poi l’idea di far accogliere quei poveri disperati appena sbarcati sulla banchina da uno con la faccia di Fassino parve eccessiva anche a Matteo: qualcuno, per solidarietà o compassione, avrebbe potuto rimpiangere di non essere affogato durante la traversata.

Ma il problema restava: come tenerlo impegnato, onde evitare che lanciasse nuove sfide-sfighe? Pensa e ripensa, ed ecco la soluzione: commissario straordinario a un altro genere di migranti, quelli di Mdp. La missione presenta più di un rischio, oltre a quello di un generale, collettivo, corale pernacchio: Fassino potrebbe ricominciare con gli oracoli che l’han reso celebre nel mondo della scaramanzia. Tipo quelli che, sul Web, lo vedono protagonista assoluto di tutti i passaggi cruciali della Storia. “Se questo Giulio Cesare vuole infischiarsene del Senato, passi il Rubicone poi vediamo se riesce a conquistare il potere”. “Se questo Dante Alighieri vuol fare lo scrittore, pubblichi qualcosa e poi vediamo quanti lo leggono”. “Se questo Cristoforo Colombo vuole raggiungere nuovi continenti prenda delle caravelle e salpi pure, poi vediamo dove arriva”. “Se questo Walt Disney è così bravo a disegnare topi e papere, lo faccia e poi vediamo se interessa a qualcuno”. “Se il Regno Unito vuole uscire dalla Ue, faccia un referendum e poi vediamo quanti votano Brexit”. “Se questo Bergoglio pensa di avere la vocazione, si faccia ordinare prete e poi vediamo se diventa papa”. “Se questo Trump vuol candidarsi alla Casa Bianca, si metta coi repubblicani e poi vediamo se viene eletto”. E così via.

Ora, per attirare Grasso in trappola, c’è il rischio che parta con una delle sue captatio benevolentiae: “Piero, se non vuoi rientrare nel Pd, fai il leader della Sinistra e poi vediamo quanti voti prendete”. A quel punto, tanto varrà risparmiare i soldi delle elezioni. FONTE Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook